Double personality

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Sentii il moccioso respirare pesantemente e quando mi voltai verso di lui notai che si teneva le tempie dolorante e stringeva gli occhi il più possibile mostrando un espressione di puro dolore.
Poi smise, si alzò in piedi, mostrò un sorrisino strafottente e quando riaprì gli occhi quasi non persi il respiro notando che erano diventati color oro.
Quasi persi la capacità di respirare, invece, quando lo vidi entrare nella stanza.

«Dottor Duncan! Quale onore rivederla.» disse con voce strafottente e sarcastica ma con una tonalità che non gli apparteneva.
Da quando in qua si conoscono?
Perché lo ha salutato ?
Perché i suoi occhi e la sua voce sono diversi?
Che cazzo sta succedendo?!

«Eren?»

***

Levi

«Si, sono io. Sorpreso?»
Si può sapere che cazzo sta succedendo qui ?!
Non ci capisco più nulla. Quello sorpreso qui sono io. Tirai su la manica del polso sinistro ed accesi l'orologio che possedeva una telecamera nascosta. Quando la lucina verde, che segnalava l'inizio ripresa, iniziò a lampeggiare mi posi in una posizione adeguata in grado di darmi sia la possibilità di vedere che quella di riprendere.

«Bé, si! Ovvio che sono sorpreso.
Ti credevo morto.» constatò malcelando un lieve tremore.
Tolse i guanti causando lo schiocco di gomma che struscia sulla pelle e li appoggiò sul carrellino.
Passò velocemente le mani sul viso, togliendo con un movimento fluido la mascherina e la cuffietta, mostrando un viso dai lineamenti leggermente segnati dall'età, con dei lievi residui di barba e un leggerissimo pizzetto castano.
I capelli completamente marroni, privi del più capello bianco, possedevano una tale vivacità da essere in grado di conferire al viso un aspetto più giovane.
A primo impatto vi sarebbe stato impossibile credere che potesse essere un serial killer professionista...
E invece...

«Sei invecchiato» affermò Eren sarcastico spostandosi di qualche passo in avanti. Il suo corpo ad ogni singolo movimento mostrava un'insopportabile strafottenza, accentuata ancora di più dal sorrisino fatto della stessa pasta.
Gli occhi, divenuti di un colore simile all'oro, brillavano di follia.

«Bè, sono passati più di 7 anni.»
Rispose sarcastico accennando un lieve sorrisino privo di emozioni ma rimanendo con i lineamenti duri e gli occhi in guardia.
«Oh andiamo! Non rimanere così tanto sulla difensiva...» ridacchiò Eren iniziando a girare intorno al lettino di metallo sul quale giaceva la vittima ignara.
Poggiò la mano destra sulla lastra di metallo e ad ogni passo compiuto, Eren se la trascinava dietro causando così lo strusciare della pelle sul metallo facendomi rabbrividire senza un motivo apparente.
Si avvicinò con passo lento al dottor Duncan superando il carrellino; accostandosi al suo orecchio sussurò:
«...Non sono mica un mostro.»
Concluse con un tono di voce che mi fece letteralmente raggelare il sangue.
Tutto questo aveva... un non so che di inquietante.
Il dottor Duncan deglutí ma rimase comunque fermo e rigido senza muoversi di un millimetro, così come il suo sguardo.
Ma ciò sembrò bastare al moccioso, perché espanse di più il suo sorrisino amaro e inquietante, un sorriso che se prima era coinvolgente e solare adesso é stranamente tetro e non fa altro se non conferire un aspetto ancora più sinistro a tutta questa macabra situazione.
Emise una risatina lievemente psicopatica e stucchevole così come le sfumature che avevano assunto i suoi occhi. Si allontanò continuando a trascinare con sé la mano destra raggiungendo nuovamente i piedi del letto.
«Ti sbagli. Tu sei, un Mostro.» corresse il dottor Duncan all'affermazione sarcastica fatta poco prima dal moccioso.

Eren... anzi no... quel pazzo dagli occhi oro si bloccò.
Il suo sorriso si aprì sempre di più mostrando tutta la sua infinita pazzia e amarezza, a scorgere il suo stato d'animo fui solo io poiché il pazzo porgeva le spalle al dottore.
Ghignò piano con una scintilla colma di pazzia.
Ci furono circa tre secondi di silenzio.
Improvvisamente, con uno scatto fulmineo il pazzo si voltò, strusciò le braccia ai piedi della lastra con un gesto fluido gettando così due attrezzi di ferro pesante sul pavimento interrompendo quel tetro silenzio con un rumore assordante che mi fece sobbalzare generando un'accelerazione del mio battito cardiaco e un senso sempre più forte di nausea e ansia nei pressi dello stomaco.
Il dottor Duncan non si scompose più di tanto facendo intendere di aver già predetto le sue azioni e semplicemente si limitò a voltarsi verso quel pazzo dagli occhi con sfumature sempre più amare è psicopatiche.
«È COLPA TUA SE SONO COSÌ!!!» urlò squarciando anche l'aria lasciando che il grido echegiasse nella stanza.
Un senso di ansia sempre più stretto e soffocante mi attanagliò la gola impedendomi quasi di respirare.
Il silenzio tornò padrone interrotto solo dai respiri pesanti che quel pazzo rilasciava.

KINGS MAN ~ RirenWhere stories live. Discover now