Capitolo 26

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Una settimana. Era passata una dannatissima settimana, e della Granger nessuna traccia: nemmeno una volta era riuscito ad incontrarla in quei corridoi affollati di studenti, né i suoi occhi si erano imbattuti in quelli castani della ragazza, quando giungeva l'ora dei pasti nella Sala Grande. Quei sette giorni erano stati un grande e pesante silenzio, che si stava facendo sentire fin troppo sulle sue spalle: perché Hermione non andava a cercarlo, come succedeva tutte le volte che tra di loro si ergeva un muro così spesso? Perché lo faceva aspettare tanto? Draco cercava nelle sue azioni qualcosa di sbagliato, o magari qualche parola di troppo che l'aveva fatta fuggire... gli era sfuggito qualcosa dalle labbra, che aveva sortito l'effetto di far arrabbiare Hermione Granger? Malfoy non trovava risposta né nei suoi pensieri né nella diretta interessata.
Poi, il pomeriggio del settimo giorno, finalmente qualcosa accadde. Si stava dirigendo verso la Stanza delle Necessità, ormai stanco di stare interi giorni a torturarsi per una ragazza che non voleva farsi trovare, quando una chioma riccia destò la sua attenzione. Si trattò di una frazione di secondo, dopodiché la figura ben conosciuta della Grifona sparì dietro l'angolo; abbandondonando quindi il proprio iniziale intento, il ragazzo volse immediatamente i passi in quella direzione, camminando velocemente per non perderla di vista.
Appena svoltato l'angolo, i suoi occhi si inchiodarono sulla figura della Granger, dannatamente uguale e perfetta all'immagine che conservava incastonata nella testa. Era da sola e stava camminando con la solita pila di libri tra le braccia, i capelli crespi che spruzzavano in ogni direzione. -Granger!- esclamò Malfoy, accelerando il passo e raggiungendola in pochi secondi. Con una mano arpionò la sua spalla, costringendola a voltarsi verso di lui e così ad affrontarlo faccia a faccia. -Per quanto ancora pensi di evitarmi?!- fu la sua ovvia domanda, posta con una certa aggressivitià. Era infuriato con lei, sebbene fosse difficile resistere ai suoi occhi castani, che ora lo guardavano spalancati e totalmente stupiti.
Per un attimo, il tempo sembrò cristallizzarsi ed una spiacevole sensazione iniziò a farsi strada dentro di lui. Nell'espressione che Hermione aveva cucita in volto, Malfoy lesse qualcosa di completamente sbagliato, qualcosa che all'inizio non riuscì del tutto a comprendere. Poi, dopo minuti che parvero secoli, la Granger reagì scrollandosi di dosso la sua presa e indietreggiando di scatto.
-Ma che razza di scherzo è?!- sbottò, guardandolo accigliata. Le sue labbra tremarono, i suoi occhi vagarono in ogni direzione possibile, probabilmente controllando che nessuno stesse presenziando a quella scena che, ai suoi occhi, appariva completamente assurda. -È un'altra delle tue trovate per umiliarmi?- alzò il mento, fissando lo sguardo dritto nel suo una volta accertatasi che nessuno era nelle vicinanze. -Per favore, Malfoy, stammi alla larga!- sibilò, mentre la sua bocca si piegava in una smorfia di disprezzo. Proprio non riusciva a capire quale fosse il motivo di quel comportamento da parte del Serpeverde, ma si sentiva incredibilmente a disagio con quegli occhi gelidi puntati addosso.
Da parte sua, Draco sentì una fitta al centro del petto, quasi come se qualcuno vi avesse appena affondato una lama acuminata. "Avere il cuore spezzato", ecco il termine per definire una delusione amorosa... eppure, Malfoy non si sentiva affatto come se avesse avuto il cuore in frantumi, al contrario sentiva dentro di sé un grande vuoto che andava espandendosi sempre di più. Si sentiva... pieno di vuoto, questa era la descrizione esatta di come si sentiva in quel preciso istante. Vedere gli occhi della Granger guardarlo con confusione e diffidenza era stata la mazzata finale che lo aveva tramortito, lasciandolo a boccheggiare in cerca d'aria. Nell'esatto istante in cui aveva capito che era accaduto l'irrimediabile, che Hermione aveva perso ogni ricordo legato a lui, allora e solo allora si era reso conto di quanto importante fosse diventata per lui; quello che prima era solo una minuscola macchia d'olio sul quadro che era la sua vita, era diventato un punto di fondamentale importanza. Era dura da ammettere, ma il Serpeverde si sentiva distrutto in tutto e per tutto: l'idea che la ragazza non avrebbe più fatto parte della sua quotidianità, si stava facendo rapidamente strada verso di lui, ed era tutto tranne che facile da digerire.
Sbatté le palpebre, guardandola per quella che sapeva poter essere l'ultima volta, cercando di imprimersi nella memoria ogni singolo particolare del suo viso, anche se scoprì ben presto di non averne bisogno. Conosceva già tutti i particolari del suo volto, anche i più piccoli ed insignificanti: dalle sopracciglia lievemente aggrottate, fino ad arrivare alle labbra strette in una smorfia d'incerta rabbia. L'aveva guardata per così tanto tempo da conoscerla a memoria? Com'era possibile che per lui non ci fosse neanche un dettaglio che lo sorprendesse? Nemmeno i ricci indomabili costituivano più una sorpresa, sebbene continuasse a porsi il quesito di come facesse a domarli... con un incantesimo, di sicuro.
Sarebbe stata davvero l'ultima volta che la guardava? Deglutì a fatica e si costrinse a parlare: aveva lasciato che il silenzio calasse su di loro per troppo tempo, e l'aria spazientita della Granger non prometteva nulla di buono. -Fai finta che tutto questo non sia mai successo- biascicò a denti stretti. Cercò di risultare il più freddo possibile, cosa che non gli riuscì difficile, dato che ne proprio petto non sentiva altro che gelo. -Non è mai accaduto, va bene? E ora sparisci... Mezzosangue- aggiungere quello stupido nomignolo - che non pronunciava da tempo - fu come scagliare l'Anatema Che Uccide verso se stesso.
Lo sguardo della Granger si fece più limpido, le sue labbra si arricciarono virando rapidamente verso un sorriso, che di allegro aveva ben poco. -Con grande piacere, Malfoy- sputò fuori, fissando ancora per una frazione di secondo il ragazzo. Dopo aver impresso un'ultima, rabbiosa occhiata a Draco Malfoy, Hermione girò i tacchi e camminò spedita verso la propria meta, abbandonando il Serpeverde nel bel mezzo del corridoio.
Da parte sua, Malfoy stete a guardare la figura della Grifona mentre girava l'angolo, sparendo dalla sua vista. Un fiotto d'amarezza gli invase la bocca e ben presto si ritrovò a piegarsi in due, le mani strette attorno alle ginocchia e le labbra spalancate in cerca di ossigeno. Stava male senza saperne il motivo: Hermione era stata vittima dell'incantesimo Oblivion, che le aveva strappato tutti i ricordi inerenti a lui... e allora? Aveva vissuto egregiamente anche senza di lei fino a quel momento, quindi perché adesso si sentiva come se non ce la potesse fare? Forse perché insieme a lei aveva dimenticato tutto: lo sguardo affranto di sua madre, la smorfia impressa sulle labbra di Lucius, il Marchio Nero che campeggiava sul proprio braccio, Voldemort ed il compito di vitale importanza che gli era stato affidato... tutto era passato in secondo piano. Ma nello stesso momento in cui lei gli aveva voltato le spalle, ogni problema era tornato ad assillarlo, piombando su di lui con la stessa delicatezza di una zavorra.

                               ***

Strinse le mani a pugno talmente forte da conficcarsi le unghie nei palmi e sentire piccole fitte di dolore percorrergli tutto il braccio. Le labbra si chiusero prontamente in una stretta linea severa, giusto in tempo per trattenere l'urlo di rabbia che gli stava percorrendo la gola. Harry non era mai stato così arrabbiato in vita sua, credeva... o forse sì, solo che in quel momento la rabbia lo rendeca cieco, impulsivo. Talmente impulsivo che non ci pensò due volte a percorrere la stessa strada fatta da Malfoy, ben attento a dove metteva i piedi, silenzioso.
Ancora non credeva ai propri occhi, la scena che si era svolta davanti a lui l'aveva sconvolto, confuso: per quanto ancora credeva Malfoy di poter andare avanti con le sue cattiverie nei confronti della sua migliore amica? Per quale strana ragione persisteva in tal modo? Negli ultimi tempi, ora che ci pensava, non gli era mai capitato di vedere Hermione venire maltrattata dal Serpeverde. Che succedesse senza che lui o Ron se ne accorgessero? Conoscendo Hermione, probabilmente si teneva tutto dentro per non dar loro preoccupazioni, anche se era una cosa stupida dato che entrambi i ragazzi si preoccupavano costantemente per lei. Come negli ultimi tempi, col suo singolare comportamento sfuggente...
Respirò a pieni polmoni dal naso, cercando di darsi una calmata. Se avesse chiesto alla diretta interessata, con tutta probabilità gli sarebbero state elargite delle risposte degne di essere chiamate tali, ma Harry fu ancora una volta impulsivo: una volta che Malfoy sparì dietro la porta della Stanza delle Necessità, scivolò rapido dietro di lui con la bacchetta alla mano, pronto a scagliare un incantesimo Stupeficium in caso di bisogno.
-Potter...- il biondo si voltò verso di lui, il disprezzo chiaramente visibile sul suo viso smunto. -Hai intenzione di seguirmi ancora per molto?- gli chiese, evidentemente scocciato ma stranamente calmo. Sebbene con chiaro disprezzo, il Serpeverde non sembrava intenzionato ad essere aggressivo, una volta tanto. Che diamine stava succedendo, per la barba di Merlino?
Harry strinse le dita attorno alla bacchetta, prima che questa gli sfuggesse di mano. Sentiva i palmi sudati, il cuore che per la rabbia e l'adrenalina gli sbatteva contro la gabbia toracica. Gli puntò addosso la punta della bacchetta, prendendo un altro profondo respiro. -Ti ho visto, prima- disse come tutta risposta, ignorando la domanda retorica dell'altro. -Con Hermione- aggiunse, sorprendendosi nel vedere - per una frazione di secondo - la sicurezza di lui vacillare. Gli occhi chiari del moro si assottigliarono a due rabbiose fessure. -Perché ci tieni tanto a farla soffrire? Perché non la lasci un po' in pace, che cosa ti ha fatto di male? Dovresti starle alla larga, Malfoy, prima di farti seriamente male-
Una risata di derisione scaturì involontaria dalle labbra di Draco, i suoi occhi chiari, gelidi, andarono a ricambiare lo sguardo di Harry con altrettanta rabbia. -E chi mi farebbe del male, tu Potter? A quanto ricordo, ci hai già miseramente provato senza grandi successi- alzò il mento, le braccia distese lungo i fianchi senza dare segno di voler prendere in mano la propria bacchetta. -Avresti potuto colpirmi alle spalle, prima. Non l'hai fatto, però, e non lo farai neanche adesso... giusto? In ogni caso, puoi stare tranquillo: non mi avvicinerò mai più alla Granger, stanne certo- ed in quelle parole era racchiusa una dolorosa sincerità. Non poteva avvicinarsi più alla ragazza, non dopo che l'Oblivion aveva portaro via tutto ad entrambi.
Harry stette fermo un attimo, la mano che reggeva la bacchetta tremante; dopodiché l'abbassò lentamente, nemmeno lui sapeva il perché di quel gesto. -Domani notte, sulla Torre di Astronomia... un duello, io e te- e detto questo il Grifondoro gli voltò le spalle e se ne andò, prima ancora di poter riflettere su quelle parole che erano state pronunciate dalle sue stesse labbra.
Malfoy fremette lievemente. No, domani notte no, pensò con un vuoto improvviso nello stomaco.


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