23. PROIETTILI D'ACIDO

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- Sveglia!

La voce di Nick lo strappò bruscamente al sonno pesante, privo di sogni, che lo stava cullando. Jack aprì gli occhi e si mise seduto, scostando la coperta lanosa e pungente dalle gambe nude.

- Che ora è? – chiese, soffocando uno sbadiglio. Era da qualche giorno che non dormiva così bene. Forse aver affrontato Aaron stava portando dei risultati.

Nick guardò fuori da una delle piccole finestre scavate nella spessa corteccia dell'albero, scostando lo straccio che la ricopriva.

- Le undici circa. Non è una bella giornata, sta piovigginando.

Jack annuì e abbassò lo sguardo sul proprio grembo. La raganella, seduta fra le coperte, gli restituì lo sguardo con aria stralunata e gonfiò lentamente il mento, emettendo un gracidio prolungato.

- Hai ancora quella bestiaccia? – brontolò Nick, mentre frugava nelle mensole alla ricerca di qualcosa con cui fare colazione.

- Non è una bestiaccia – rispose Jack, raccogliendola con delicatezza. Si trascinò fino al tavolo, lasciandosi cadere su una sedia, mentre si stropicciava gli occhi con la mano libera. Il sinistro cominciava a dargli meno fastidio. Fino ad allora la sua vista era stata sfocata o erano comparse delle macchioline livide nel suo campo visivo, ma ormai era quasi del tutto guarito. Tutto merito della ragazza rosa.

Jack depositò la raganella sul tavolo e lei restò immobile dove l'aveva poggiata. Lei e Nick si squadrarono con reciproco disappunto, mentre il ragazzo frugava nel cesto delle verdure alla ricerca di qualcosa che potesse piacerle. Jack prese una larga foglia arancione e blu, una radice azzurrina e un paio di piccole rape argentee. Depositò la verdura sul tavolo e stuzzicò la raganella con un pezzetto di radice.

Lei la annusò, poi fece un mezzo passo all'indietro.

- Okay, okay, questo non ti piace.

Provò con la foglia, e la raganella ci camminò sopra. Le rape le ignorò direttamente.

- Non so cosa darle da mangiare – piagnucolò Jack. – Deperirà.

- Sei tu che hai voluto prendertene cura – disse Nick, inarcando le sopracciglia con fare sentenzioso. – Adesso te la tieni.

- Non hai idea di cosa possa cibarsi?

- No, ma forse i Sopravvissuti lo sanno. Prova a chiedere a Belgor.

Jack annuì e cominciò a mangiare il pane, dove Nick aveva spalmato uno strato di miele bluastro. Assieme a quella pietanza bevvero linfa di baobab, direttamente estratta dall'interno del tronco. In ogni baobab-casa c'era un rudimentale rubinetto dal quale farla uscire. Più il baobab era vecchio, più era dolciastra: era migliore di qualunque beverone servissero al Rifugio ed era ricca di vitamine.

Da quando si era svegliato Jack stava rimuginando su una certa cosa, e decise di parlarne con Nick.

- Bernie mi aveva parlato di un Sopravvissuto scappato dal laboratorio di Cram. Dice che sa cose su Morris. Penso di dovergli parlare.

Suo fratello terminò di masticare il pezzo di pane che aveva in bocca e sospirò, poggiando la testa su una mano.

- Sei sicuro di volerlo fare?

- Perché no? Voglio sapere che cosa fa Morris là dentro. Devo sapere se ha davvero fatto tutte... tutte quelle cose. Qui pensano che sia un mostro. Ma ci dev'essere stato uno sbaglio, i Migliori cercano di metterlo in cattiva luce. E poi, al Rifugio...

Nick trasse un sospiro più profondo del precedente e tornò a concentrarsi sul cibo.

- Vedila come vuoi, Jack. Sai che cosa penso di Morris. Per me ha smesso di essere parte della nostra famiglia molti anni fa. Siamo solo io e te, adesso. Non ha senso continuare ad andargli dietro, ormai è un Migliore.

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