Capitolo 9

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Si guardò indietro un'ultima volta, per poi balzare giù dalla finestra e sparire tra tetti pericolanti delle poche case ancora in piedi.
Lo Sharingan risplendette da sotto la maschera di porcellana, tornata ad essere il suo volto. 

Non avrebbe più fatto ritorno al villaggio, ne era consapevole. E, nonostante fosse una sua decisione, il suo corpo era tutto un fremito, il battito del suo cuore non si decideva a calmarsi.

L'aria fredda della notte gli sferzava la pelle scoperta dalla divisa da Anbu, facendolo rabbrividire; la luna piena faceva capolino da sottili nuvole bianche, donando al villaggio, silenzioso e terribilmente tranquillo, un'atmosfera quasi inquietante. Finalmente, in lontananza, scorse le luci del carcere di Konoha.
Era stato l'unico edificio a non essere stato intaccato dalla forza distruttiva della ragazza, grazie alla potente barriera che lo circondava. Fermò la sua corsa, saltando agilmente su un grande pilastro.

«Kuchiyose no Jutsu.» mormorò, la mano segnata di sangue. 

In una nube di fumo bianco, apparve Pakkun, con una zampetta alzata in segno di saluto.

«Come posso aiutarti?» gli chiese a bassa voce, capendo subito che qualcosa non andava.

L'Hatake esitò. Stava davvero facendo la cosa giusta?

«Ho bisogno di sapere esattamente quanti shinobi siano a guardia della prigione.»

Il cagnolino annuì, preferendo non indagare. Conoscendo il padrone, tutto si sarebbe fatto chiaro da sé. Anche se, probabilmente, aveva già capito le sue intenzioni; Ayumi.
Chi altro se non quella ragazza? Aveva perso la testa, ne era certo. 

Annusò l'aria per qualche istante, gli occhi socchiusi. «Sono in due all'ingresso principale, cinque per ognuno dei quattro punti di vedetta ed uno per cella. Tutti Anbu.»

Kakashi rifletté. Erano tanti, ma non troppi per il suo Sharingan. E poi, aveva ancora il suo asso nella manica. Certo, lo avrebbe messo fuori gioco per un paio di giorni e con le Forze Speciali alle calcagna non sarebbe stato facile; ma era la sua unica possibilità.

«Andiamo.» 

Lo stesso tono di quel giorno nella foresta, la stessa parola che aveva dato inizio alla più grande avventura della sua vita.
Prese lo slancio, ma si immobilizzò, percorso da un violento brivido. L'aria si fece pensante di colpo, la tensione era palpabile. L'immagine della ragazza, gli occhi vitrei ed un spesso manto di chakra che distruggeva qualsiasi cosa vi entrasse in contatto, si impresse sulla rètina dello Sharingan.

«Kakashi? Che succede?»

«Dobbiamo allontanarci da qui.» 

Stava nuovamente perdendo il controllo del suo potere; era questione di minuti prima che si scatenasse e radesse al suolo ogni cosa. Nemmeno la barriera l'avrebbe fermata, quella volta.

Calò il silenzio; fu come se il tempo si fosse fermato. Il fiato dell'Hatake rimase sospeso a mezz'aria, il vento freddo si fermò.

«Pakkun!» 

Afferrò il cane ninja e lo trascinò a terra, al riparo dietro ad una grande pila di robuste travi di legno.

Una forte esplosione fece loro contorcere lo stomaco, il cuore rimbombò loro nel petto. L'allarme della prigione sembrava un lontano eco, ogni rumore era ovattato.

Kakashi si alzò, barcollando, la maschera si era incrinata leggermente a causa del contraccolpo. Le travi erano spostate, ogni cosa intorno a loro era stata colpita dall'onda d'urto; dall'ala est del carcere usciva denso fumo nero, molti gli Anbu rimasti feriti. La barriera non aveva retto.

FadedWhere stories live. Discover now