THANOS

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Despair, you come to me. With your poison and you misery. Oh Death, you come to sting, with your poison and your misery. (Not gonna die, Skillet)


Era finita nelle mani dell'ultimo essere in cui doveva capitare. Si sentì un'immensa stupida per essere fuggita via in quel modo, ma che altro poteva fare? Era sconvolta e non aveva ragionato molto su quello che stava facendo e, infatti, quelli erano i risultati.
Adesso si trovava prigioniera di un mostro che la stava cercando per ricattare i suoi amici per delle pietre dai poteri molto potenti e per ucciderla.
Peggio di così non poteva davvero andare.
Abbassò il capo, rassegnata. Sarebbe rimasta lì finché Thanos non avesse ottenuto le Pietre; con molta probabilità non le avrebbe mai avute e anche una volta entrato in possesso di ciò che voleva, dubitava fortemente che l'avrebbe lasciata vivere. In qualsiasi modo sarebbero finite le cose, lei sarebbe comunque morta lì.
Non le importava più niente della sua vita. Qualcosa in lei si era spezzato nel momento in cui si era sentita tradita da Loki e adesso non le interessava cosa ne avrebbero fatto di lei.
Anche se non riusciva a spiegarsi quel suo cambio repentino di idee.

Perché continuo a ripetermi che non sia stato amore? Come faccio a mentire a me stessa in questo modo? Se non era amore, allora perché ho tutto questo male dentro al cuore? E come faccio a non pensare che forse, per un solo istante, anche lui mi abbia amata? Non posso, no, non voglio, credere che lui mi abbia sempre ingannata.
Se fossi stata solo una scocciatura, non mi avrebbe fatto portare al sicuro. Ma allora perché dire quelle cose terribili? Perché vuole abbandonarmi?
Ma in fondo lui è il Dio degli Inganni, non ha bisogno di spiegazioni logiche per fare quello che fa. A lui piace creare scompiglio, caos, disordine e morte ovunque vada e ci è riuscito.
Chissà, forse si stava annoiando ed a trovato in me un buon passatempo, poi alla fine si è scocciato.

Sarebbe voluta tornare indietro, per cambiare il corso degli eventi. Non sarebbe scappata, ma lo avrebbe affrontato a testa alta, con coraggio e dignità e lo avrebbe guardato negli occhi quando le avesse risposto che quello tra loro era solo uno sbaglio. Lo avrebbe affrontato perché è quello che si fa nella vita, non si scappa. I problemi si risolvono, anche se fanno male ed è difficile andare avanti.
Ma ormai per lei era troppo tardi per tornare indietro.
Ad un certo punto, mentre continuava a cercare disperatamente delle spiegazioni che non riusciva a trovare, sentì la nausea farsi strada nel suo stomaco fino a giungere a metà della trachea per poi arrestarsi e sparire. Fu solo una sensazione che durò pochi secondi ma questo le ricordò di non essere più sola.
Dentro di lei c'era una vita; una vita nata dall'amore.
Non poteva essere altrimenti. Quella era la prova che forse non era stato tutta una menzogna, perché se Loki era intenzionato a non rischiare che rimanesse incinta, le avrebbe fatto bene a forza quell'intruglio di erbe; invece glielo preparava e certe volte l'aiuta a berlo perché faceva davvero schifo, ma succedeva anche che lui le si addormentasse in grembo e non la lasciasse nemmeno alzare.
Poteva essere un gesto quello da considerarsi non come menefreghismo ma come totale concessione all'umana?
Qualsiasi fosse stato il pensiero del Dio dell'Inganno, non aveva più importanza; lei avrebbe lottato per quella vita che non aveva ancora visto il mondo, ma che il mondo stava già minacciando. E sebbene avesse detto che non voleva avere più niente a che fare con Loki, avrebbe tenuto il bambino e lo avrebbe amato, senza condannarlo per una colpa che non era sua.

Thanos si sedette sul trono e parlando, a bassa voce, in una lingua sconosciuta alla ragazza, ordinò qualcosa alle sue guardie, che si inginocchiarono e si allontanarono, lasciando la sala del trono e lasciandoli soli.

Il mostro lanciò uno sguardo divertito alla povera mortale brutalmente appesa.

Sapeva di avere una carta vincente in mano: grazie a lei avrebbe piegato il Dio dell'inganni al suo volere, che gli avrebbe consegnato le sei Pietre per salvare l'inutile vita di quell'umana.
Vita che non sarebbe riuscito a salvare, poi.
Una volta avute le pietre li avrebbe uccisi tutti e sarebbe diventato il padrone indiscusso dell'Universo.
Non era di certo il tipo che si accontentava del minino, non lui, mai lui. Si stava pregustando il sapore della vittoria e delle vendetta, bramata e desiderata così a lungo che aveva iniziato a fare male, a diventare corrosiva. Ma a lui piaceva così. Avrebbe ottenuto ciò che voleva e aveva intenzione di usare tutte le sue carte per ottenerlo.

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