26. IL NUOVO APPRENDISTA

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Nick era disteso a pancia in giù nel letto. Si trovava a metà fra la veglia e il pacifico mondo di Morfeo. Aveva fatto un sogno piuttosto strano ma piacevole su un tizio che viveva al Rifugio. Si chiamava Eddie e lavorava nella squadra di raccolta legno: praticamente era un boscaiolo, peccato che gli mancassero quella camicia a quadrettoni così interessante che indossavano certi tizi nelle vendite pubblicitarie che sfogliava Jack da bambino. Probabilmente il Rifugio era stato una specie di tipografia per quel genere di cose ai tempi della civiltà d'acciaio, prima che il mondo crollasse, e c'erano un sacco di quei giornaletti. Nick gliene aveva fregati un paio di nascosto, e se li sfogliava in un angolo della cucina, chiedendosi perché gli piacessero tanto quelle figure. Ci era arrivato qualche anno dopo, una volta più grande, ma non l'aveva mai detto a Jack, men che mai a Morris. Nonostante tutto, sospettava che il cucciolo lo sapesse già, a giudicare da come l'aveva incoraggiato un paio di volte, dandogli delle gomitate complici nelle costole quando Nick lasciava che il suo sguardo seguisse il profilo di Eddie nei momenti in cui gli passava accanto.

- Eh eh – diceva Jack, con l'aria di chi vedeva più in là, sollevando il mento come un cretino.

- Smettila di fare il coglione – lo rimbrottava Nick, rifilandogli un pugno poco convinto sulla spalla.

Pensava fosse stato Jack il responsabile del suo primo incontro serio con Eddie. Quel moccioso si divertiva a fare da Cupido.

Un giorno, mentre rientravano da un viaggio nella palude, avevano trovato Eddie davanti alla loro porta di casa.

- Jack mi ha detto che avevate bisogno di legna – aveva mormorato il ragazzone, fissandosi i piedi. Malgrado fosse un gigante, Eddie era sempre stato di poche parole e di una timidezza tale che era difficile parlargli senza far sì che il suo volto prendesse una delicata sfumatura viola melanzana.

- Ah, ma davvero? – aveva borbottato Nick, fulminando il fratello con lo sguardo.

Jack aveva emesso un buffo rumore di deglutizione e una risatina da beota, per poi farfugliare che aveva cose da fare e allontanarsi con l'andatura di chi sapeva che, dopo, le avrebbe prese.

- Grazie per aver portato la legna – aveva sbottato Nick, più brusco di quanto volesse, ancora intento a pensare a cosa avrebbe usato per picchiare suo fratello una volta che fosse tornato a casa. La padella, magari. Quando gliela dava in testa emanava un piacevole "gong".

- Di niente. Non è che tu hai qualche batteria da passarmi? Sai, come pagamento.

- Certo, vieni.

Erano entrati entrambi in casa, uno più imbarazzato dell'altro.

- Siediti – lo aveva invitato Nick, indicando il tavolo.

Il ragazzone aveva ubbidito, crollando per terra. Il tavolo era una superficie bassa e rozza, si mangiava seduti.

- Vuoi qualcosa da mangiare? – gli aveva chiesto Nick, per poi pentirsi subito dopo. Non aveva nulla di buono da offrire, solo la sua zuppa, che Jack sosteneva fosse squisita ma che lo chef era perfettamente consapevole facesse schifo.

- No, no, grazie.

Si erano fissati in silenzio per un attimo, poi Eddie aveva tossito e Nick era tornato a occuparsi della ricerca delle batterie.

- Che misura ti serve?

- D.

- Per cosa?

- Abbiamo trovato una piccola stufa in discarica, di quelle d'antiquariato. Pensa te, va a batterie. Almeno adesso non creperemo di freddo, di notte.

Nick aveva annuito e gli aveva passato le batterie.

- Grazie – aveva brontolato Eddie, aggrottando le sopracciglia. Sembrava improvvisamente interessato ai propri piedi e non riusciva a distogliere lo sguardo da essi.

Necromoria [completa] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora