Cap. 15 Evan

1.7K 110 19
                                    

Oops! Această imagine nu respectă Ghidul de Conținut. Pentru a continua publicarea, te rugăm să înlături imaginea sau să încarci o altă imagine.

Lo specchio a figura intera rifletteva la sua immagine, elegante e raffinata, facendolo sentire perfettamente a suo agio con quegli abiti addosso. Sua madre aveva scelto personalmente il suo abito – ovviamente – quello dello sposo e dei testimoni. Evan, essendo il testimone di Alex, indossava fascinosamente un completo grigio di Tom Ford, la camicia button-down avorio e la cravatta color indaco; quest'ultima faceva risaltare in maniera incredibile l'azzurro intenso dei suoi occhi e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che era stato fatto di proposito. Sua madre non lasciava mai nulla al caso.

Sistemò per l'ennesima volta i risvolti della giacca, quasi come se fosse un tic nervoso. Senza il quasi.
La brezza leggera che proveniva dalla finestra aperta del secondo piano rilasciò nell'aria un intenso profumo di camelie, i fiori preferiti di Alex, che ornavano l'entrata e il giardino sul retro. La wedding planner aveva fatto un lavoro parsimonioso occupandosi dell'allestimento sul giardino, del catering, degli inviti e delle bomboniere rispettando i due colori principali: il grigio e l'indaco.
Era stato entusiasta nello scoprire che i suoi avevano il desiderio di rinnovare le loro promesse, non aveva mai conosciuto due persone così innamorate dopo anni di vita insieme come loro due. Si era stupito nell'apprendere che sarebbe stato il testimone della sposa e il suo cuore aveva avuto una battuta di arresto quando il padre gli aveva comunicato chi sarebbe stato l'altro testimone.
Trey.
Dopo quattro mesi gli faceva ancora male anche solo sentir pronunciare quel nome nel silenzio della sua mente. Sentiva anche il dolore sordo, straziante, che gli riproponeva in un sadico rewind, tutte le parole che si erano detti.
Non era pronto per vederlo di nuovo. Non era pronto per affrontarlo. Non era pronto neanche ad averlo ad una decina di metri di distanza.
Inspirò profondamente chiudendo gli occhi per poi rilasciare il fiato con lentezza. Doveva esserlo. Lo sarebbe stato per i suoi genitori e soprattutto per se stesso. Quel capitolo era stato chiuso quattro mesi prima.
Mentre teneva ancora gli occhi chiusi due mani forti e allo stesso tempo delicate si posarono sulle sue spalle per poi scivolare lungo le braccia. Le labbra di Evan si curvarono in un sorriso, mentre la tensione abbandonava il suo corpo. L'intenso profumo di CK One riempì lo spazio intorno a lui, eliminando quello sdolcinato delle camelie. Inspirò di nuovo, questa volta per immaginarsi l'uomo alle sue spalle che esaminava lui e il vestito.
«Pensi che sia inopportuno chiederti di togliere questo bel completo per farmi apprezzare la vista di ciò che nasconde in maniera tanto elegante?»
Evan ridacchiò e scosse appena la testa restando immobile.
Il mugugno di disapprovazione scherzosa arrivò al suo orecchio come le fusa di un gatto assonnato, mentre le labbra dell'uomo si spostavano sul retro del collo.
Rabbrividì senza alcuna vergogna poggiando le spalle contro l'ampio petto dell'altro.
«Non posso neanche slacciare i pantaloni? Prometto di fare un lavoro pulito...»
Evan ridacchiò di nuovo alzando una mano per insinuare le dita tra le ciocche morbide di Jared. Socchiuse gli occhi voltando appena la testa per incrociare uno sguardo malizioso e caldo.
«Non sei neanche lontanamente vicino al farmi cedere...»
Jared piegò le labbra in una smorfia stringendo con decisione le dita sui fianchi per spingerlo contro il suo corpo. Evan si morse il labbro per stuzzicarlo ancora di più.
«Stai rifiutano un pompino?»
«Ti stai proponendo di farlo?»
Jared curvò le labbra in un sorriso divertito, la luce negli occhi color cioccolato.
«Stai prendendo le mie abitudini? Ero io quello che rispondeva sempre con un'altra domanda...»
Evan finse di pensarci per un attimo e poi si voltò tra quelle braccia forti fino ad intrecciare le braccia dietro il collo di Jared.
«Non dirmi che ti dispiace, potrei seriamente restarci male...»
Gli occhi di Jared si spostarono sulle labbra di Evan, e lì restarono.
«Sai benissimo che amo tutto di te...»
Le parole restarono sospese nell'aria per un lunghissimo minuto. Non erano le classiche frasi fatte, era qualcosa di vero che nascondeva qualcosa di altrettanto vero. E lo dimostrava il fatto che Jared lo stava fissando intensamente, come per dirgli che era da tanto che aspettava l'occasione per tirare fuori quella bomba. Solo che Evan non poteva mentirgli. Non poteva dire le stesse cose perché, nonostante il tempo passato insieme, nonostante vivessero per lo più sotto lo stesso tetto, non riusciva a dirgli che lo amava anche lui. Sarebbe stato ingiusto.
Come in ogni occasione in cui Evan rimaneva spiazzato da lui, Jared sorrise e gli accarezzò una guancia con dolcezza.
«Ti prego, non dire che è troppo presto. E non voglio che mi ringrazi, perché di sicuro non sono le cose che qualsiasi uomo vorrebbe sentirsi dire dopo che si è dichiarato...»
Evan sorrise tristemente e passò le dita tra i lunghi capelli biondi dell'altro, poi chiuse gli occhi e poggiò la fronte contro la sua.
«Posso almeno dire che non ti merito?»
L'altro scosse la testa e rinforzò l'abbraccio.
«E io posso dire che non è vero?»
Evan aprì gli occhi e sorrise, questa volta in maniera più genuina.
«Che ne diresti allora di baciarmi?»
Jared spostò le labbra sulla sua guancia e, ad un soffio dalla sua bocca, parlò di nuovo con un sussurro.
«Credevo non me lo avresti chiesto...»

Dopo aver infilato l'ultimo scatolone in macchina prese posto sul sedile del passeggero e rabbrividì per il cambio di temperatura. Era probabile che nevicasse quella notte ed il caldo dell'abitacolo lo faceva sentire al sicuro, protetto dalle intemperie del mondo esterno. Forse era anche perché si trovava nella macchina di Jared, la sua compagnia era lo scoglio ideale al quale aggrapparsi.
«Era l'ultimo...»
L'altro non disse nulla. Non si mosse, non accese il motore. Sembrava quasi non respirasse.
«Dovrò tornare a casa dei miei. Devo anche prendere la macchina. E credo che sarà necessario avvertire il mio capo per...»
«Lo sapevo...»
Evan si voltò a guardare Jared che lo aveva interrotto mentre lasciava andare i pensieri più ridicoli che gli frullavano nella testa. Strinse le labbra e attese di sentirlo proseguire.
«Sapevo che c'era qualcosa tra di voi.»
Evan trattenne il respiro e voltò la testa verso il buio oltre il finestrino.
«La prima volta che ti ho visto sei entrato con lui nei bagni. Ne sei uscito un'ora dopo ed era facile capire cosa fosse successo là dentro. Quello che non mi spiegavo mai era perché ci fosse sempre qualcun altro oltre voi due.»
Il rumore del vetro elettrico che veniva abbassato sembrò il rullio di un aeroplano pronto a partire. Poi il suono di un pacchetto scartato e l'accensione di un accendino. Il profumo di tabacco riempì l'aria e per quanto Evan desiderasse fare un tiro, non era sicuro di potersi tenere il poco cibo consumato nello stomaco.
Jared continuò dopo una lunga boccata.
«La volta dopo sei rimasto al bar. E quella dopo ancora. E così tutte le sere a venire. Non riuscivo a capire e più mi sforzavo, più mi dicevo che non erano affari miei. Mi dicevo che probabilmente eravate una coppia aperta, una di quelle a cui piace il sesso di gruppo.»
Evan chiuse gli occhi. Non voleva ricordare quelle serate. Non voleva ricordare nulla di Trey.
«Ma c'era qualcosa di sbagliato nella tua espressione. Sembravi sempre sul punto di andartene, ma c'era lui ancora nel locale e allora aspettavi.»
Jared respirò profondamente.
«Quindi lo sapevo già. Quando ho chiesto a Jace di darti il mio numero era più una scommessa persa in partenza. Sapevo che restavi al bar per lui. Sapevo benissimo di non avere nessuna possibilità con un amore del genere.»
Evan aprì gli occhi e si voltò. Doveva dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma restò in silenzio, la bocca socchiusa, la gola serrata.
«Molti credono che la teoria del 'chiodo scaccia chiodo' sia politicamente scorretta. E in alcuni casi può esserlo. Ma giusto perché tu lo sappia, sono qui in maniera consapevole. Tu vuoi lui. Probabilmente lo vorrai ancora per molto tempo. Ma io posso essere qualcosa di diverso. Io sono qui e puoi usarmi per dimenticarlo.»
Evan si limitò a scuotere la testa. Era stato così cieco. Così accecato da Trey da non accorgersi che qualcuno lo vedeva in maniera diversa dal suo migliore amico.
«Jared...non è giusto, io...»
Ma le parole restarono di nuovo incastrate lungo la gola. Non c'era spiegazione che potesse reggere.
«Se non vuoi usarmi allora prova a vedermi come qualcosa di nuovo. Come un nuovo inizio....»
Evan deglutì e annuì, vedendo il viso di Jared illuminato solo dalle luci sul cruscotto.
Dio, era così bello. L'espressione seria, il fumo che danzava intorno al suo viso, la determinazione in ogni parola che aveva pronunciata.
«Posso baciarti?» La richiesta venne quasi sussurrata senza voce ed il cuore di Evan si spezzò di nuovo, Jared sembrava disperato. «Lo so che non è giusto, che non è il momento adatto. Ma muoio dalla voglia di baciarti fin dalla prima volta che ti ho visto.»
Ed Evan come poteva negargli una cosa del genere? Come poteva farlo quando lo aveva desiderato anche lui? Come poteva dirgli di no dopo che Jared gli aveva proposto di iniziare qualcosa di nuovo? Come poteva non aggrapparsi a Jared che lo voleva nonostante fosse solo un ammasso di ossa rotte e cuore infranto? Come poteva sottrarsi al calore del sole quando stava morendo di freddo?
Si allungò sul sedile, l'altro sposto la sigaretta lontano da lui e lo sentì trattenere il fiato. Quella bocca socchiusa, a pochi centimetri, sarebbe stata dolce come le sue parole?
Piegò la testa di lato e annullò la distanza che li separava.
Oh sì, erano dolci.
Morbide e con un intenso sapore di nicotina.
Lo assaporò con lentezza, senza pressioni, godendosi quella nuova sensazione.
Era piacevole, ma voleva di più.
Timidamente tirò fuori la lingua, accarezzandogli le labbra per spingerlo a farlo entrare.
Jared colse l'invito con estremo piacere. Evan sentì la mano libera di lui posarsi sul collo, piegandogli la testa di lato e prendendo il sopravvento.
Gemette perché era bello. Mugugnò perché ne voleva ancora.
Mentre assaporava il gusto della bocca di Jared e soccombeva ai suoi voleri, sentì una scintilla accendersi, proprio nel torace. Sentì di nuovo di poter respirare, anche se in quel momento era a corto di fiato.
Evan sapeva che con Jared avrebbe ripreso a vivere.

Catch the fireUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum