Moccioso

2.1K 70 57
                                    

Volevo avvisare che:
Quando troverete una parentesi semplice è un commento del proprietario del punto di vista, quando invece troverete (- la parentesi così allora è un pensiero dell'autrice.

LEVI
Driiiiiiiiiiinnnnnnnnnnnnnnnnnnnn

«oh e hai scassato le pallottole sveglia del cazzo» sbottai alterato prendendo quel macchingegno infernale e sferrandolo contro la parete convincendolo a tacere.
Ancora stanco e arrabbiato mi avviai verso la portafinestre della stanza spalancondala con un botto assordante, concentrai lo sguardo verso il cielo notando dei minacciosi nuvoloni grigi aggirarsi nei dintorni.
Tsk, che schifo di giornata.

Ancora stanco e fumante d'ira andai a lavarmi provando a scacciare via
i miei pensieri che parlottavano rumorosamente, ma nell'esatto momento in cui aprii l'acqua, un fiotto d'acqua ghiacciata mi si fiondò addosso prendendomi in pieno viso
(-Anche l'acqua ti ama Levi). Provai ad aspettare vari minuti per dare il tempo all'acqua di trasformarsi in pura gioia calda. Non accadde nulla, così alterato uscii dal box doccia legando un asciugamano intorno alla vita. Raggiunta la caldaia scoprii della mancanza dell'acqua calda a causa di un malfunzionamento.
Bene! fantastico! Che giornata favolosa!

Dopo essermi vestito, con il mio solito completo da lavoro "d'affari", mi avviai in cucina per avere la possibilità di fare colazione in pace. Appena aprii la credenza scoprii che il mio adorato tè nero era finito, così come i muffin confezionati.
Così, giustamente, decisi di prendermela con una bellissima tazza posta lì vicino lanciandola a terra ,con forza, e rompendola in mille pezzi. Subito me ne pentii e iniziai a pulire il pavimento, buttai tutti i cocci nel cestino usando scopa e paletta e in seguito per sicurezza, lucidai "leggermente" tutta la cucina usando i miei attrezzi specifici.

Stufato e alterato, per tutti i problemi ottenuti in questo piccolo lasso di tempo, mi diressi a passo spedito verso il garage, entrando in macchina e raggiungendo il più velocemente possibile il lavoro.
Quando arrivai finalmente a destinazione, dovetti oltrepassare tutti i mille controlli d'identità, impronte digitali, codici, controllo occhi e altre cretinate, per potere "entrare" all'interno del perimetro della struttura contornato da mille odiose vie piene di ciottoli, fontane, giardini maestosi e ben curati.
Mi avviai al parcheggio e una volta arrivato, appena sceso dall'auto, iniziò a diluviare fortissimo, quasi come se il cielo stesse aspettando solo il momento in cui io avessi messo piede fuori dall'automobile.
«Oh ma si può sapere che ho fatto di male?! Perché ce l'hai così tanto con me?!!» urlai esasperato rivolto al cielo tenebroso.
Peggio di così non potrebbe andare, borbottai mentalmente iniziando a correre verso l'edificio coprendomi il capo con la valigetta. Quando entrai in ufficio mi sentii zuppo fin dentro le ossa, sbuffai e mi lanciai di peso sulla mia comodissima poltrona nera già esausto. Quando finalmente mi sentii rilassato, la pace momentanea venne interrotta da qualcuno, ma non un umano qualunque, No! Ovviamente la mia tanto desiderata tranquillità doveva essere interrotta da un'odiosa e noiosissima quattrocchi che iniziando a parlare a vanvera dei suoi esperimenti sui pesci palla mise a dura prova la mia calma.
Mi sbagliavo poteva andare peggio di così, Addio mondo,pioggia e pesci palla, io mi suicidio.

[....]

«COSA INTENDI DIRE CON CIÒ?!» al momento mi trovavo nell'ufficio di quel cazzone di Erwin, l'arredamento molto moderno conferiva un finto aspetto giovanile all'ufficio, il pavimento era di un bianco lucido quasi nauseante, sulla parete di destra vi era un immenso scaffale di legno in tek con milioni di cartelline e scartoffie in bella vista poste alla rinfusa, sulla parete di sinistra c'era un lungo divano in pelle nera ruvida, alla fine della stanza c'era una scrivania dalla superficie in vetro e con gambe in acciaio dipinte di bianco, davanti essa vi erano due sgabelli girevoli bianchi in plastica dura, e dietro essa una grande poltrona in pelle anch'essa nera ruvida sulla quale sedeva Erwin, dietro di lui la parete era in realtà un'unica e gigantesca vetrata dalla quale si potevano intaravedere gl'immensi giardini e la gigantesca palestra all'architettura moderna dove si effettuavano allenamenti duri ed estenuanti.
Passando alla situazione adesso spiego: Erwin mi aveva convocato di tutta fretta e adesso aveva intenzione di rifilarmi uno stupido moccioso.
Fantastico no ?

KINGS MAN ~ RirenWhere stories live. Discover now