61. EPILOGO

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Jack si era chiesto per molto tempo se unirsi anche lui a quella missione fosse la cosa giusta. Si era consultato con Pim, che gli aveva detto che l’avrebbe seguito ovunque avesse voluto andare, e con Nick, che aveva approvato, dicendogli che non aveva il diritto di negargli di accompagnarlo.

L’idea della spedizione era stata resa una faccenda pubblica per tutto il villaggio, dunque chiunque avrebbe potuto partecipare, e riuscirono a radunare un piccolo gruppo di dieci esploratori, fra i quali c’era anche Ella, che aveva portato con sé il piccolo radar, assieme a una radio. Ne avevano lasciato uno anche al villaggio, nel caso in cui avessero avuto bisogno di chiedere loro aiuto, nonostante sperassero che non sarebbe stato necessario.

La dottoressa avrebbe guidato la missione, con al seguito Bernie, che aveva offerto le proprie conoscenze mediche, Aaron, Belgor, Nikita, Nick, Jack e Pim, più due Sopravvissute che avevano voluto accompagnarli, tra cui Amber.
Partirono non appena la neve si fece meno fitta.

Jack e Pim se ne andavano in giro a bordo di Baffo, che era molto felice di uscire dal villaggio e zampettava nell’alta erba dei pascoli gialli. I lamenti delle capre allevate dai Sopravvissuti si potevano udire fin lì. Le creature, dal pelo ispido di un vivido giallo canarino, con delle corna blu, li guardarono coi loro strani occhi dalla pupilla orizzontale, mente uno dei pastori li salutava agitando una mano.

I membri della spedizione ricambiarono, gridando dei saluti, mentre procedevano verso nord.


***


Durante il loro viaggio si fermarono a cercare provviste e oggetti di vario tipo nelle case che incontravano sul loro cammino, e Jack trovò un diario. Era abbastanza integro, il fungo non ne aveva ancora divorato la carta. Doveva solo trovare qualcosa con cui scrivere, e avrebbe potuto appuntare le loro avventure o fare dei disegni. Alla fine optò per la seconda possibilità, dato che non era molto bravo a mettere insieme le parole, ma se l’era sempre cavata nel disegno. Da bambino aveva ricoperto le pareti della loro casa con immagini fatte con una scheggia di carbone, rallegrando un po’ l’atmosfera cupa dell’alveare, e aveva sempre avuto un buon occhio per le proporzioni.

La prima cosa che disegnò fu Pim, sdraiata al suo fianco mentre dormivano, accucciata sulla riva di un fiume non contaminato a raccogliere acqua nelle borracce, seduta sul dorso di Baffo. Croak, che Jack aveva deciso di portare con sé, gli faceva compagnia in quei momenti, osservandolo tracciare segni sulle pagine con aria interessata. O forse era solo un’impressione di Jack e la rana dormiva per la maggior parte del tempo, non ne era sicuro. In ogni caso, gli piaceva che la rana riposasse sulla sua spalla, come un bel papergallo. Lo faceva sentire molto più che un piratista, un vero e proprio viaggiatore ed esploratore del mondo.

Il viaggio era molto lungo, e Jack e Pim ebbero modo di stare da soli.

- Tu, Belgor e gli altri avevate ragione – mormorò Jack, osservando il profilo di lei, stesa fra le coperte. Si sistemò accanto a Pim, accarezzandole i capelli, che aveva di nuovo tagliato. Avevano cominciato a crescere meno in fretta, come se il fatto di venire ripetutamente accorciati una volta raggiunta una certa lunghezza avesse fatto capire loro che dovevano darsi una regolata. Persino la sua chioma sapeva adattarsi. – Tenermi impegnato mi fa stare bene. Da quando siamo partiti comincio a sentirmi un po’ meglio. E’ come se avessi di nuovo uno scopo.

- Anche per me è molto utile – disse Pim, distendendosi su un fianco per poterlo guardare in viso. – Mi sento allo stesso modo. Siamo riusciti a fermare i Migliori, ed è il momento di proseguire. Mi ricordo che, appena uscita dalla mia capsula, il piccolo mondo di Cram, del Rifugio e il villaggio dei Sopravvissuti mi sembrava enorme. Ora invece ne vedo i limiti, e ho bisogno di uscirne. Non so se sia perché voglio scappare da quello che è successo, ma non credo. Penso sia più voglia di vedere cos’altro c’è, non volersi fermare al passato.

- Già – mormorò Jack, posando la propria fronte contro la sua. – Sono felice di essere con te, in questo viaggio. Ti sento più vicina.

- Anche io – disse Pim, sorridendo. – Non sai quanto sia felice per te. Vedo che il mondo sta tornando a interessarti. Quei disegni me li farai vedere, prima o poi?

- Sono il resoconto del viaggio. Vorrei che li vedessimo una volta tornati, per capire quanto sarà cambiato da quando siamo partiti. Quanto noi saremo cambiati.


***


Quando, due settimane dopo, raggiunsero il villaggio che li aveva contattati, il paesaggio era completamente diverso.
Non restava nulla della palude.

Il fungo si era adattato al clima della costa, trasformandosi in una serie di ragnatele volatili che si formavano fra grandi palme dalle foglie rosse, e atolli di spore che galleggiavano sull’acqua dell’oceano. Di notte era uno spettacolo magico: era come se il mare si riempisse di stelle.

***

Jack parlò anche con Ella in quei giorni e la donna gli fece capire che non lo incolpava della morte di Morris. Si vedeva che la sua scomparsa le pesava, ma era come se una parte di lei avesse sempre saputo che non avrebbero potuto stare insieme.

- Perché? – le chiese Jack, facendo in modo che Baffo mantenesse il passo della lucertola gigante che faceva da destriero a Ella.

La donna sospirò, stringendosi nel giubbotto. Il suo respiro formava delle nuvolette opache.

- Ho vissuto con lui per tanti anni, Jack, e non siamo mai riusciti a dirci una parola. Se tu avessi abitato a Cram, sapresti perché sto dicendo queste cose: nonostante fossimo connessi, c’era un muro insormontabile fra tutti noi. Era come se ci fosse permesso condividere certe cose, ma vietato esprimere delle altre, con lo scopo di farci sentire in colpa per i nostri stessi pensieri, per ridurci a riflettere sulle sole cose permesse – raccontò Ella, guardando dritto davanti a sé, gli occhi che si perdevano nelle immense piane della costa, priva di qualunque abitazione. La vegetazione era brulla e selvaggia, costituita da piccoli arbusti coriacei e animaletti corazzati, come scorpioni e granchi dalle chele verdi. – E’ deumanizzante. Ci facevano sentire dei numeri, assolutamente degli zeri. Morris, lui… lui era complicato. Sapeva di far parte del sistema, ma, allo stesso tempo, si sentiva al di sopra di esso. Ho sempre ammirato la sua intelligenza, le sue grandi capacità. Quando ero con lui avevo la costante sensazione che avrebbe potuto eccellere sia nel bene che nel male. Compiere atrocità indicibili, e grandi atti d’amore. Morris era particolare, era due persone diverse. Non avrebbe potuto vivere per sempre con quella scissione dentro di sé: avrebbe dovuto affrontarla e una delle due personalità avrebbe dovuto prevalere, o si sarebbero annullate a vicenda, che è quello che è successo, alla fine. Hai avuto un ruolo più marginale di quanto tu creda, Jack. Questa guerra… tutto quello che è successo, è stato colpa di Morris, in un modo o nell’altro. Era come se avesse preparato tutto per il suo grande teatro, per il finale dello spettacolo, affinché noi potessimo guardarlo. Ha superato se stesso, Jack. E’ diventato immortale in maniere che noi non possiamo neanche immaginare, si è trasformato davvero nel Grande Vincitore, come spesso si definiva. Non ha mai compreso il fascino delle piccole cose. Solo alla fine ha capito cosa contasse davvero, ma ormai la sete di potere l’aveva divorato a tal punto da aver lasciato poco del suo vero se stesso, da essersi trasformato in un mostro tanto pericoloso da dover essere abbattuto. Ha annullato un grande male, ponendo fine alla sua vita. Quella battaglia era persa da molto tempo, Jack. Tu, come tutti noi, sei stato uno degli elementi del suo gioco.
La donna fece una pausa, voltandosi verso di lui. Pim stava dormendo, la testa posata sulla spalla del ragazzo, che la teneva stretta a sé per impedirle di cadere.
- Però ti ha voluto bene. Ne ha voluto anche a me, a modo suo. Morris era incomprensibile, Jack, ma abbiamo fatto tutto quello che potevamo per salvarlo. Solo che lui non poteva essere salvato, semplicemente perché non voleva. Ha sempre pensato di poter fare tutto da solo, persino quando aveva un disperato bisogno di aiuto. Aveva cominciato ad avere delle visioni più ampie, ma era troppo tardi, e non si poteva tornare indietro. Io credo che il passato non ti condanni, ma sicuramente ti definisca, Jack. Certe cose non si possono cancellare.


***


Alla fine del viaggio, Jack poteva dire di avere le idee un po’ più chiare. Stare fuori, tenersi impegnato lo avevano aiutato a recuperare un contatto con la realtà, e aveva concluso che doveva smettere di darsi la colpa dell’accaduto, per quanto la sentisse ancora, per quanto la mancanza di suo fratello fosse un pugnale nel fianco.
Sembrava che tutti fossero riusciti a vedere l’accaduto in modo proporzionato, senza lasciarsi travolgere dalle proprie emozioni. Jack non sapeva se le stessero nascondendo, proprio come lui, ma decise di imitarli. Quei pensieri su Morris sarebbero sempre stati lì, ormai facevano parte di lui, ma doveva smettere di guardarli come un peso terribile. Jack non aveva mai voluto fargli del male, ed era vero che quel fatto era stata l’ultima, grande cattiveria di Stein, che aveva deciso che, se doveva morire, voleva lasciare un’immensa cicatrice alla persona cui Morris teneva di più, e l’ultimo atto di nobiltà di Morris stesso, che aveva deciso di sacrificarsi per mettere la parola fine a quel dissidio interiore che aveva finito per trasformarsi in un’autentica catastrofe, che aveva colpito persone al di fuori di lui in modi che non avrebbe mai immaginato.
Sì, quelle riflessioni non l’avrebbero mai abbandonato del tutto, ma Jack poteva imparare ad abbassarne il volume, impedire loro di rovinargli la vita. Era la sua, non quella di Morris. Lui non era suo fratello, e non era nemmeno di suo fratello. Apparteneva a se stesso, nonostante spesso gli avessero fatto credere il contrario, e Morris l’avesse legato a sé a doppio filo, in una relazione affettiva che aveva un che di abusivo, specie nei momenti in cui era Stein ad avere la meglio.

Jack aveva deciso che da allora in poi si sarebbe goduto ogni giorno, e l’avrebbe fatto per se stesso, per Pim e per le persone cui voleva bene, con cui aveva una relazione sana, e che desideravano lui stesse bene a sua volta.

Mentre pensava a quelle cose, stava osservando il mare, seduto su uno scoglio nel quale riposavano dei piccoli nautili dai gusci blu, il diario coi disegni poggiato su un ginocchio.

Stava disegnando quella vista, nella quale il cielo verde e il mare bluastro si perdevano, e non c’era più un orizzonte distinto, ma solo un grande amalgama. Di nuovo un intero.

Quella mattina avevano incontrato gli abitanti del villaggio sulla costa per la prima volta, e si erano rivelati essere gente gentile, che aveva offerto loro un riparo e condiviso il proprio cibo. Avevano discusso a lungo, raccontandosi cos’era successo negli ultimi anni, di come avessero cercato a lungo altri segni di vita e credessero di essere rimasti i soli sul pianeta. Era accaduto lo stesso ai Sopravvissuti, e questo aveva fatto capire loro che forse c’erano altri piccoli accampamenti di umani, sparsi qua e là. Il loro mondo stava cominciando ad allargarsi, un passo alla volta. Forse un giorno sarebbe potuto tornare a essere un bel posto. Jack non sapeva se avrebbero visto quel tempo, ma trovava che anche quello che avevano adesso fosse bello.

Il ragazzo avvertì una mano sulla spalla e alzò lo sguardo.

Era Pim.

- Ciao – mormorò lei, sedendosi al suo fianco. – Cosa fai qui, tutto solo?

- Disegnavo – disse Jack.

La ragazza annuì e restò a guardarlo mentre tracciava il profilo dell’orizzonte con una scheggia di carbone.

- Queste persone sono affidabili – mormorò Pim, stringendosi a lui, la testa sulla sua spalla. – Mi piacciono. Credo che andremo d’accordo. Se trovassimo altri villaggi come questo, il futuro potrebbe essere migliore.

- Sì – mormorò Jack, accarezzandole la testa, mentre terminava il disegno e infilava il diario nel giubbotto per poterla abbracciare. – Però, sai, sono contento di quello che ho, Pim.

La ragazza sorrise.

- Alla fine non ti ho mai dato un nome – sospirò Jack, poggiando la schiena contro lo scoglio alle loro spalle. Il mare scrosciava dolcemente contro le rocce.

- Pim va benissimo, Jack. Mi ricorda da dove vengo e quello che mi è successo, ma anche dove sto andando, nonostante la meta non sia così importante, in fondo… ciò che conta è il viaggio, e voglio farlo con te.

Jack la guardò in silenzio, contemplando i suoi lineamenti dolci, e pensò che avrebbe dato qualunque cosa per lei. Le era grato per essergli stato vicino nei periodi più bui, per non avergli voltato le spalle.

Grazie a Pim non aveva più paura.




FINE


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Eccoci alla fine di Necromoria!
Spero che questa storia vi sia piaciuta, che vi abbia trasmesso delle emozioni e che i personaggi saranno con voi per un po'.
Sono sia felice che triste per la sua fine, come quando si arriva al termine di un viaggio, nonostante io l'abbia terminata mesi fa, ormai. Però voi leggete la fine solo adesso, e insomma, così è proprio finita 🐸 Mi mancheranno i vostri commenti!
Vorrei fare un capitolo in futuro in cui rispondo alle vostre domande sulla storia, quindi se volete farne questo è il posto giusto, commentate su questa riga.
Se avrete mai tempo e voglia, passate a dare un'occhiata alla via delle rune, potreste trovare un'altra storia per farvi compagnia e farvi volare in un altro mondo per un po' e sfuggire alla noia.
Alla prossima e grazie davvero tanto per essere stati con me fin qui!

Necromoria [completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora