Capitolo 21

1.3K 89 13
                                    

Il bicchiere le cadde di mano, andando ad infrangersi contro il pavimento e macchiando il tappeto di una chiazza umida. I suoi occhi si sgranarono lievemente, il fiato le si mozzò nel petto e le sue guance sbiancarono di colpo, diventando esangui. Accadde tutto in una frazione di secondo, eppure a lei parvero trascorrere interi minuti, prima che il suo corpo si accasciasse lungo il pavimento; le parvero passare parecchie ore, prima che i suoi capelli castani si spargessero attorno al suo viso cereo, sul pavimento di quella stanza calda e accogliente. Ma quando tutto ciò accadde, non poté osservare il soffitto sopra di lei, o i tre volti allarmati che entrarono nel suo campo visivo, perché il dolore dentro di lei era troppo e troppo profondo per potersi concentrare su qualsiasi altra cosa. In realtà, per un breve istante, ebbe modo di pensare a Draco Malfoy, agli attimi passati con i suoi due migliori amici in tutti quegli anni, ai genitori che aveva lasciato a casa e a fugaci ricordi della sua infanzia; ma quelle immagini, le passarono davanti agli occhi per brevissimo tempo, prima che il suo corpo fu preso dalle convulsioni.
In quello stato di dolorosa incoscienza, Hermione non si rese conto di ciò che stava accadendo attorno a sé, di Ron che le stava accanto e non sapeva cosa fare, del professor Lumacorno impietrito di fronte a lei e di Harry che aveva preso a frugare tra le cose del professore. Poi, ad un tratto, i suoi polmoni riuscirono nuovamente ad immettere aria e il dolore sparì a poco a poco, così com'era iniziato. Prese un profondo respiro, annaspando, dopodiché chiuse gli occhi ed il buio si impossessò di lei.

Un'ora prima...

I suoi passi rimbalzavano contro le pareti, risuonando lungo tutto il corridoio e producendo una sorta di eco. Camminava velocemente, quasi avesse paura di essere in ritardo per un appuntamento importante, come faceva quasi sempre quando si trattava dei suoi incontri segreti con Draco. Ma quella volta non si trattava del ragazzo dai chiari capelli biondi e gli occhi fatti di tempesta, al contrario Hermione stava cercando la sua nemesi, Harry Potter. Che fosse da un po' di tempo che il ragazzo si comportava in maniera strana, non era un segreto per nessuno: da quell'espisodio nei bagni, quando aveva rischiato di uccidere Malfoy con l'ausilio dell'incantesimo Sectumsempra, Harry non era più lo stesso. Tra le mani aveva sempre quel dannatissimo libro di pozioni, da cui sembrava non separarsi nemmeno quando si coricava a letto.
Hermione Granger si morse il labbro inferiore, così forte che per un attimo riuscì a percepire il sapore ferroso del sangue, che le si spandeva in bocca producendo una smorfia sulle sue labbra rosee. Spuntò in un altro corridoio, nell'intricato dedalo di cunicoli di Hogwarts; e proprio lì, seduto nell'antro di un'arcata, vi trovò seduto uno dei suoi migliori amici. I capelli mori gli ricadevano sulla fronte, gli occhiali rotondi poggiati come sempre sul naso, gli occhi chiari concentrati sulle pagine di quel medesimo libro che Hermione aveva iniziato a disapprovare. Harry aveva cominciato ad avere una vera e propria ossessione nei confronti del Principe Mezzosangue.
-Harry...- mormorò la Granger, rannicchiandosi davanti a lui e aspettando pazientemente che gli occhi del ragazzo si posassero sul suo viso. Quando finalmente Harry Potter alzò lo sguardo su di lei, Hermione tirò un sospiro di sollievo. -Ti ho cercato ovunque- disse poi.
Il ragazzo scrollò le spalle. -Ah sì?- le chiese, anche se non sembrava molto interessato dalla risposta. -Sono sempre stato qui- aggiunse poi, ancora prima che l'amica potesse ribattere qualcosa. I suoi occhi abbandonarono il volto di Hermione, le sue dita corsero a voltare un'altra scricchiolante pagina, delle parole pronunciate a fiori di labbra, quasi si fosse trovato nuovamente da solo. Ma solo non era, la giovane strega continuava a rimanere davanti a lui, ferma come una statua, gli occhi nocciola che cercavano di intrecciare un altro legame con quelli chiari di lui.
-Tutto qui, quello che hai da dirmi?- cercò di trattenere il tono stizzito, anche se nella voce trapelò una nota amara. Catturò le ginocchia tra le braccia, attirando le gambe al petto e rannicchiandosi ancora di più, in modo da non infastidire il ragazzo. -Oggi non abbiamo praticamente mai parlato- borbottò dopo qualche minuto che era in attesa di una risposta.
Harry tornò a guardarla, con quegli occhi contenenti una disarmante sincerità. -Mi dispiace, in questo periodo ho molto a cui pensare- mantenne la sua solita voce gentile. Hermione capì che, sebbene la stesse guardando dritto negli occhi, l'amico bramava di tornare a fissare quelle pagine e le parole che erano impresse sopra di esse. Era grazie a quel libro che era migliorato notevolmente in Pozioni e, se non avesse avuto un impatto così negativo sul suo carattere, Hermione non avrebbe avuto niente da ridire. -Sai, tra Silente e tutto il resto-
La ragazza non aveva idea in che cosa consistesse "tutto il resto", ma non insistette oltre e, al contrario, annuì piano. Involontariamente, i suoi occhi si posarono sul libro che Harry stringeva tra le mani e che non aveva ancora chiuso, forse aspettandosi che lo lasciasse alla sua solitudine. Ma Hermione non si mosse e, al contrario, gli chiese cautamente: -Non pensi che sia meglio sbarazzarsi di quel libro, Harry?- aveva quasi paura a chiederglielo, perché sapeva che era un argomento abbastanza delicato da affrontare.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. -Perché dovrei sbarazzrmi di questo libro, Hermione?-
Come aveva pensato, l'amico era scattato subito sull'attenti, e quegli occhi dalle iridi chiare parvero rabbuiarsi momentaneamente. La ragazza cercò di salvare la situazione: -Senti, Harry, lo so che quel libro ti ha aiutato molto in Pozioni, ma non puoi negare che abbia avuto anche dei risvolti negativi su di te- parlò con la massima calma, senza mai interrompere il contatto visivo con lui.
-E non è forse per questo che mi stai chiedendo di sbarazzarmene?-
-Come?- sbatté le palpebre, boccheggiando, e cercando di capire ciò che volesse dire. Una mezza idea ce l'aveva, ma non voleva credere che il suo migliore amico stesse insinuando quello.
Harry chiuse di scatto il libro, raddrizzando la schiena e guardandola come se si trovasse di fronte ad una totale sconosciuta, e non alla ragazza che gli era sempre stata accanto. -Ammettilo: per la prima volta non sei tu la prima della classe e questo ti dà fastidio- la accusò, additandola.
La Granger scosse il capo, allibita da quell'affermazione. -Come puoi...?- non riuscì nemmeno a terminare la domanda, perché le sembrava troppo assurdo di stare avendo una discussione simile proprio con lui. Con Harry, che l'aveva sempre stimata per la sua intelligenza; con Harry, che le aveva asciugato le lacrime quando piangeva, o che semplicemente le stava accanto quando soffriva. -Apri gli occhi, Harry, quel libro ti sta cambiando. Avresti dovuto capirlo già quando hai colpito Malfoy con il Sectumsempra, rischiavi di ucciderlo se non fossi intervenuta io!- era scattata in piedi e aveva alzato notevolmente il tono di voce. Fortunatamente non c'era nessuno che potesse origliare.
-Sì, per fortuna sei intervenuta tu!- alzò a sua volta la voce il ragazzo. -Tu fai sempre tutto giusto, vero Hermione? Come quando mi hai rubato la Felix per fare chissà che cosa!- persino il ragazzo sapeva di avere oltrepassato ogni limite, che accusarla in quel modo era da infami, eppure le parole gli erano rotolate fuori dalle labbra e ormai era troppo tardi per ritirarle.
Il labbro inferiore di Hermione tremò, ma era troppo forte per lasciarsi andare alle lacrime. O forse, conosceva troppo bene Harry per prendere per vere quelle parole, sputate con finta cattiveria; no, dai suoi occhi chiari, capiva già che si era pentito di avere insinuato quelle cose. In più, la Granger sapeva benissimo che non erano insinuazioni infondate, al contrario Harry aveva perfettamente ragione: lei per prima si stava comportando in maniera incoerenze, prima rubando la Felix Felicis al suo migliore amico, poi intrecciando quella specie di rapporto con Draco Malfoy. Draco Malfoy. Al solo pensiero del ragazzo biondo, Hermione impallidì. Che cos'avrebbe pensato Harry di quello che stava facendo? Cos'avrebbe detto, se avesse scoperto dei loro incontri segreti?
-Hermione... mi dispiace, non volevo dire quelle cose...- balbettò il suo amico, guardandola preoccupato. Probabilmente pensava che fosse impallidita per ciò che lui le aveva appena detto, non poteva di certo immaginarsi cosa le stesse passando per la testa in quel momento; in alcun modo, Harry poteva immaginarsi che la sua migliore amica fosse ormai lontana anni luce da quell'isolato corridoio pieno di spifferi.
La ragazza scosse il capo. -Tranquillo, Harry- fece un debole sorriso. -É tutto a posto-
-E invece no!- esclamò il ragazzo, guardandola come se fosse una fragile bambola di porcellana. -Si vede benissimo che non stai bene, Hermione, mi dispiace davvero di averti trattato in questo modo-
Come poteva spiegargli che aveva torto? Come poteva anche solo dirgli che non era lui il problema, né le sue ultime parole? Non era possibile, Hermione sapeva che Harry non le avrebbe rivolto mai più la parola, se solo avesse accennato ai sentimenti complicati che provava nei confronti di Malfoy. Dopo tutti gli anni che il biondo aveva passato a tormentarla, insultarla e deriderla, come poteva avere il coraggio di volergli bene? Nemmeno lei comprendeva quel cambiamento radicale nel suo modo di pensare, figurarsi se lo avrebbe potuto capire Harry Potter!
-Cerca solo di sbarazzarti di quel libro, Harry, lo dico per il tuo bene- tornò di nuovo alla carica, sviando abilmente il discorso e incentrandolo sul vero motivo per cui si trovava lì. Per Harry, non per se stessa e tantomeno per Draco. -Ti fa più male che bene-
Harry roteò gli occhi. -Ancora con questa storia, Hermione?-
Pensava davvero che avrebbe lasciato decantare l'argomento? Ormai doveva sapere quanto testarda fosse Hermione. -Sì! Ancora con questa storia!- sbottò alla fine, guardandolo con aria indignata. -Se entro stasera non ti sei sbarazzato di quel libro, vado a parlarne con il professor Lumacorno. E non scherzo- lo avvertì, prima di voltargli le spalle e proseguire oltre.
Hermione voleva fidarsi di Harry con tutta se stessa, nonostante ciò aveva un brutto presentimento aggrovigliato nello stomaco che, quella sera, non la lasciò per niente tranquilla. Non appena vide l'amico entrare nella Sala Grande, fedelmente accompagnato da Ron, Hermione sentì il cuore che le saltava in gola; lo studiò attentamente osservando ogni dettaglio, per capire se si fosse effettivamente sbarazzato del libro di Pozioni. Era ancora troppo lontano per capirlo e troppi studenti si accalcavano ad entrare nella Sala, passandogli davanti. Ma quando fu abbastanza vicino per vederlo bene, Hermione Granger si accorse del libro che teneva stretto in mano, quasi fosse un raro tesoro da cui non poteva separarsi. Il cuore tornò al suo posto, in una lenta caduta, e la ragazza sentì le lacrime della delusione pizzicarle gli occhi. Perché le era ormai ovvio di che libro si trattasse: lei stessa lo aveva tenuto in mano, aveva studiato quelle pagine usurate dal tempo, la rovinata copertina di pelle nera e gli scarabocchi scritti in una grafia elegante ma quasi del tutto illeggibile.
Mandò giù un groppo di saliva, mordendosi il labbro inferiore quando i due ragazzi si avvicinarono al tavolo, per finire col sedersi davanti a lei come sempre. In quel momento, però, l'ultima cosa che voleva fare era parlare con Harry; sentiva la cocente morsa dell'amarezza farsi strada dentro di lei, renderle bollente il viso dalle guance dipinte di un rosso vivace. Non aveva mai provato rabbia nei confronti dei suoi amici, o almeno non nei confronti di Harry, che le aveva sempre dedicato parole sincere. A dirla tutta, non aveva neanche mai immaginato che potesse ignorare così bellamente un suo consiglio.
-Ehi, Hermione- la salutò Ronald, all'oscuro di tutto quanto. Almeno Harry ebbe la decenza di non guardarla negli occhi, quando lei alzò il viso e lo puntò sul moro, anziché sul ragazzo dai capelli rossi. Ron dovette intuire che qualcosa non andava, probabilmente percepiva la tensione tra i due amici. -Tutto bene?- chiese infatti.
-Io tutto bene- disse Hermione, sempre mantenendo gli occhi fissi su Harry. -Tu, Harry?- non riuscì ad evitare il fiotto di acidume che le invase la voce. Non devo scendere a conclusioni affrettate, pensò cercando di mantenere i nervi saldi, mentre gli occhi chiari dell'amico si rifletterono nei suoi.
-Tutto bene anch'io- annuì brevemente, concentrandosi poi sul piatto pieno di cibo che aveva davanti a sé. Eppure a Hermione non sfuggì il gesto dell'amico di coprire il libro con una mano, come per proteggerlo dalla sua vista.
La cena passò più velocemente degli altri giorni. Hermione tenne la bocca chiusa per tutta la sua durata, a parte qualche scambio di parole con Ginny che, a dispetto di qualche tempo prima, sembrava stare meglio. Nel suo stomaco si era formato uno stretto nodo, che le aveva fatto passare la voglia di mangiare, e aveva finito col giocare con il cibo quasi del tutto intatto. Ron le lanciava qualche occhiata di tanto in tanto, forse chiedendosi che cosa fosse successo tra i suoi due migliori amici, tuttavia non le rivolse alcuna domanda; al contrario, continuò a discorrere con Harry e Neville, che quella sera si era unito al discorso.
Quando fu ora di alzarsi da tavola, la Granger non aspettò neanche un secondo: scattò in piedi come una molla ed uscì dalla Sala Grande, ignorando i richiami di Ginny e uno sguardo gelido che la seguì finché non fu sparita nel corridoio.
L'avevo avvertito, pensò Hermione, mentre a grandi passi si dirigeva verso l'ufficio di Lumacorno. Il professore era ancora nella Sala Grande, ma lei lo avrebbe aspettato senza troppi problemi: doveva assolutamente parlargli, non poteva lasciare che quel libro rovinasse Harry. Com'era successo con l'incantesimo Sectumsempra, poteva fare nuovamente una mossa falsa, seguendo ciò che vi era scritto sopra.
L'ho avvertito e lui non mi ha minimamente ascoltato! Forse avrebbe dovuto parlargli ancora, invece di agire così avventatamente, tuttavia era troppo arrabbiata per poter ragionare sulla cosa. Senza contare che lo aveva già avvertito, che aveva già tentato di parlargli, ma lui non l'aveva voluta prendere sul serio. Si fermò davanti alla porta dell'ufficio di Lumacorno, mordendosi il labbro inferiore e lottando contro la proprio coscienza, che le ripeteva di tornare indietro. Non voleva mettere ancora di più nei guai Harry, lei voleva solo aiutarlo, fargli capire che sbagliava.
Che cosa sto facendo?! Dovrei prima parlarne con Harry, invece di agire alle sue spalle! Si diede della stupida per aver agito così frettolosamente, senza neanche ascoltare delle eventuali motivazioni da parte dell'amico. Girò i tacchi e fece per tornare indietro, proprio quando Lumacorno stava spuntando da dietro l'angolo.
-Signorina Granger, qual buon vento la porta qui?- il professore inarcò le cespugliose sopracciglia grigie, avvicinandosi alla porta e cogliendola in flagrante.
Hermione si immobilizzò all'istante, sbarrando le palpebre. -Oh, buonasera professore- tentò un sorriso, ma non fu sicura del risultato. -In realtà, non è niente di importante, è una cosa che può aspettare anche domani. Non volevo disturbarla-
-Sciocchezze, sciocchezze!- esclamò il professore, agitando una mano come se volesse scacciare una mosca. -Nessun disturbo, per i miei studenti migliori- aprì la porta dello studio e la lasciò aperta alle proprie spalle, così che la ragazza potesse seguirlo all'interno.
A quel punto, Hermione non poté fare altro che seguirlo, sentendo la morsa del pentimento farsi strada dentro il suo petto. Avrebbe dovuto inventarsi un altro motivo per giustificare la sua presenza lì, magari chiedergli informazioni riguardo Pozioni o qualcosa del genere.
-Allora, doveva chiedermi qualcosa, signorina Granger?- le chiese Lumacorno, mentre si accingeva a ravvivare le braci ormai quasi del tutto spente del focolare con l'ausilio della sua bacchetta.
-Oh, sì...- si mordicchiò l'interno guancia, cercando una qualsiasi innocente bugia. Ma prima ancora che riuscisse ad aprire bocca, qualcuno bussò alla porta e, dietro di essa, si sentirono due voci maschili concitate. La Granger non faticò a riconoscerle e si voltò accigliata verso la porta, aspettando di vedere comparire le figure dei suoi due migliori amici. E infatti, quando il professor Lumacorno aprì la porta – evidentemente confuso da tutto quel via vai di persone nel suo studio –, fermi davanti alla soglia vi erano Ronald Weasley e Harry Potter. Gli occhi del secondo saettarono immediatamente sulla ragazza, mentre Ron sembrava essere all'oscuro di tutto quanto, trascinato lì con l'inganno.
-Harry e... Rupert?- aggrottò le sopracciglia, rivangando nella propria mente se avesse detto il nome giusto.
-Ronald, signore, sono Ronald- borbottò il ragazzo dai capelli rossi, facendo una smorfia e scoccando un'occhiataccia a Harry, che però non sembrò farci caso.
-Buonasera, signore, la disturbo?- e, senza neanche aspettare una risposta, entrò all'interno della stanza, trascinando con sé anche Ron. -Sa, dovevo chiederle una cosa che non poteva proprio aspettare fino a domani-
Lumacorno guardò il trio riunito nel suo studio, con un'aria vagamente accigliata, dopodiché scrollò le spalle e si diresse verso un armadietto dalle ante di vetro. -Va bene, va bene- agitò le mani, proprio come aveva fatto poco prima, ma questa volta come se attorno a lui si agitasse un intero sciame di mosche. -Conservavo qui giusto un... ah, ecco qui!- tirò fuori una pacchetto che aveva tutto l'aria di essere una bottiglia arrotolata attorno a della carta stropicciata. La scartò quasi con impazienza e recuperò quattro bicchieri di cristallo, tornando poi dal trio. Porse a ciascuno un bicchiere e ne versò del liquido molto chiaro e vagamente dorato. -La volevo tenere per un'altra occasione, ma presumo che potrò sempre procurarmene un'altra bottiglia- produsse una gorgogliante risata.
Hermione fu la prima ad avvicinare il bicchiere alle labbra. Aveva bisogno di qualcosa da mandare giù e quando sentì le bollicine percorrerle la gola, per un breve attimo, sentì una sorta di benessere. Ma poi accadde qualcosa...
Il bicchiere le cadde di mano, andando ad infrangersi contro il pavimento e macchiando il tappeto di una chiazza umida. I suoi occhi si sgranarono lievemente, il fiato le si mozzò nel petto e le sue guance sbiancarono di colpo, diventando esangui. Accadde tutto in una frazione di secondo, eppure a lei parvero trascorrere interi minuti, prima che il suo corpo si accasciasse lungo il pavimento; le parvero passare parecchie ore, prima che i suoi capelli castani si spargessero attorno al suo viso cereo, sul pavimento di quella stanza calda e accogliente. Ma quando tutto ciò accadde, non poté osservare il soffitto sopra di lei, o i tre volti allarmati che entrarono nel suo campo visivo, perché il dolore dentro di lei era troppo e troppo profondo per potersi concentrare su qualsiasi altra cosa. In realtà, per un breve istante, ebbe modo di pensare a Draco Malfoy, agli attimi passati con i suoi due migliori amici in tutti quegli anni, ai genitori che aveva lasciato a casa e a fugaci ricordi della sua infanzia; ma quelle immagini, le passarono davanti agli occhi per brevissimo tempo, prima che il suo corpo fu preso dalle convulsioni.
In quello stato di dolorosa incoscienza, Hermione non si rese conto di ciò che stava accadendo attorno a sé, di Ron che le stava accanto e non sapeva cosa fare, del professor Lumacorno impietrito di fronte a lei e di Harry che aveva preso a frugare tra le cose del professore. Poi, ad un tratto, i suoi polmoni riuscirono nuovamente ad immettere aria e il dolore sparì a poco a poco, così com'era iniziato. Prese un profondo respiro, annaspando, dopodiché chiuse gli occhi ed il buio si impossessò di lei.

Perchè sei diversa questa sera? ||IN REVISIONE||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora