Quinto capitolo.

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Qualche giorno dopo, mi ritrovo davanti allo specchio del mio bagno facendo la cosa che mi riesce meglio: truccarmi.
Vi avevo detto che diventare medico non era proprio una mia scelta, ma quello che non vi avevo detto è che il mio sogno nel cassetto è quello di diventare make-up artist. Un sogno impossibile, direi. I miei non mi hanno cresciuta per essere una truccatrice, ma una dei miglior medici di tutta America, proprio come mio padre.

E quello che voglio io? Conta poco, davvero poco. Perciò mi ritrovo sempre a nascondere questa mia fantasia in fondo a quel maledetto cassetto.

Guardo soddisfatta il risultato: riga dell'eye-liner perfetta, rossetto impeccabile e sopracciglia disegnate alla perfezione. Mi sistemo i capelli in una treccia disordinata, infilo un paio di skinny jeans e una camicetta azzurra. Sono proprio carina. Faccio un gran sorriso davanti allo specchio per controllare la mia dentatura e scendo velocemente le scale.

In cucina mi aspetta la mia colazione preferita cucinata da Amanda, la mia cuoca preferita e un'amica dolcissima.

"Buongiorno, Em." Mi sorride e io ricambio subito. È una delle poche persone a potermi chiamare Em, e lo sa benissimo. "Sei bellissima oggi."
Le sorrido di nuovo. Mandy è una delle persone più belle che conosco, ha più o meno 40 anni, occhi azzurri ghiaccio e una chioma corvina, un corpo pieno di curve e un'altezza stratosferica. Sembra una modella, e a volte la invidio. È perfetta, e ci metterei la firma per arrivare ad essere come lei a 40 anni.

Mangio veloce il mio yogurt con cereali quando mi rendo conto di essere in ritardo. Raramente mamma e papà fanno colazione con me, e raramente li incontro durante la giornata. A loro sembra non importare, io a volte sento la loro mancanza, ma sono grata di quello che fanno ogni giorno per le altre persone. Mio padre è medico, sì, ma mia madre è un eccellente avvocato, ovviamente uno dei migliori.
A volte è davvero dura superare le loro aspettative ed essere migliori di loro, mi sento continuamente schiacciata dal peso che mi porto dietro.

Finita la colazione do un veloce bacio sulla guancia a Mandy e corro in macchina dove mi aspetta Mark. Mi saluta con un sorriso che cerco di ricambiare, anche se i pensieri di poco fa mi hanno rattristata molto.

Arrivati davanti al campus scendo senza salutare, e scorgo quella chioma riccioluta a qualche metro davanti a me.

"Harry!Harry!" Urlo per attirare la sua attenzione. Lui si gira confuso, e quando si rende conto da chi proviene la voce si rigira di nuovo senza rispondermi. Con i tacchi alti faccio fatica a stargli dietro, ma per fortuna è costretto a rallentare a causa del pavimento bagnato, perciò riesco a prendergli un braccio.

"Che cavolo vuoi, Emma?" Mi risponde  talmente freddo che per un po' valuto l'idea di mandarlo a fanculo. Ma mi impongo di stare calma altrimenti non mi aiuterà mai.
"Possiamo parlare, per favore?" Il suo sguardo si intenerisce, forse perché gli sembro una bambina che corre dietro al suo nuovo cucciolo.
"Dimmi."
"Beh, mi chiedevo se mi potessi aiutare in matematica come ha detto il professor Keating." Praticamente lo sto pregando.
"Mi sembrava di averti risposto."
"Non era la risposta giusta." Lo guardo malissimo.
"Forse per te, che sei abituata ai sì del tuo paparino. Con me non funziona, Emma. Se vuoi essere aiutata devi essere cortese, altrimenti addio." Sembra molto convinto, poverino. Pensa di poter decidere lui. Sto cominciando a perdere le staffe, tra poco comincerò a sputare fiamme.
"Senti Harry, vattene a fanculo te e quei tatuaggi di merda!" Lui sghignazza.
"Già, avevo detto gentilezza. Ciao, Emma." Lo fermo ancora mentre tenta di andare via.
"E se ti pagassi? Insomma, posso darti tutti i soldi che vuoi." Lui sembra tentato, perciò insisto. "Fai tu la cifra. Qualsiasi prezzo per me va bene. Possiamo incontrarci a casa tua. Per favore, Harry, sai che non mi abbasserei tanto a chiedertelo se non fossi disperata."
"Wow, questa dovrebbe proprio essere la tanto attesa gentilezza di Emma Roberts. Accetto, ma mi darai circa 500 dollari ogni volta." Così poco?
"Accetto. Organizziamo a casa tua?"
"Perché non a casa tua?"
"Perché no. Scrivimi l'indirizzo, ci vediamo da te questo pomeriggio alle 17." Gli dico porgendogli il mio cellulare. Me lo riconsegna con un indirizzo e un numero di telefono scritti sopra.
"Non vedo l'ora che sia pomeriggio, Em." Dice sinceramente divertito. Le sue parole mi mettono un po' di terrore, che cosa dovrei aspettarmi?

Aspetta, mi ha chiamata "Em".

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Spoiled and dirty. ~~ HARRYSTYLES&EMMAROBERTSWhere stories live. Discover now