Capitolo 5

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Quel giorno le lezioni erano state sospese per l'ormai imminente partita di Quidditch tra Serpeverde e Grifondoro. A colazione l'unico argomento che brulicava tra i tavoli di tutte le casate era proprio quello della partita, e Hermione dovette continuare a reprimere sbadigli davanti a Harry e Ron che, come tutti gli altri, non facevano altro che parlarne. Proprio non riusciva a capire tutta quell'eccitazione, dopotutto era una routine che si verificava tutti gli anni, niente di nuovo dunque.
Notò che la postazione di Hagrid al tavolo dei professori non era occupata, e le venne un'idea. Improvvisamente sveglia, si alzò dalla propria postazione sotto gli sguardi confusi dei suoi amici, che si erano interrotti nel bel mezzo del loro discorso. Hermione sorrise impacciata. -Vado da Hagrid- spiegò, scrollando le spalle e indicando con un cenno del capo la postazione vuota del loro amico. Senza neanche aspettare una risposta, la giovane strega s'incamminò fuori dalla Sala Grande e uscì dal castello. Non sapeva perchè stesse andando proprio dal guardiacaccia,ma qualcosa l'aveva spinta in questa direzione, una vocina le diceva che quello era il suo giorno fortunato.
In pochi minuti, poté intravedere la struttura della casa che si ergeva contro il cielo pallido, e con ancora più chiarezza vide la figura imponente di Hagrid davanti a quella che pareva una moto... sì, quella moto, la moto di Sirius Black , l'epico veicolo con il quale il guardiacaccia aveva portato un Harry Potter ancora in fasce davanti alla porta del numero 4 di Privet Drive. Hermione non fece fatica a riconoscerla.
Quando la ragazza si avvicinò definitivamente a Hagrid, quest'ultimo sobbalzò e la guardò corrugando le folte sopracciglia nere. -E tu che cosa ci fai qui?- chiese con il suo solito, bonario tono di voce simile al boato di un tuono.
Hermione si accorse che era da tanto, tantissimo tempo che non parlava con l'amico e improvvisamente si sentì col cuore in pace: le era sinceramente mancato. -Ho notato che non c'eri nella Sala Grande- spiegò semplicemente, scrutando intensamente la moto che aveva davanti. Era gigantesca, nera e lucida, come se l'uomo avesse passato intere ore a passare la sua superficie con lo straccio che aveva in mano; in effetti, la ragazza non si sarebbe stupita se l'avesse fatto: sapeva quanto Hagrid amasse quella moto. Una moto che, a prima vista, sarebbe potuta sembrare come quelle babbane, ma che una volta messa in moto ci si accrogeva che effettivamente non lo era: di certo, i Babbani non avevano moto che volavano.
-Come mai la moto?- chiese curiosa Hermione, giarandoci intorno quasi fosse un'opera d'arte. Spostò gli occhi dal veicolo a Hagrid, che sembrava palesemente a disagio. Alzò le sopracciglia e fece un'espressione del tipo "tanto-anche-se-non-me-lo-dici-lo-scoprirò-comunque", incrociando le braccia davanti al petto.
Hagrid tossicchiò, guardandosi attorno come se ci fosse qualcuno che poteva sentirli. -Che resti tra noi, ma Silente mi ha affidato un compito- sussurrò, i piccoli occhi scuri spalancati e scitillanti, come se l'incarico che il preside gli aveva affidato fosse qualcosa di immensamente speciale. In fondo, doveva esserlo se era stato Silente ad affidarglielo. -La moto mi serve per andare a Diagon Alley-
Hermione corrugò le sopracciglia: Hagrid doveva andare a Diagon Alley per conto di Silente? La cosa si stava facendo interessante, aveva fatto davvero bene a recarsi dall'amico, in fondo non le sarebbe dispiaciuto curiosare per Diagon Alley...
-Vengo anch'io!- esclamò con spavalda convinzione, un sorriso a trentadue denti che le illuminava le occhi castani. Sì, era deciso: qualcosa l'aveva portata da Hagrid, facendole scoprire l'incarico segreto che lui doveva sbrigare a Diagon Alley, e qualcos'altro ancora le diceva che doveva andare con lui, a costo di doverlo pregare in ginocchio. E poi non aveva proprio voglia di guardare la partita di Quidditch, dopo aver sopportato per due interi giorni i discorsi di Harry e Ron.
-Non se ne parla nemmeno!- ribattè l'altro, scandalizzato. Scosse l'enorme capo, facendo ondeggiare l'ispida barba nera che gli nascondeva gran parte della faccia. La strega non demorse: -Pensaci un attimo, tu sei un professore, quindi non trasgredirei nessuna regola allontanandomi da Hogwarts: sarebbe perfetto!-
-Un no è un no!- insistette il guardiacaccia, ricominciando ad armeggiare con la moto e facendo finta di essere talmente concentrato da non accorgersi dei tentativi di Hermione di convincerlo. Inutile dire che, dopo dieci minuti consecutivi di buoni motivi per andare con lui a Diagon Alley, la giovane era in sella alla moto e si teneva stretta al giaccone di Hagrid, tentando di trattenere l'euforia che l'aveva assalita. Sapeva che quello era il suo giorno, che la fortuna non l'avrebbe abbandonata e che ben presto avrebbe scoperto qualcosa di interessante. Nonostante Hagrid apparisse ancora restio a farsi accompagnare da lei, non oppose più resistenza,  poco dopo la moto si alzò in aria, scomparendo tra le bassi nubi  bianche. Hermione chiuse gli occhi e si chiese che cosa avrebbe fatto una volta arrivata a Diagon Alley: avrebbe seguito l'uomo gigante a cui era aggrappata, o avrebbe trovato una qualche scusa per allontanarsi e curiosare in giro? Molto probabilmente la seconda, anche perchè non pensava che la commissione del guardiacaccia, per quanto importantissima e segreta, potesse in qualche modo interessarla. C'era qualcos'altro che la portava lontano dall'edificio scolastico, qualcosa che non poteva scoprire tra quelle vecchie mura di pietra... ma doveva ancora scoprire che cos'era, in realtà. Quella che lei aveva era solo una sensazione a fior di pelle: cercava in continuazione di afferrare quell'emozione astratta e di farla diventare concreta, ma più ci tentava e più quella si faceva lontana. Infine, esausta di continuare a ragionare su cose che ancora non poteva comprendere, si limitò a tenere gli occhi chiusi e a concentrarsi sul vento freddo che le scompigliava i capelli. Il rombo della moto era assordante e, allo stesso tempo, confortante; la sensazione di vuoto alla pancia leggermente fastidiosa, tuttavia sapeva di poter sopportare, dopotutto stava per vivere quella che considerava quasi vicina ad un'avventura. Non sapeva perché... davvero "avventura" andare a Diagon Alley magari era un po' troppo, comunque era la parola che ci si avvicinava più di tutte le altre.
Era strano non avere accanto a sé i propri amici, strano non sentire le battute di Ronald e la voce rassicurante di Harry, eppure era anche curiosa della novità: lei senza i suoi due migliori amici? Strano ma vero. Quel giorno, aveva deciso, era dedicato tutto a lei e a quelle che, ormai, considerava le sue indagini.
-Stiamo per atterrare!- le fece sapere la voce profonda di Hagrid, sovrastando il rombo del motore e il fischio del vento. La ragazza cercò di aprir bocca per fargli sapere che aveva capito, ma ogni volta che dischiudeva le labbra una generosa boccata d'aria le riempiva i polmoni, minacciando di soffocarla. In qualunque caso, non ci fu bisogno di alcuna risposta, perché dopo due minuti, le ruote della moto avevano toccato il suolo e finalmente il ruggito del motore si spense. La strega aprì gli occhi e subito riconobbe i vicoli di Diagon Alley, i negozi  e le stradine acciottolate. Le sembrava passato un secolo, ma in realtà vi si era recata solo una settimana prima per comprare i libri di testo e tutto l'occorrente per iniziare il nuovo anno. Scese dalla moto, imitata subito dopo da Hagrid.
-Vado al negozio di Fred e George- disse all'improvviso, non sapendo bene da dove le uscisse la voce. Hagrid, preso in contropiede, non riuscì neanche a formulare una risposta che lei già correva in direzione di Tiri Vispi Weasley. Alla fine, sperando che Hermione lo sentisse, tuonò: -Il punto di incontro è questo!-
Hermione corse come non aveva mai fatto, sentiva una sensazione strana alla bocca dello stomaco che la incitava a correre, come se si stesse per perdere qualcosa di immensamente importante. Le rare persone che camminavano pacatamente per quelle strette vie, la guardavano come se fosse completamente impazzita... e forse lo era, dopotutto, perchè non era da lei allontanarsi da scuola per andare a Diagon Alley senza un motivo vero e proprio. Sapeva, però, che era importante, persino più importante di essere espulsa da Hogwarts.
Quando arrivò davanti a Tiri Vispi Weasley, però, non vi entrò come aveva detto a Hagrid: quella, ovviamente, non era altro che una banale scusa per non farlo preoccupare.
Proseguì per pochi metri e si immobilizzò. Alla sua sinistra, buio e privo di vita, si trovava il fantastico negozio di Olivander... o almeno ciò che ne rimaneva: infatti, sotto agli occhi tristi della ragazza, c'era solo lo scheletro di un negozio. Non emanava più la magia che tutte le volte la colpiva quando ci passava davanti, quella magia che le aveva fatto provare un'insensata gioia quando vi era entrata per la prima volta. No, adesso era tetro e ciò che Hermione avvertiva, non era altro che tristezza. I tempi bui si stavano abbattendo anche su Diagon Alley, e si poteva constatare dai numerosi negozi chiusi e dalle sempre più rare persone che passeggiavano per quelle vie. Hermione rabbrividì, mentre spingeva lo scheletro di quella che, una volta, era stata la porta del negozio di bacchette; fece pochi passi, oltrepassando la soglia e annusando l'aria in cui volteggiavano nuvole di polvere. Il cuore le si strinse in una morsa dolorosa, mentre i ricordi del primo giorno nel Mondo della Magia le riaffioravano alla mente: lei e i suoi genitori che, meravigliati, si guardavano attorno quasi credendo di vivere in un sogno. Ma quello non era un sogno, era la realtà, e a Hermione quella realtà fatta di magia era piaciuta tantissimo: in fondo, la sua mente da bambina aveva avuto la meglio sulla razionalità. Per quanto avesse cercato di documentarsi, per quanto avesse letto e riletto tutti i libri della biblioteca da cima a fondo, il Mondo della Magia non avrebbe mai smesso di stupirla, perchè lei non avrebbe mai smesso di essere una bambina... una sognatrice.
Fece passare una mano su tutte le superfici possibili di quel luogo, cercando di ricordarsi la magnificenza che l'aveva tanto abbagliata, ma tutto quello che riusciva a vedere era come fosse stato ridotto. Si chiese che fine avesse fatto Olivander, l'uomo che le aveva consegnato la sua amata bacchetta, la quale accarezzò all'istante, nella tasca dei jeans, come per accertarsi che tutti quei bei momenti ci fossero stati davvero.
Sospirò e voltò la testa, guardando fuori dai vetri rotti delle vetrine. E fu in quel momento che lo vide. Non seppe perchè la colpì tanto, ma qualcosa le diceva che c'era puzza di bruciato, e quindi una campanella dentro di lei cominciò a suonare. Kreacher, l'elfo domestico della famiglia Black, che tutto ingobbito camminava proprio in quel vicolo in una direzione che, Hermione lo sapeva bene, poteva portare solo erso Notturn Alley. Non ci pensò neanche due volte - ormai pedinare le persone sembrava piacergli un sacco -, uscì dal negozio con circospezione e lo seguì. Ovvio, se qualcuno vede un elfo domestico davvero sospetto, che cosa fa? Lo segue!
Il cuore le picchiava rumorosamente contro le costole, come aveva fatto la notte in cui avva seguito Malfoy: l'adrenalina le brulicava in tutto il corpo, quasi avesse avuto delle formiche che le zampettavano qua e là. Sì, non doveva assolutamente perderlo d'occhio, perchè sapeva che l'avrebbe portata a qualcosa... quel giorno dei segreti sarebbero stata svelati, ne era certa.
L'elfo imboccò il buio vicolo che sfociava in Notturn Alley. Hermione gli stette dietro, attenta ovviamente né a farsi sentire né a farsi vedere; stranamente non si era ancora inciampata goffamente nei propri piedi, ma meglio così: sapeva infatti, che a Kreacher non sarebbe passato inosservato alcun rumore estraneo.
Lo vide che si fermava davanti a Magie Sinister, per un attimo pensò che si sarebbe semplicemente fermato e non sarebbe entrato, ma dopo tanto indugiare lo vide alzare una mano sottile, abbassare la maniglia ed aprire la porta. Dopo la millesima occhiata fugace intorno a sé - senza minimamente accorgersi di Hermione, che nel frattempo si era nascosta - finalmente entrò.
La giovane strega si avvicinò di soppiatto alla porta, aggrottando le sopracciglia quando vide Sinister parlare tranquillamente con Kreacher. Nessuno parla tranquillamente con lui, pensò la ragazza, soprattutto quel viscido negoziante. Avrebbe tanto voluto un paio di Orecchie Oblunghe e si maledisse per non essersi attrezzata nel dovuto modo, anche se certamente non avrebbe potuto prevedere un possibile utilizzo di tale oggetto. Alla fine, si limitò a sbirciare la scena: Sinister stava passando un oggetto all'elfo domestico; Hermione aguzzò la vista, cercando di distinguere cosa fosse la merce che Kreacher doveva aver ritirato. Sembrava una specie si astuccio coperto da una sottile carta color pergamena, purtroppo, però, non ebbe modo di capire cosa vi fosse al suo interno perchè né l'elfo né Sinister lo aprirono, anzi, il venditore sembrava quasi contento di disfarsene.
-Cissy... Narcissa fermati!- squittì una voce, piuttosto vicina. Troppo vicina. La ragazza fece un balzo per lo spavento, nascondendosi in un anfratto buio, proprio quando vide sbucare dal vicolo due donne. Non era un mistero di chi si trattasse: Bellatrix Lestrange e Narcissa Malfoy. La prima, l'aveva riconosciuta ancor prima di vederla dalla voce roca e sibilante, mentre la seconda dalla figura silenziosa e austera.
-Stai commettendo un grosso sbaglio, Cissy!- l'avvertì Bella, quasi correndo per stare al passo dell'altra. I risvolti della lunga giacca nera le danzarono dietro la schiena, i tacchi degli stivali producevano un rumore secco contro i ciottoli della strada e Hermione constatò che, se avesse indossato lei la lunga gonna nera che indossava Bellatrix, si sarebbe sicuramente inciampata al primo passo. -Il Signore Oscuro non perdonerà, questa volta- sibilò con voce aspra, gli occhi spalancati e ciocche di capelli ricci davanti alla faccia. Sembrava una pazza e la giovane strega, nascosta proprio lì accanto, ebbe l'impulso di uscire allo scoperto e di pronunciare l'Anatema-che-Uccide: quella era la donna che aveva ucciso il padrino del suo migliore amico, l'uomo che le aveva detto con sincerità "Tu sei davvero la strega più brillante che io abbia mai conosciuto". Anzi, quella donna si meritava di essere Cruciata. Tuttavia, per quanto volesse davvero farla fuori finché era in tempo, stette ferma dov'era e continuò ad ascoltare la singolare discussione che stava avvenendo tra le due streghe.
-Il Signore Oscuro non si arrabbierà, se non lo verrà a sapere!- bisbigliò con voce amara Narcissa Malfoy, lo sguardo di fuoco. -Se tu non glielo dirai, ovviamente- appariva quasi una minaccia, e forse lo era davvero.
Bellatrix produsse un ringhio di rabbia. -Questa cosa non mi piace, Narcissa- fiatò addosso al viso della sorella, spostandosi i capelli da davanti gli occhi e guardando bene la donna davanti a sè. Certe volte si chiedeva se fossero davvero sorelle, loro due.
-Se non ti piace non dovevi seguirmi, Bella- gli occhi di Narcissa, per un attimo, si velarono di dolore, che fu subito cacciato via con irritazione. -Ti avevo avvertito che non avresti approvato la mia idea- e, subito dopo quell'affermazione, udirono la campanella di Magie Sinister che suonava. Poi, proruppe la voce gracchiante di Kreacher: -Ho preso il pacco come mi avevate chiesto, mia signora- e porse il pacchetto ricevuto da Sinister a Narcissa. Quest'ultima, con un gesto altezzoso, prese l'oggetto tra le mani. Accarezzò lentamente la carta che lo ricopriva e fece una smorfia amara.
Hermione prese un bel respiro, poi sbirciò da dietro il suo nascondiglio, trattenendo il fiato nei polmoni. Vide l'ormai conosciuta figura della madre di Malfoy che guardava quasi con disgusto il pacchetto che teneva tra le mani, accanto a lei l'agghiacciante strega dalla chioma di ricci capelli indomabili, Bellatrix Lestrange, e poco più in là Kreacher ingobbito in un inchino. La ragazza continuò a osservare la situazione, il cuore dai battiti potenti e accelerati, i polmoni che reclamavano aria. Vide Narcissa Malfoy aprire con estenuante lentezza l'astuccio foderato di pelle e, stringendo gli occhi, scorse un debole luccichio; non fece in tempo a capire che cosa fosse, però, che Bellatrix si giró di scatto nella sua direzione, quasi avesse sentito il suo odore. Hermione, allora, si ritrasse immediatamente col cuore in gola: che l'avesse vista? L'orrore la invase, stordendola e facendole torcere le budella in una morsa di paura. Se l'aveva vista era morta, già si immaginava la lenta morte che le sarebbe toccata per mano della temibile strega. Chiuse gli occhi e stette immobile come una statua, i secondi che passarono sembrarono durare interi secoli; poi, con voce sibilante, Bella disse all'altra strega: -È meglio andare, Cissy, mi sento osservata- e quell'affermazione non ammetteva repliche. Pertanto, sia le due streghe che l'elfo domestico si smaterializzarono con un sonoro pop, sparendo da Notturn Alley per approdare chissà dove.
E fu in quel momento che Hermione Granger fu veramente contenta di aver bevuto la Felix Felicis.

                                 ***

Voglio iniziare col dire che mi dispiace tantissimo di non essere riuscita ad aggiornare prima, ma purtroppo l'inizio della scuola mi ha impedito di scrivere.... sigh :'( diciamocelo: è sempre colpa della scuola! (beh, di sicuro neanche il fatto di dover scrivere col cellulare aiuta...) comunque spero che vi piaccia e che non sia troppo banale. In più, l'idea della moto e della "missione segreta di Hagrid" sono forse un po' assurde... ma era l'unico modo che mi è venuto in mente per riuscire a far andare Hermione a Diagon Alley... beh, insomma spero di non avervi deluso ma, al contrario, di avervi incuriositi. Vi sprono sempre a votare o a commentare, oppure ancora meglio a fare entrambe le cose. Intanto ringrazio tutti coloro che hanno già messo stelline e commentato nei capitoli precedeti: non sapete quanto mi avete reso felice! ^ ^
Per adesso è tutto!
Baci ♥♥♥

Perchè sei diversa questa sera? ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now