Capitolo 19

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"L'amore è il passo più vicino alla psicosi"
(Sigmund Freud)

La Granger era in ritardo. Era troppo in ritardo. Draco Malfoy iniziò a spazientirsi, facendo avanti e indietro per la piccola stanza in cui avevano preso ad incontrarsi; era piuttosto piccola e polverosa, ma del tutto inutilizzata, quindi un perfetto luogo per i loro incontri. Non era mai capitato che Hermione Granger fosse in ritardo, al contrario, era sempre in perfetto ed irritante orario, non sforava nemmeno di un secondo. Ma quel giorno Draco stava già aspettando da un quarto d'ora buono, cosa che produsse snervanti domande nella sua mente: dove diamine si era cacciata la Granger? Probabilmente si era solo persa via con i suoi insulsi amici, quell'odioso di Potter e l'altro dai capelli rossi, tuttavia questa possibilità lo infastidiva più di ogni altra cosa. Era troppo impegnata con i suoi due amichetti, e quindi non poteva andare da lui? Draco digrignò i denti e strinse le mani a pugno, completando con grandi falcate la distanza che lo separava dalla porta; proprio mentre stava per avvicinare la mano alla maniglia, però, la porta si spalancò di colpo, rivelando la figura familiare della Granger. Ormai la vedeva praticamente ogni giorno, tanto che poteva disegnare il suo viso anche ad occhi chiusi. Aveva baciato così tanto quelle labbra, che ne ricordava il sapore anche quando erano lontani.
-Dannazione, Granger! Sei in ritardo- le fece notare con amarezza, facendosi da parte perché lei entrasse e chiudendo la porta alle sue spalle. In un primo momento, non si pose domande sul suo silenzio, sulle sue labbra serrate in una linea severa e i suoi occhi che mandavano lampi di ostilità. Solo quando le si avvicinò per poterla baciare - finalmente avrebbe potuto posare le proprie labbra su quelle di lei - si dovette rendere per forza conto della sua freddezza: la ragazza si tirò indietro, senza curarsi della parete fredda cui andò a sbattere. Era abituata a trovarsi con le spalle al muro quando stava di fronte a Malfoy, le sembrava sempre di trovarsi in un vicolo cieco, quando aveva a che fare con il ragazzo.
Adesso, il silenzio della giovane strega era troppo evidente, troppo opprimente, per poterlo ignorare. -Cos'hai, Granger?- nonostante avessero passato molte ore insieme, nell'ultima settimana, Draco si ostinava a chiamarla ancora per cognome e questo non fece che irritare ulteriormente Hermione.
-Oh, niente, sto proprio alla grande- annuì brevemente, nascondendo le mani dietro la schiena e appoggiandosi scioltamente alla parete di pietra. Tuttavia, quando Draco tentò nuovamente di baciarla, lei voltò il viso di lato, in modo che le loro labbra non si incontrassero.
-Granger...- sibilò a denti stretti il ragazzo, aggrottando le sopracciglia. -Vuoi dirmi che cosa ti prende? Ieri mi sembrava che i miei baci non fossero così sgraditi- commentò, un lieve ghigno che prese il possesso delle sue labbra, mentre continuava a stare a pochi centimetri da lei. I loro corpi si sfioravano, i loro respiri si intrecciavano, eppure Malfoy non riuscì a sentire il coro dei loro cuori come al solito. Si era abituato troppo a sentire i battiti della Granger, a sentire il profumo di lei sui propri abiti, a percepire il sapore dolce delle sue morbide labbra... e adesso non aveva niente di tutto questo, poteva solo rendersi conto di quanto fosse distante la ragazza.
Quando tornò a voltare il viso verso il suo, gli occhi di Hermione erano spenti, privi della solita luce che li accendeva come due fiaccole. Capitava, a volte, che la ragazza diventasse cupa di punto in bianco, facendogli domande strane; domande come: cosa ne sarà di noi tra un po'? Ed entrambi sapevano sempre quale fosse la risposta, solo che preferivano non pronunciarla ad alta voce, nemmeno Draco era in grado di essere talmente crudele. La cattiveria nei confronti di Hermione Granger, in quei giorni, era svanita così come il disgusto.
-Lo so, Draco, so qual è il tuo segreto- sibilò la Granger, staccandosi lievemente dalla parete per poterlo fronteggiare a testa alta. Era più alto di lei di qualche centimetro, quindi dovette reclinare il capo all'indietro, per poterlo guardare dritto negli occhi.
Il viso di Malfoy, già pallido di partenza, divenne ancora più niveo; il suo sguardo prima vagamente derisorio, si fece improvvisamente serio e le sue labbra sottili si piegarono in una smorfia. Hermione Granger era davvero una strega brillante, che fosse davvero riuscita a risalire al compito che Lord Voldemort gli aveva affidato? Non si sarebbe stupito poi così tanto, in verità, ed era pronto a confessarle tutto, tanto per alleviare l'enorme peso che aveva sul cuore. Tuttavia, decise di continuare a fare il finto tonto, almeno per scoprire quanto realmente sapesse la ragazza. -Ah, davvero?- inarcò le sopracciglia, stirando l'espressione del viso in una maschera di freddezza. -E quale sarebbe il mio segreto?- calcò volutamente sull'ultima parola, pronunciandola quasi fosse stato un insulto.
Hermione sbuffò, facendo ondeggiare una ciocca di capelli che le era ricaduta davanti al viso. -Andiamo, Malfoy! È così palese!- per un attimo, un effimero momento di pazzia, Malfoy gioì dentro di sé e pensò che, finalmente, avrebbe avuto qualcuno a cui confidare la propria maledizione. Ma quell'attimo di felicità se ne andò altrettanto velocemente, così com'era apparso: era una pura follia essere felici per una cosa del genere, in più non poteva - non voleva - che Hermione fosse coinvolta in quella cosa. -Sei un Mangiamorte! Hai scelto di diventare... di stare dalla parte...- non riuscì a finire la frase, troppo scossa da quell'idea - o meglio - da quella verità. Perché ormai era ovvio che Draco Malfoy fosse un Mangiamorte, un servitore di Lord Voldemort. Se prima era solo una vaga ipotesi, ora era qualcosa di più tangibile, e Hermione poté sentire il bile salirle in bocca. Avrebbe voluto vomitare. -Tu hai deciso di servire Voldemort!- sputò fuori alla fine, insieme all'amarezza e alla rabbia che provava nei suoi confronti.
Malfoy produsse un lieve sospiro. Il suo viso abbandonò la maschera di fredda imperturbabilità che aveva indossato pochi minuti prima, lasciando invece il posto ad un'espressione vuota. Hermione Granger non aveva scoperto quasi nulla; lei non sapeva che non aveva affatto scelto, che quella condizione gli era stata posta senza che lui potesse obiettare in qualche modo. Lui era obbligato a farlo. Per la famiglia, per se stesso, per continuare a vivere. Perché, poco ma sicuro, lui non aveva alcuna intenzione di morire. -Ah, sì?- fu la sua unica replica, mentre indietreggiava per porre maggiore distanza tra i loro corpi. Perché se le stava vicino ancora un po', se solo si soffermava troppo accanto a lei, avrebbe finito con l'attirarla a sé per baciarla. Ed in quel momento, sapeva che l'ultima cosa che la Granger voleva, era avere le sue mani da traditore addosso.
-Sì- annuì la giovane strega, serrando la mascella. -E questa cosa mi disgusta. Solo perché sei nato in una famiglia di Mangiamorte, credi di doverlo diventare per forza anche tu. Ma non è così. Tu puoi... tu avresti potuto scegliere- parlò al passato, perché per lei era ovvio che avesse già fatto la propria scelta. E aveva deciso di stare dalla parte opposta alla sua.
-Ma tu che ne sai, Granger?- sibilò con aggressiva freddezza. Adesso, la sua espressione era mutata nuovamente, lasciando il posto ad una profonda rabbia. Era furioso con se stesso, sia per essersi andato a cacciare in quella malata relazione, sia per non essere uscito prima da quella stanza. In effetto, perché continuava a stare davanti a lei? Perché non si voltava semplicemente e si sbatteva la porta alle spalle? Perché, invece che stare ad ascoltare le parole di quell'insulsa Mezzosangue, non la faceva stare zitta una volta per tutte? Ma Draco sapeva che se avesse messo le mani sulla Granger, non sarebbe stato di certo per farle del male. -Te lo dico io che cosa sai, Granger. Proprio. Un. Bel. Niente- pronunciò ogni singola parola con estrema lentezza, in modo che le entrassero bene nella testa. -Tu non sai niente- ripeté, in una specie di ringhio.
-Allora alza la manica del maglione, Malfoy- lo sfidò lei, inarcando le sopracciglia e facendo quell'espressione saccente che lui tanto odiava. O forse, che amava. -Vediamo se davvero non so niente- si fece avanti, troppo avanti. Draco poté sentire il suo profumo, dannatamente buono; poté guardare quelle labbra piene, dannatamente morbide ed invitanti. Voleva baciarla, la voleva con tutto se stesso, eppure non riuscì a dirglielo, non riuscì nemmeno ad allungare le mani verso di lei: difficile ammetterlo, ma non avrebbe sopportato l'espressione disgustata che sarebbe comparsa sul viso di lei.
Il ragazzo scrollò il capo, in un cenno di sconfitta. -Come vuoi, Granger, ti accontento- e detto questo alzò la manica del maglione, rivelando il Marchio Nero sulla pelle diafana del suo avambraccio sinistro. A quella vista, Draco la vide rabbrividire. -Contenta, Granger? Avevi proprio ragione, il Marchio non mente... sono un Mangiamorte, e sai una cosa? Mi piace esserlo. Sono felice ora- mentì con un falso sorriso sulle labbra. Non sapeva perché le stava dicendo quelle cose, in realtà avrebbe solo voluto dirle che quella non era una sua scelta, avrebbe voluto confessarle che aveva paura.
Hermione Granger sentì le lacrime pungerle gli occhi. Se lo era ripromesso: niente lacrime, non più davanti a Malfoy. Non sarebbe più stata debole, avrebbe trattenuto tutto dentro di sé, lasciando invece un muro di indifferenza davanti a sé. -Se sei davvero felice, allora bene- annuì piano, tornando a guardarlo negli occhi per distogliere lo sguardo dal Marchio Nero. -Ma io non sarò parte della tua vita- aggiunse, scivolando verso la porta.
-Perché non abbiamo nemmeno un po' di pace, Hermione?- quando pronunciò il suo nome, la ragazza avvertì un lungo brivido percorrerle la schiena. -Stai qui con me ancora un po'... poi potrai andartene, non ci incontreremo più, non ti toccherò più... ma stai qui ancora per qualche minuto. Non ti chiedo altro- mormorò, facendosi avanti non riuscendo più a starle lontano.
Hermione si voltò verso di lui, lentamente, e sebbene il suo infallibile istinto le dicesse di uscire da lì immediatamente, decise un'altra volta di ignorarlo. Per un istante stette ferma, indecisa su come comportarsi dopo quel loro dialogo, ma dopo alcuni minuti anche lei non resistete più: percorse a grandi passi la distanza che li divideva, allacciò le mani dietro la sua nuca e premette le labbra sulle sue.

Perchè sei diversa questa sera? ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now