Cap. 20 Trey

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Trey si sentiva avvolto in un bozzolo di nebbia fitto e denso dal quale sembrava essere incapace di uscire. Forse da qualche parte esisteva una luce guida, ma lui non la stava cercando, non voleva nemmeno trovarla a dire il vero. Uscire da quel torpore voleva dire venire a patti con quello che era successo; analizzare quello che aveva detto, come lo aveva fatto e l'epilogo al quale lo aveva condotto.

Zero.

Era partito come un incosciente – quindi tutto nella norma con il suo solito modo di essere – e si era recato al JFK per dire ad Evan quello che aveva tenuto per sé per tutto quel tempo.

Lo amava.

Tremò al ricordo di quegli occhi azzurri colmi di stupore e velati da una scintilla di rabbia.

Evan aveva ragione a provarla, anche Trey era incazzato con se stesso per come aveva gestito le cose.

Quante occasioni gli si erano presentate per ammettere la verità? Troppe.

E quante ne aveva colte? Nessuna perché era un fottuto codardo. O forse era solo sordo a quello che il suo cuore continuava ad urlargli da anni ormai.

Sospirò e chinò il capo fissando la superficie liscia e bianca della penisola. Immacolata come lui non sarebbe mai stato.

Per l'ennesima volta aveva ferito Evan e sapeva di averlo fatto volutamente.

Cosa si aspettava?

Strinse le labbra e si rifiutò di dar voce a quello sciocco desiderio che non si sarebbe mai avverato.

Evan doveva essere già oltre oceano con il suo compagno, pronto per una nuova vita.

E Trey?

Lui stava cercando ancora di capire come iniziare a raccogliere i pezzi di se stesso.

Da quando aveva tredici anni non si era più permesso di amare qualcuno; affezionarsi tanto da perdere una parte di se stesso era qualcosa che poteva distruggerti e lui lo sapeva perfettamente.

Con quell'esperienza alle spalle aveva sempre fatto attenzione a tutto, ma non si era accorto che qualcosa stava strisciando sotto la pelle. Così silenzioso da non sentirlo, eppure così forte da avere il potere di distruggerlo: Evan.

Insieme erano diventati di più senza che nemmeno Trey se ne rendesse conto. Il suo migliore amico faceva parte di lui, ma non si era mai soffermato a chiedersi quanto ed ora che aveva la risposta non sapeva come gestirla.

Amare qualcuno che sapevi non ti sarebbe mai appartenuto faceva più male di qualunque altra cosa Trey avesse mai provato nella vita. Credeva che perdere i suoi genitori lo avesse distrutto, ma non era così, lo aveva solo cambiato rendendolo più inavvicinabile, cinico e freddo. Per tutti tranne per Evan. Il suo migliore amico sapeva sempre raggiungerlo in quell'eremo che si era costruito intorno, ma, nonostante tutto, Trey non aveva capito. Aveva dato per scontata la presenza confortante e rassicurante accanto a sé ed ora...

Catch the fireWhere stories live. Discover now