Percy

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Non mi ero immaginato che potevo affezionarmi ad una persona in così poco tempo. Ero molto addolorato per lo stato d'animo di Clarissa e anche per il fatto che non avevamo vissuto insieme. Come poteva la mia buona mamma,Sally Jackson,abbandonare sua figlia? Sicuramente ci sarà stata una buona ragione,ma ero arrabbiato con lei;avevo visto il dolore negli occhi di mia sorella quando parlava della sua infanzia,un'infanzia senza famiglia. Se devo essere sincero,è da sempre che ho la sensazione di aver perso qualcosa,un qualcosa che mi è stato sottratto quando ero molto piccolo. Anche io sono cresciuto con un vuoto nel cuore,che è scomparso proprio quando lei è saltata fuori. Dovevo indagare sulla questione e parlarne con la mamma il prima possibile.
Guardai Clarissa dirigersi verso la sala macchine e feci per rincorrerla,ma Annabeth mi bloccò.
-È confusa e addolorata,lascia che faccia ciò che sente- disse dolcemente la mia ragazza.
-È solo che...-Annabeth mi interruppe -Ci penserai domani,adesso è tardi e devi dormire. So che tanti interrogativi ti attraversano la mente,ma non è questo il momento per pensarci- mi diede un bacio sulla guancia e mi abbandonò sul pontile,da solo a fissare impotente il mare. Per la frustrazione diedi un violento calcio al parapetto e mi diressi nervoso verso la mia camera,ignorando il dolore al piede.
Quella notte feci un incubi terribili; eravamo sulla nave e ci stavamo avvicinando alla costa,anche se era notte scorgevo le luci della città. Quando la nave fu più vicina vidi i resti di tempi e di costruzioni dell'antica Grecia sulle colline sovrastanti. La città non era niente di più di un piccolo borgo,con casine bianche mono familiari. Lasciammo l'imbarcazione in rada e andammo verso terra con un gommone. Il mare era pulito e cristallino,la spiaggia era fatta di sabbia bianca come il latte e costeggiata da un infinito numero di locali,dove i giovani ballavano e si divertivano. I piccoli negozietti,con i pergolati di buganvillee,rendevano il tutto molto caratteristico e suggestivo. Ad un certo punto fu come se le immagini fossero accelerate,in un secondo ci trovammo sul sito archeologico sovrastante quel borgo di mare. Era notte fonda e il minuscolo paesino che circondava i resti era deserto. Ci incamminammo per una salita e un cartello gigantesco segnalava "Rovine di Delfi" in doppia scritta. Non ebbi quasi il tempo di leggerlo che iniziammo a tossire; due giganteschi occhi gialli ci scrutavamo dall'alto,quando si avvicinò mi accorsi che era una creatura gigantesca,squamosa e strisciante. Emanava dei fumi velenosi e indietreggiai,per cercare di respirare. Se ti avvicinavi morivi soffocato e ciò lo rendeva impossibile da combattere. Dopo poco eravamo tutti piegati a terra,ci mancava il respiro e la nostra aspettativa di vita era di un minuto al massimo.
Improvvisamente il sogno cambiò e mi ritrovai davanti a un enorme vulcano;girai la testa per vedere dove fossero i miei compagni e mi resi conto che ero solo. Il paesaggio era verde e rigoglioso,con grandi campi coltivati e allevamenti. Più mi avvicinavo al vulcano più arrancavo sulla sabbia scura alle sue pendici,non lo so perché ma faticavo a stare in piedi,era come se qualcosa volesse rallentarmi.
Il cratere fumava inquietantemente e la terra tremava,avevo paura di un imminente eruzione,ma non potevo e non riuscivo a fuggire. Sapevo esattamente dove andare e cosa fare,un'immane sicurezza scorreva nelle mie vene. Non avevo paura,quando cadevo mi rialzavo e serravo la mascella,pronto a combattere. I miei muscoli pulsavano e tenevo in mano la mia penna a sfera. L'aria cominciava a farsi pesante e iniziai a respirare i fumi emanati dal vulcano,dovevo muovermi altrimenti sarei morto. Una forte scossa mi fece perdere l'equilibrio e rotolai sulla polverosa sabbia. Una roccia sporgente mi bloccò e sbattei la testa;la vista si annebbiò e un forte dolore mi impediva di pensare. Tossivo in continuazione e un rivolo di sangue scendeva dalla testa. Pensai che fosse finita,che non sarei riuscito in ciò che stavo facendo e che tutti si sarebbero ricordati di Percy Jackson come il semidio che cade come una patata e muore;alquanto umiliante. Riuscii a riaprire gli occhi per un istante e mi resi conto di essere davanti all'entrata che stavo cercando. Scorsi bagliori rossi e udii urla infernali,un paesaggio alquanto terrificante. Probabilmente un combattimento era in corso,a giudicare dalle urla e dal rumore di lame che si scontravano. Poi successe tutto all'improvviso;una lampo di luce azzurra,un esplosione e un forte boato. Da quella fenditura nella roccia uscì Clarissa che corse verso me.
-Percy,santo cielo- disse spaventata
-I-io ti voglio bene- dissi affaticato
-Non puoi andartene!- urlò
-Io posso curarti- disse mentre i suoi occhioni si riempivano di lacrime.
Scossi la testa e Clarissa iniziò a piangere,mi stringeva la mano e le sue lacrime cadevano su di me.
Poi non sentii più niente.

Spazio autrice: mi dispiace di aver aggiornato tardi,però ero in vacanza con delle amiche e non ho avuto tempo. Spero che il capitolo vi piaccia e ricordatevi di lasciare un commento per farmi sapere se vi piace o no. Ho visto che molte/i di voi reclamano la Caleo e,essendo la mia ship preferita,non potevo non inserirla!
Un bacione a tutte e vi ringrazio per tutti i voti e i commenti che lasciate😘

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