Cap. 4 Trey

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In un momento imprecisato quella serata precipitò dalle stelle alle stalle.

Prima di quel momento si era trovato tra le mani un perfetto Bloody Mary, lo stesso che aveva visto bere alla tipa che si era scopato, ma adesso era come se quel cocktail fosse stato shakerato male con del pomodoro avariato.

E chi era il responsabile? Lo stesso uomo che stava pensando di scoparsi uno sconosciuto e che lo stava guardando con astio dalla parte opposta della loro cucina.

La loro casa, quella che avevano scelto di condividere perché non potevano pensare di separare le loro vite.

LORO. Trey e Evan, gli stessi che passavano il tempo a litigare sulla PS4 o che mangiavano una pizza sul divano guardando uno degli ultimi film usciti per poi farlo a brandelli con recensioni al vetriolo.

Il suo migliore amico. O quello che ne rimaneva in quel momento, perché Trey era sicuro di non conoscere la persona che si trovava davanti.

Tutte le parole di Evan precipitarono su di lui come macigni colpendo ogni nervo scoperto, ogni ferita esposta, ogni cicatrice. Tutte quelle parti della sua persona che aveva volutamente esposto alla vista dell'unica persona che, ne era certo, non lo avrebbe mai tradito.

Sbagliato a quanto pare.

Irrigidì le spalle, come ad impedire al corpo di piegarsi su se stesso, e lo seguì con lo sguardo consapevole di non aver mascherato il dolore che stava provando.

Non lo faceva mai quando si trattava di Evan. Non ne aveva mai sentito il bisogno.

Socchiuse le labbra rilasciando il fiato lentamente e posò la mano sulla superficie fredda della penisola. Gli serviva un appiglio alla realtà, un contatto che gli permettesse di non precipitare nel vortice dei ricordi. Ma era già troppo tardi, lo sapeva. Lo sentiva nelle ossa che si stavano irrigidendo, così come nel sangue che gelava durante la sua corsa.

L'imbuto nero si aprì davanti ai suoi occhi trascinandolo, inghiottendolo senza che lui riuscisse ad apporsi.

Lo schiaffo era stato più forte di quello che credeva. Il sangue aveva riempito la bocca con il suo sapore metallico nauseandolo, ma non avrebbe sputato. Voleva trattenere tutto dentro di sé. Doveva farlo per non andare in pezzi davanti alle ultime persone che lo avrebbero aiutato.

«Mi fai schifo! Non ho messo al mondo un abominio, sei tu che hai lasciato che questi crescesse dentro di te! Potevi decidere diversamente Trey, ma non lo hai fatto. Non mi serve qualcuno che macchi il mio sangue. Vattene...»

Le spalle massicce si erano voltate e la figura imponente di suo padre era uscita trascinando con sé la madre in lacrime.

Nessuno lo aveva fermato quando se n'era andato. Non c'era stata nessuna riappacificazione strappalacrime come quelle dei migliori romanzi. Il buio lo aveva inghiottito proprio come stava facendo in quel momento e proprio come allora era solo.

Catch the fireWhere stories live. Discover now