Capitolo 11 - Il primo vero appuntamento

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Il giorno successivo, Draco stette in camera sua la maggior parte del tempo, semplicemente perché pensava che sarebbe fisicamente esploso, data la varietà di sintomi che lo affliggeva: lo stomaco gli bruciava, la gola anche e non sapeva perché.
I pensieri non avevano mai corso ad una tale velocità in vita sua, il battito cardiaco era rapido e disarticolato. Sperava vivamente che tutto fosse solo un sogno e che si sarebbe svegliato, senza rivolgere nemmeno un pensiero all'altro ragazzo. Ma nel momento in cui si svegliò, la prima cosa a cui pensò furono occhi verdi e una cicatrice a forma di saetta.
Ed andava avanti così da sempre.
Draco, seduto sul bordo del letto, con i piedi a penzoloni e le mani sudate ci pensava e ripensava... E poi ci pensava e ripensava di nuovo.
Iniziò col solito: "Ma quando cavolo hai iniziato a sentirti così?" poi si spostò verso un: "Merlino! Non riesco a credere che i miei occhi abbiano cambiato colore per lui." continuando con un: "Come ho potuto non vederlo prima?" e si rispose con un: "Perché ti ha respinto." progredendo fino ad un sentimento di tristezza al ricordo.
Poi pensava a suo padre e: "Come potrei mai nasconderglielo?" e di certo il fatto che sarebbe stato squoiato vivo dai suoi genitori lo tormentava costantemente.
Infine tornò indietro e si chiese come il suo cuore sarebbe potuto ritornare a funzionare come prima e il processo mentale avanzò fino a ridursi ad un circolo vizioso che lo occupò per gran parte della mattinata.
Non sapeva come seguire il suo cuore - cavolo! Non aveva mai avuto un cuore da seguire.
Fin quanto potesse ricordare, Draco era sempre cresciuto per gran parte della sua vita pensando che il proprio cuore fosse spezzato, smorto, come un macchinario con una vite svitata; si rifiutava di funzionare per bene perché lui era un Malfoy e l'amore ostacola l'obbiettivo dei Malfoy: il potere. Ma ora il suo cuore era pronto ad esplodere, e non riusciva a comprendere quello che stava accadendo: era il peggior dolore che avesse mai sentito.
Verso circa la metà del pomeriggio si ritrovò in uno stato assurdo. Draco prestò più attenzione a ciò che doveva accadere e a tutta la connessione emozionale che intercorreva. "Piacerei mai davvero a Harry? Posso davvero essere amato? Perché non mi ha stretto la mano il primo anno? Accidenti! Questi sentimenti possono andarsene? Sono concreti?" Dato che ora sarebbe andato ad un verissimo appuntamento con Harry, questi interrogativi lo rendevano ancora più nervoso di prima. Era legittimo affermare ciò.
A volte faceva... non un sorrisetto, cos'è l'altra cosa? Sì, quella, completamente fuori dal nulla, comunque, poco dopo lo sommergeva la rabbia e pochi secondi dopo, la felicità, nonostante i suoi dubbi.
Draco stava rimescolando i suoi profondi pensieri quando un toc toc toc sulla sua porta fece risuonare le pareti.
"Entra." Disse, con la voce che gli si spezzava in un modo non da Malfoy. Pansy aprì la porta ed entrò, solo per guardarlo selvaggiamente.
"Stai bene?"
"No Pansy! No!"
"Guardati! Sei un casino!"
"Davvero, non ne avevo idea." Rispose amaramente, sdraiandosi sul letto e guardando il soffitto.
"Non capisco come possa farmi questo."
"Draco, è solo una cotta." Disse Pansy. "Non dirmi che non ti sei mai preso una cotta prima d'ora."
Sì incammino verso il letto con l'audacia per prenderlo quasi in giro. Mentre lei si sedeva, Draco si rifiutò di guardarla, ma continuò a guardare i mattoni sopra di lui.
"Pansy, mi conosci, conosci la mia famiglia."
"Oh, smettila con il nome 'Malfoy' e quant'altro. Capisco che viene da una famiglia severa e tutto, ma non vuoi mai distaccartene e fare quello che vuoi?"
"No, mai capitato." Deglutí.
"Lascia che riformuli." Si corresse Pansy: "Non hai mai voluto essere un bambino? Mai?"
Questo fece sì che Draco la guardasse: "Essere un bambino non ti porta da nessuna parte." Infine disse: "E se sarò l'uomo di casa un giorno, fare le marachelle non è il modo per imparare a farlo per bene."
Pansy fece un respiro profondo, poi si distese sul letto con pietà. "Tuo padre ti ha fatto il lavaggio del cervello." Draco deglutí, provando a non pensarci. "Mio padre è un mangiamorte, Pansy, in caso tu non l'avessi notato, e immagino che se devo diventare l'uomo di casa un giorno, dovrò esserlo anche io."
"Non la pensavi così, sai. Quando avevi dieci anni hai riso, una o due volte."
"Ridere non ha senso."
"Spero che Potter possa cambiare questo tuo aspetto."
Draco si strofinò la faccia con le mani e deglutí: "Non penso che dovrei andare."
"Forza, non fare la femminuccia!"
"Se io e Potter siamo su sentieri completamente diversi, da parti completamente diverse, cosa ti fa pensare che potrebbe mai funzionare senza che uno rimanga ferito? E Merlino! Mio padre... Se lo scoprisse-"
"Chissenefrega, Draco? Chissenefrega di quello che dice? Non è nemmeno qui, perché non puoi pensare per te stesso per una volta?"
Draco pensò.
"Non lo so, Pans." Disse dubbioso. "Smettila di rendere complicate le cose. Tuo padre non lo scoprirà. È una relazione innocua per lo più, puoi finirla se ti senti a disagio."
"Mi sento a disagio ora."
"Fattela passare." Disse lei bruscamente. "Potter è stato umano abbastanza da lasciarti persino parlare dopo tutto quello che è successo, figurati che vuole venire ad un altro appuntamento con te."
"Perché sostieni tutto questo, Pansy?"
"Perché... Ho un buon presentimento riguardo a lui per te. È così. Perché pensi che abbia proposto te invece di me? Voi due siete... Così contrastanti, ma allo stesso tempo così compatibili ed è molto strano, ma mi ricordo ancora l'espressione sulla tua faccia quando non ti ha stretto la mano il primo anno. Devo ricordare il "Non vedo l'ora di incontrare Harry Potter! Sembra così incredibile! Ha sconfitto il Signore Oscuro quando aveva un anno! Non vedo l'ora di essere suo amico!"."
"Non osare parlarne!"
"Il punto è che hai provato qualcosina per lui da quando tu ne abbia memoria, e da quando io abbia memoria di averti ascoltato." Tentò di non lamentarsi e sembrare supportiva: "Forse questo è un passo nella giusta direzione."
Draco si morse il labbro: "Ma come fai ad esserne certa, Pansy? E se va tutto male?"
"Lascia che accada."
"E se non mi piace davvero come penso e questa malattia mi passa tra qualche settimana e a quel punto sarà solo imbarazzante?"
Non rispose alla sua domanda, ma inserí  nella discussione un argomento che lui non si aspettava: "Come ti sei sentito quando ti ha baciato?"
"Ci stiamo davvero comportando da ragazzine, Pansy. Non bisogna comportarsi mai da ragazzine."
"Sono seria."
Sospirò, sconfitto. "È stato... Strano. Non lo so descrivere. Ma non è stato nemmeno un vero bacio."
"Ma tu vorresti che lo fosse stato?"
"Non lo so... Forse?"
"È stato bello?"
"N... Non ne sono sicuro."
Pansy non sapeva come fargli capire come fossero un bacio brutto e uno bello, quindi fece l'unica cosa logica da fare: rotolò su un fianco e lo baciò.
Draco la respinse immediatamente alla sorpresa improvvisa.
"Pansy! Cosa stai facendo?"
"È stato bello?" chiese.
"Voglio dire... È stato... Strano."
"Strano livello ragazza o strano livello Potter?"
"N...non lo so..."
Pansy si sporse in avanti, più lentamente stavolta e lo baciò delicatamente. Era come baciare un fratello per entrambi loro: disgustoso e inquietante. Draco provò a chiudere gli occhi, provò a immaginarsi una ragazza, non Potter ed era solo così... Sbagliato. Era sbagliato, infatti era molto sbagliato. Draco la spinse via di nuovo e si pulí la bocca, lei lo imitò.
"Era troppo debole." concluse. Le labbra di Potter erano piú decise, risolute, forti.
E sebbene avesse odiato il proprio comportamento durante il "gioco" di Potter, si sentiva come se gli fosse piaciuto essere forzato contro il muro in quel modo, se necessario.
"Potter aveva qualcosa... Qualcosa che... Era magnetico." descrisse. "Ed era elettrico. È stereotipato?"
"Senti quello che senti!" disse semplicemente. "Comunque questo è stato il bacio peggiore della mia vita."
"Stranamente, sebbene ne abbia dato solo un altro e mi sia stato forzato, devo concordare."
"Solo non dirlo a Blaise, okay?" chiese Pansy.
"Oh per piacere, come se volessi che sapesse che ci siamo baciati." Draco sbeffeggiò.
"Quindi andrai con Potter?" Chiese sedendosi, e anche lui lo fece.
"Devo riprendermi il giubbotto." Rispose.
"Gli hai dato il giubbotto?"
"... Aveva freddo..."
"Ci vai serio." Disse Pansy e Draco rotolò per urlare nel copriletto: "Dannato Potter!"
Aveva un forte presentimento che Harry lo avrebbe fatto impazzire.
"Ora che ti sei tolto il peso dal petto," Pansy sollevò un sopracciglio, "Hai intenzione di preparati o vuoi andare ad un vero appuntamento con l'aspetto di uno che è stato calpestato da un'intera folla?"
Draco fece una smorfia, preparandosi mentalmente alla serata innanzi a lui, chiedendosi se avrebbe davvero cambiato la sua vita o no. Indossò delle scarpe con la punta rinforzata in caso che Potter si fosse arrabbiato con lui.
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"Harry aspettò Draco giù vicino al lago, esattamente nel punto che avevano deciso, portando la Firebolt.
Ad essere onesti, le sue speranze che Draco non venisse nemmeno furono deluse quando una figura si incamminò nella sua direzione. Anche questo aveva una scopa, e il cuore di Harry mancò un battito quando lo vide. Non ci volle molto perché il ragazzo raggiungesse l'altro e lo salutasse scoprendo denti.
"Era un sorriso o stai digrignado i denti?" Harry chiese, tentando di trattenere le risate al fallito tentativo di sorridere. La faccia di Draco crollò perché il dubbio lo assalì e si morse un labbro. Come poteva essere stato così stupido?
"Prendi bene gli insulti, Malfoy?"
"No, è-" Draco fu felice di essere interrotto perché non sapeva davvero come dirglielo.
"Okay scusa, siamo ad un appuntamento, devo ricordarmelo."
Harry si calmò, ma poi sollevò un sopracciglio: "un vero appuntamento, giusto?"
"Sì, un appuntamento, lo prometto." Provò a non aggredirlo verbalmente o sembrare insicuro nel tono.
Si morse il labbro di nuovo, "Stai, erm... Stai bene stasera, Potter."
Harry rispose prendendo il cappotto di Draco che teneva nascosto dietro alla schiena e lanciandoglielo in faccia con forza. "Grazie, Malfoy, anche tu stai bene."
Draco si tolse il cappotto di faccia e i capelli gli si erano tutti arruffati, gli lanciò uno sguardo assassino: "Non scompigliarmi i capelli, Potter."
"Ti dà fastidio?"
"Sì." Sibilò.
Harry gli stette di fronte. "Vuoi che te li sistemi?"
"Non con quel nido di ratti che hai in testa!"
Harry allungò la mano, ma Draco la evitò e la prese: "Non osare!"
Harry soffocò una risata, poi usò l'altra mano per passarla nei suoi capelli.
Draco provò ad afferrare anche questo braccio e lo fece con successo, finché Harry non iniziò a lottare fino a bloccarlo a terra.
"Maledetto Potter!" Draco urlò, lottando a fatica per sottomettere l'altro ragazzo.
Harry gli fu sopra e gli bloccò le spalle a terra.
"Sei una peste!"
"Se qualcuno qui è una peste, quello sei tu, Malfoy." rispose Harry, sentendo ancora rabbia repressa dal Ballo del Ceppo.
Il Grifondoro guardò negli occhi di Draco che lo riguardò, Harry poteva praticamente sentire i nervi di Draco, dato che erano così infuocati.
"Cosa ti fa pensare che potrebbe mai funzionare?" disse Draco, dopo uno scambio di sguardi morbosi.
"Lo facciamo funzionare noi" rispose Harry semplicemente.
"Ma non sarebbe complicato?"
"No. Se ti piaccio quanto dici, e tu mi piaci, allora forse, se manteniamo le cose semplici, potremmo farcela. A meno che tu non voglia nemmeno provarci."
Harry scese e si sedette accanto a lui.
Draco si rialzò: "No, lo voglio." Disse, mordendosi il labbro. "Aspetta.. Quindi ti piaccio?"
"Sono qui, no? Quindi smettila di farla complicata." Harry prese delle foglie e gliele lanciò, poi rise e fece sì che Draco facesse quella cosa, sapete, non il sorrisetto, ma l'altra cosa e Harry lo notò.
"Okay, ma vorrei solo informati che quando sorridi sembri un assassino. Perché?"
"Umm, non lo so... Non lo so davvero." Balbettò Draco. "Voglio dire... Non ho mai sorriso davvero prima, tranne dei sorrisetti. Voglio dire, immagino che da bambino avrò riso un po', ma ora non più molto. Non sono bravo, no?"
Non gli piaceva dirlo, anche se era vero. Poteva solo immaginarsi come era quando provava a sorridere.
"Non hai mai sorriso prima?" Harry chiese, aspettandosi la battuta finale che non arrivò mai.
"No, e in effetti credo di non essermi neanche mai scusato prima." Draco cercò di distogliere lo sguardo da Harry a tutti i costi durante questa affermazione.
"Sono la tua prima scusa." Harry, sebbene sorpreso, sorrise. "Sono onorato."
"Beh, mio padre mi ha sempre insegnato che i Malfoy non sorridono, e di certo non si scusano."
"Perché no? Sorridere non è una cosa brutta!"
"Sono affari miei, Potter, non tuoi."
"Harry."
"Potter."
"Harry." e enfatizzò l'Harry.
Draco roteò gli occhi: "Potter."
"Forza, il mio nome non è così difficile."
"Ma Potter suona meglio."
"L'hai detto prima."
"Sì ma stavo fingendo, no?"
"Dillo con me." gli ordinò Harry. "Har-ry. Ora insieme: Har-ry."
"Har-ry." Draco roteò gli occhi.
"Bene, ora sorridi."
Il biondo lo fissò.
"Sorridi! Forza Malfoy, almeno provaci!"
Draco scoprì i denti in un sorriso falso.
"Definitivamente un assassino. aspetta, non muoverti." Harry gli si avvicinò e allungò una mano verso la sua bocca, riposizionandola, tirandogli le guance e separandogli le labbra, finché non sembrò naturale.
"Ecco. Io non esco con qualcuno che non sorride."
Quando Harry lo lasciò, il sorriso di Draco rimase e, sebbene lo sentisse strano quanto il suo cuore, gli piacque quasi.

Drarry - Era tutto solo un giocoWhere stories live. Discover now