00. Overture

10.7K 481 283
                                    

La palla di gomma appiccicosa tornò indietro, e Jack riuscì ad afferrarla per un pelo. Di solito gli arrivava in faccia, dunque concluse il proprio allenamento con un sorriso soddisfatto. Stava cominciando a comprendere di nuovo il senso della profondità, che aveva perso a causa dell'operazione.

Si grattò la zona dove un tempo c'era stato il suo occhio sinistro e fece una smorfia.

Ti sei portata via pure quello.

Mise da parte quell'odiosa palla e si rilassò, distendendo le gambe contro il muro della sua camera. Era tempestato di macchioline di muffa, che si infittivano in corrispondenza dei tubi che distribuivano l'acqua nel claustrofobico alveare in cui lui e Nick vivevano.

Era già tanto che avessero ancora un appartamento, visto il morbo in stato avanzato di Jack. Circa tre settimane fa aveva avuto un secondo episodio infettivo. Il fungo si era esteso ai suoi occhi. Uno erano riusciti a salvarlo, mentre l'altro era stato divorato talmente in fretta dal germe che erano stati costretti ad asportarlo per paura che l'infezione si estendesse oltre ogni controllo.

Ora era pulito e, come tutti, era tornato a essere un potenziale infetto, momentaneamente al sicuro. Ormai chiunque viveva accompagnato dal terrore del fungo, proprio come quel muro viveva a contatto con quella muffa. Ogni volta in cui si usciva all'esterno del Rifugio c'era il rischio di inalare o, in ogni caso, venire a contatto con le spore radioattive che infestavano l'aria, il suolo, l'acqua. Una volta che attecchivano, bisognava agire in fretta, perché quella sostanza divorava la carne con la stessa velocità con cui l'acido muriatico distruggeva un pezzo di plastica.

Jack si mise seduto, passandosi una mano sul viso. La ferita era in via di guarigione, specie grazie alle medicine che gli aveva procurato Nick. Non tutti erano stati così fortunati. Molti morivano per via delle infezioni post operazione. Purtroppo i medicamenti erano scarsi e le razioni che distribuivano diventavano sempre più esigue, mentre il bisogno di una cura saliva, saliva e saliva.

Gli infetti venivano messi in quarantena e lasciati a morire con la sola compagnia gli uni degli altri. Quando il caso era incurabile, non c'era posto per l'umanità. L'unica dimostrazione di gentilezza cui si potesse aspirare era un colpo alla testa, una fine rapida e compassionevole, se paragonata all'essere lentamente divorati dal fungo.

Per quattro, terrificanti ore, Jack aveva pensato di essere destinato a quella sorte. Pensava di essere forte, di poter affrontare la morte da stoico, e invece non aveva fatto altro che piangere, implorando Nick di non lasciarlo finire così.

Suo fratello gli era stato vicino, ma non aveva potuto fare molto, tranne che attendere che effettuassero l'operazione e pregare che andasse tutto bene.

Quando si erano rivisti dopo che Jack si era ripreso dall'anestesia, non avevano fatto altro che restare vicini, col terrore viscerale che qualcosa potesse tentare di separarli di nuovo. Nel mondo soffocante dell'alveare, dove si viveva a contatto gli uni con gli altri e, per questo, si aveva il terrore del contagio - e il terrore dei propri vicini, tutti disposti a pugnalarli alle spalle -, la famiglia era l'unico conforto che restasse loro.

Entrambi avevano paura di restare soli, più di ogni altra cosa, e molti condividevano questo orrore: senza famiglia, senza amici. Cosa gli restava, se non avvicinarsi ogni giorno di più alla pazzia?

La solitudine creava fantasmi e mostri, e più di qualcuno era impazzito, per poi lasciare l'alveare e fuggire dal Rifugio, gettandosi nell'abbraccio mortale della palude. Nessuno di loro era mai tornato.

Si diceva che in quel luogo ci fossero ogni genere di creature deformi, creature che erano diventate un tutt'uno col fungo, che, anziché ucciderle, le aveva trasformate. Non si potevano più chiamare uomini o donne, ormai, ma nessuno aveva mai avuto il coraggio di cercare di contattarli. Erano pericolosi, violenti, e con loro non si poteva ragionare. Non capivano più il linguaggio umano.

Jack non sapeva quale fosse la sorte peggiore, ma ora, al sicuro nella sua camera, dopo averla scampata, si sentiva un po' più al sicuro, quanto bastava da tentare di vivere una vita tranquilla almeno all'interno del loro appartamento, lontano dalla nube venefica color verde marcio che aleggiava oltre il limite del muro filtrante che proteggeva il Rifugio.

Si alzò dal letto, appoggiando le mani sulle ginocchia spigolose, e camminò verso la finestra, guardando all'esterno con l'occhio che gli rimaneva.

In lontananza, riusciva a vedere Cram, la parte più interna del Rifugio, dove vivevano i pochi fortunati che avevano ottenuto qualcosa di buono da quel fungo, trasformati in dei dalla malattia.

Almeno Morris aveva una vita decente. A Jack sarebbe piaciuto raggiungerlo nel bunker militare in cui viveva. Dopotutto l'atmosfera non avrebbe potuto essere più angosciante di quella dell'alveare, ma era escluso che lo lasciassero entrare.

Era stato infetto più di una volta, nonostante se la fosse sempre cavata, e per questo la sua presenza non sarebbe stata tollerata. Anche da portatore sano, avrebbe potuto essere un pericolo per l'aria incontaminata di Cram.

Chissà cosa stava facendo Mo, in quel momento. Gli mancava così tanto. L'unico posto in cui lo sentisse ancora era la radio.

Quel pensiero spinse Jack a controllare la sveglia sbeccata sul suo comodino, residuo di altri tempi, un'era cui lui non aveva nemmeno assistito. Era un miracolo che funzionasse ancora: qualche anno fa avevano trovato una scorta di batterie in una delle loro esplorazioni nella palude, e Jack le aveva usate in particolare per le torce elettriche, tenendone alcune per l'orologio. Faceva sembrare il tutto più gestibile, misurare il tempo. Era come se, per un solo istante, tutto smettesse di scivolargli fra le mani e riuscisse a respirare con calma.

Erano le sette, due minuti e nove secondi. Dieci. Undici.

Fra circa ventotto minuti avrebbero trasmesso il giornale serale alla radio, l'unica trasmissione che ancora esistesse, direttamente da Cram, con le notizie della giornata.

Jack sperava che gli avrebbero fatto sentire la voce di Morris. Erano gli unici momenti in cui si sentisse vicino a lui.

Morris aveva già fatto grandi cose per Cram, ma Jack sapeva che, se c'era qualcuno in grado di tirarli fuori da quell'orrenda situazione, era proprio lui. Era l'unica speranza che avesse, e non c'era nessun altro di cui si fidasse a quel modo, a parte Nick.

 Era l'unica speranza che avesse, e non c'era nessun altro di cui si fidasse a quel modo, a parte Nick

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Necromoria [completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora