Leo

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Cercammo Percy per quelle che parvero ore, setacciando la sterminata distesa d'ulivi che circondava il sito. Non capimmo dove potesse essere andato e neanche come, perché ce ne saremmo dovuti accorgere.
Io ero insieme a Calipso e decisi di fare una pausa, lei non sarebbe andata avanti a lungo. Le posai dolcemente una mano sulla spalla e le chiesi:
" Tutto bene?"
Lei annuì, senza però smettere di ansimare. Forse non dovevo farla faticare così tanto, non dopo essere stati nel Labirinto. Adesso è umana e noi dobbiamo accettarlo.
Lei si asciugò il sudore con il dorso della mano e si rimise in piedi, sorridendo debolmente:
"Si, possiamo proseguire"
Io la guardai a fondo, cercando di capire che cosa mi volessero dire quei grandi occhi color nocciola; non volevo che lei soffrisse.
Ci incamminammo per un sentiero che attraversava una ripida collina, costeggiata da resti e templi dell'antico sito.
Fortunatamente avevamo trovato il giorno di chiusura, altrimenti sarebbe già stata colma di turisti.
Il caldo era terribile e rendeva quasi impossibile affrontare quella salita, dove non vi era neanche un filo d'ombra.
Calipso indicò una fontanella che si trovava vicino ad un vecchio ulivo e ci si attaccò come se non bevesse da giorni.
Mi allontanai un po' e scrutai il paesaggio, brullo ma spettacolare. Sembrava che le costruzione greche fossero nate assieme alla natura, l'arte umana e l'arte di madre natura si abbracciavano come due giovani innamorati follemente.
"Leo!" Il grido della mia ragazza mi riportò alla realtà e senza neanche pensarci, corsi da lei.
"I-io non l'avevo visto, s-sembra.." Le misi un indice sulle soffici labbra e dissi "non dirlo neanche"
Mi chinai verso il corpo inerme del mio amico, provando a capire se fosse sempre vivo. L'angolatura innaturale delle braccia e gli occhi rigirati non facevano ben sperare.
Con un sospiro gli presi il polo e controllai il suo battito cardiaco.
Regolare.
Feci un debole sorriso a Calipso, per farle capire che Percy era ancora in vita.
"Trova gli altri, starò io qui con lui" lei annuì e percorse velocemente il sentiero che portava in cima alla collina.
Esaminai ancora il corpo del figlio di Poseidone: la pelle era così pallida che poteva benissimo essere scambiato per morto e il colore violaceo che aveva sotto gli occhi rendeva il tutto ancora più terrificante.
Sul corpo non vi era segno di alcuna ferita, almeno non era stato aggredito da nessuno.

Non avevo idea di come potesse essere finto laggiù e in quelle condizioni. Che si sia sentito male per via del caldo?

uhm, no. Percy è molto forte e di certo non si lascia abbattere da qualche grado in più. Presi dell'acqua fresca dalla fonte e gli bagnai il collo e i polsi; lo spostai alla misera ombra di un ulivo e tentai di capire meglio che cosa avesse.

Battito e respiro regolari, nessun segno di violenza e temperatura corporea normale. sembrava piuttosto che stesse dormendo, magari facendo un brutto sogno.

Ehi, aspetta.

"hai detto brutto sogno?" pensai. Magari stava vivendo qualcosa di così traumatizzante da renderlo così, apparentemente morto. Noi semidei siamo soggetti a questi incubi e non era la prima volta che uno finiva in queste condizioni.

Sentii dei passi dietro di me ed incrociai i volti preoccupati dei miei compagni. Mi guardavano confusi e affaticati, completamente sudati. Annabeth si accasciò vicino a me senza dire niente e prese il voto del suo ragazzo tra le mani.

A quel punto Percy si svegliò improvvisamente, con il respiro affannato. Iniziò a farfugliare cose che non riuscivamo a comprendere e impiegò diverso tempo prima di formulare una frase di senso compiuto.

"L'Etna, lì c'è Crono" Questa fu la prima cosa che capii.

Clarissa si mise vicino a me e fece ingoiare a Percy dell'ambrosia, mentre Annabeth  cercava di tranquillarlo.

Il respiro del mio amico si fece pian piano regolare e si stese, prendendo fiato.

"Ripeto, Crono è lì" Disse guardandoci uno ad uno, dimostrandoci che non stava mentendo, che aveva visto davvero quella cosa.

Clarissa urlò fortissimo, facendo sobbalzare tutti. Si accasciò vicino a quello strano pietrone e si teneva in grembo la mano, apparentemente dolorante. Era bianca, i suoi erano spalancati e perdeva sangue dalla bocca.

Non avevo mai visto niente del genere, sembrava in preda a qualcosa di sconosciuto quanto terribile. Tremava e nessuno sapeva che cosa fare, stavamo a guardarla contorcersi dal dolore, inermi e impotenti.  Mi vergogno a dirlo, ma avevo quasi paura ad avvicinarmi.

Urlava con una voce strana, non sua. L'unica tranquilla sembrava essere Annabeth, che la stava a guardare come se fosse una cosa del tutto normale. Percy fece per alzarsi, lei lo bloccò prontamente "Sta avendo una visione, meglio non interromperla... per il suo e per il nostro bene" disse decisa, mentre guardava Clarissa in modo indifferente, aspettando che finisse soltanto.

Urlò così forte che si danneggiò sicuramente le corde vocali e poi svenne a terra, rovesciando gli occhi all'indietro. Non esitai a correre per soccorrerla e mi resi conto che scottava.

Annabeth le girò in po' in torno e poi le prese la mano, dopodiché fece uno sguardo strano, come se fosse quasi sorpresa.

Mi sporsi per vederle la mano e la vista mi fece raggelare il sangue: la pelle era completamente bruciava e si alternavano colori come il rosso, il rosa, il bianco e il nero.

"Come sospettavo" Mormorò Annabeth scuotendo la testa.
"Cosa sospettavi?" Chiese Percy confuso e alla ricerca di risposte. Annabeth evitò il suo sguardo e si vedeva che stava cercando di trattenere le lacrime. Si girò e scansò la mano che Percy le mise sulla spalla.

"Annabeth" Disse Calipso dolcemente. Lei scosse la testa e con labbra tremanti disse " per noi" e quel punto cominciò a piangere, i singhiozzi riecheggiavano in tutta la zona.

Io non mi ero mai sentito così confuso e non capivo che cosa stesse accadendo e perché Annabeth dovesse piangere.
"Perché non si sveglia?" Gridò Percy frustrato, cercando di riprendersi da ciò che gli era appena accaduto.

Annabeth non riusciva a parlare, non riusciva a smettere di piangere e sembrava che volesse fuggire via da noi. Io presi tra le mani il viso di Clarissa e vidi lacrime che solcavano il suo volto angelico.

A quel punto realizzai che cosa stesse succedendo, mi tornò in mente quel famelico verso della profezia e la mia vista si appannò, i rumori erano lontani e potevo sentire solo una cosa : il dolore.

e placheranno la guerra attraverso il suo pianto.

"I-io credo che s-si sia sacrificata per noi" disse Annabeth facendosi coraggio e provando a sostenere lo sguardo di Percy.

"Questo che cosa significa?" rispose lui alzandosi violentemente e guardandoci a tutti, come se fossimo colpevoli.

"Percy, ha aperto il portale prosciugandosi..." A quel punto Annabeth smise di parlare e tornò a vivere nei suoi singhiozzi, rintanata in un angolino dell'ulivo.

Alzai lo sguardo e Percy fu sorpreso di vedere il mio viso solcato dalle lacrime.

"è morta" dissi mentre mi facevo cadere a terra, trasportato dal dolore che provavo.


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