Capitolo 12 {cosa ci fai qui?}

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Il demone alzò la falce sopra la sua testa, puntandola proprio in faccia ad Armin con il desiderio di fargliela saltare.
Ma proprio quando stava per compiere la sua missione, l'angelo si mise a piangere, singhiozzando e facendo fermare di colpo il demone che per un soffio non tagliava a metà la testa di Armin.
Avrebbe potuto ucciderlo immediatamente eppure Jean si fermò vedendo quel piccolo angelo piangere.



"Che cosa ti prende Jean? Andiamo hai sempre ucciso gli angeli, è il tuo lavoro! Datti una mossa e uccidilo!"




Eppure Jean non riusciva ad ucciderlo.
Armin aprì gli occhi e vedendo che il demone non lo stava attaccando, rimase molto sorpreso.
Perché non lo stava attaccando? Aveva forse cambiato idea o stava progettando qualcosa di malefico?
Jean si tolse dal corpo dell'angelo e si girò dall'altra parte e la falce scomparì dalle sue mani.
Il biondino, dopo essersi accorto che il demone aveva veramente gettato via l'arma da guerra, si tirò subito su in piedi cercando di difendersi nel caso tutto ciò fosse solo una messa in scena.
Riuscì a riprendere la spada che gli era caduta e la punto contro il demone ma appena quest'ultimo vide la scena fece solo un sospiro.


《Ritira pure via quel giocattolo...non ho intenzione di attaccart-》


《ARMIN!》




Una voce femminile si sentì all'imprivviso nel totale silenzio del bosco e da un albero posizionato dietro al demone, apparve Mikasa.
L'angelo si precipitò subito su Jean cercando di colpirlo al petto ma lui fu più veloce e riuscì a spostarsi prima che la ragazza riuscisse a colpirlo.


《Che fortuna, un altro angelo.》

Mikasa guardò male il demone che aveva davanti e gli puntò la spada contro.

《Vattene via da qui demone!  E smettila di importunare questo angelo!》

Jean si mise a ridere e si girò dall'altra parte, voltando le spalle ai due angeli.
Mikasa continuava a guardare il demone e avrebbe voluto ucciderlo proprio in quel momento.

《Risparmia il fiato, non ho più intezione di stare con due angeli noiosi come voi...beh...ci si vede.》

Jean fece l'occhiolino al biondino prima di scomparire e quest'ultimo arrossì sulle guance, non riuscì a trattenersi.
Appena il demone sparì, Mikasa si voltò verso Armin e lo prese per il colletto del mantello.


《Si può sapere cosa ci facevi nel bel mezzo della foresta? E sopratutto a quest'ora?! Cosa pensavi di fare?》

La ragazza era parecchio arrabbiata e Armin sapeva benissimo che dire la verità sarebbe stato l'errore più grave della sua vita.


《I-io ecco...sono solo venuto qui per farmi una passeggiata...te lo giuro!》



《Mhm...ti credo...ma sappi che se succede un'altra volta non ti perdonerò ancora!》


Mikasa lasciò la presa e mise la spada dentro la fodera attaccata alla cintura dei pantaloni.



《Stavo andando da Eren ma credo che sia meglio tornare in paradiso...non mi fido lasciarti girare da solo per il bosco!》

La ragazza prese per il braccio il biondino e lo trascinò via, verso il cielo la loro casa.
Armin si sentiva abbattuto, il piano di avvertire Eren era fallito in pieno e Mikasa non l'avrebbe lasciato scappare tanto facilmente dalle sue grinfie.
Non gli rimaneva altro che attendere il giorno successivo per andare dal giovane fiorista.















Eren si alzò da letto dopo aver passato una notte un po' turbolenta a causa di parecchi incubi e dal rumore del temporale che non lo avevano lasciato dormire, ma fortunatamente quella mattina era bel tempo.
Il giovane si stropicciò gli occhi e successivamente sbadigliò rumorosamente.
Il ragazzino portò una mano sul ciondolo che gli aveva donato Levi e si mise a guardare la pietra nera che a contatto con la luce del sole, diventava ancora più luminosa.
Eren sospirò e poi si alzò da letto dirigendosi verso il bagno per darsi una lavata.
Si lavò velocemente e dopo tornò in camera per prendere i vestiti riposti nell'armadio.
Si sentiva parecchio solo, la compagnia della madre era la cosa più importante nella sua vita.
Il giovane dopo essersi vestito, scese le scale e andò in cucina per fare colazione.
La casa era silenziosa e completamente vuota, si sentiva solo.
Non poteva continuare a vivere così, avrebbe tanto voluto andarsene via con Levi e vivere con lui, sarebbe stato molto meglio.
Non aveva nessun parente, il padre era scappato e non si era più fatto vivo, non gli conveniva stare lì.



"Forse...potrei andare con Levi...mi ha dato questo ciondolo per avvertirlo di qualsiasi cosa..."




Eren era parecchio indeciso, non sapeva esattamente cosa fare ma l'idea di andarsene via col demone gli piaceva immensamente.

《Si ho deciso! Andrò da Levi!》


Il ragazzino, con molta euforia, tornò al piano di sopra e si mise a preparare tutto il necessario per la partenza.
Levi gli aveva fatto la proposta di andare a vivere con lui quindi era sicuro che non avrebbe di certo rifiutato la sua decisione.
In pochi minuti preparò la valigia con tutti i vestiti e si sentiva immensamente felice perché sapeva che una volta assieme al demone, quell'angelo di nome Mikasa non sarebbe più venuto ad importunarlo come l'ultima volta.
Una volta finito di preparare le valigie il ragazzino si fermò qualche minuto per guardare la sua casa.
Stava per abbandonare tutto, il suo paese, il suo lavoro ma era giusto così.
Non sarebbe riuscito ad andare avanti da solo senza l'aiuto di sua madre che riusciva a gestire il negozio con maestria ed eccellenza.
Non voleva dire a nessuno, gli abitanti lo avrebbero semplicemente preso per disperso oppure trasferito in qualche altro paese.
Un sorriso si formò sulle sue labbra, ripensò a tutti i momenti felici che aveva passato con Carla e alla sua esperienza da fiorista in quel piccolo paese di montagna che era sommerso dai fiori più belli di tutto il mondo.
Il ragazzino si perse nei suoi pensieri quando sentì il campanello suonare e lo riportò alla dimensione reale.


"Chi può essere a quest'ora?"


Eren si alzò dal letto e scese le scale con molta velocità.
Prese il mazzo di chiavi e quando aprì la porta si ritrovò un uomo dai capelli marroni raccolti in una coda e indossava degli occhiali.
L'uomo si mise a guardare attentamente il ragazzino e il suo sguardo non trasmetteva di certo allegria.


《...questa è la casa Jaeger?》

《S-si esatto...se state cercando la signora Carla mi dispiace ma... è morta giorni fa...i-io sono suo figlio Eren.》


L'uomo si sistemò gli occhiali e lo guardò fisso negli occhi facendo venire i brividi ad Eren.


《So benissimo chi sei ragazzino...è normale che tu non ti ricordi di me...sono Grisha e sono tuo padre. Sono venuto a prenderti per portarti via con me nel mio paese.》





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Scusate se aggiorno solo ora ma non riuscivo mai a fare la fine del capitolo!
Troppi impegni in questo mese 😥



The Demon   The Angel  {Ereri}Where stories live. Discover now