Capitolo 16

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segnerà l'inizio e la rispettiva fine dei flashback. Buona lettura.

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«Molto commovente...» sogghignò, con il respiro affannoso «Non pensavo mi avresti dato tanti problemi, Ninja Copia.» 

Ormai stava per esaurire le forze. Lo Jikan doveva consumare molto chakra.

Kakashi approfittò del momento per sfilarsi dal tascapane una piccola pergamena, che srotolò dopo aver composto alcuni simboli.
Era una tecnica speciale, ancora in fase di sperimentazione, che consisteva nel racchiudere il chakra in un determinato oggetto, in modo da trarne beneficio in caso di bisogno.
Pregò con tutto sé stesso di riuscire a recuperare anche solo una piccola parte delle sue energie; anche lo Sharingan era al limite.

Il tempo riprese a scorrere normalmente. La bestia bianca cacciò un profondo ruggito, che fece tremare il pavimento allagato, increspando l'acqua. 

Dopo pochi istanti, l'Hatake sentì nuovamente la forza scorrergli nel corpo. Stava funzionando.

«Maledetto...» 

Kuma era in difficoltà. Controllare l'Inugami si stava facendo sempre più faticoso. Doveva affrettarsi a raggiungere Konoha, prima di perdere il potere sulla sorella.
Balzò all'indietro, aggrappandosi al mantello candido del demone, per poi conficcargli un kunai nella pelle. Questi guaì di dolore, senza tuttavia muovere un passo.
Lentamente, il ragazzo iniziò ad assorbire un po' dell'incredibile chakra di Ayumi, rimettendosi in forze.

Quindi, con un ghigno raccapricciante, spezzò il contatto con lo Sharingan ed i due si ritrovarono nuovamente nella foresta, buia e terribilmente silenziosa.

La tensione era palpabile. Una fitta nebbia calò, rendendo la visuale ancora più ridotta.

«Ci vediamo al villaggio... Prova a salvarlo, se ne sei capace!» 

La voce di Kuma era sempre più distante e Kakashi non riusciva a capire da che parte andare.
Persino il suo potere oculare era inerme, di fronte alla tecnica del velo di nebbia.
Proprio come la prima volta, decise di chiamare i suoi fedeli cani ninja.

E, come al solito, Pakkun era davanti a tutti, con la zampetta alzata in segno di saluto, pronto ad eseguire qualunque ordine fosse stato impartito dall'Hatake.

«Indicami la via più veloce per Konoha. In fretta! E voi, copritemi le spalle!» 

La squadra annuì, per poi scattare in avanti ed eseguire gli ordini del padrone.

"Ti troverò, Ayumi. Costi quel che costi."

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L'aria era carica di tensione.

Le vie del villaggio erano deserte, silenziose e buie, tanto da mettere i brividi. Le impalcature delle case in costruzione scricchiolavano mosse dal vento freddo, nemmeno un lampione era acceso. Tutti gli abitanti erano stati evacuati e messi al sicuro sul monte Hokage, nei rifugi di emergenza scavati nella roccia.

Armato del suo fidato bastone di diamante, Hiruzen era in testa all'esercito di shinobi, affatto numeroso. C'erano sentinelle ad ogni torre di controllo, pronte a lanciare l'allarme al minimo movimento.

Il tempo sembrò fermarsi per qualche istante, l'atmosfera si fece pesante da togliere il fiato.

Un'ombra si avvicinò lentamente all'ingresso di Konoha, minacciosa e con gli occhi carichi d'odio ed impazienza.

«C-chi va là?» urlò una guardia, intimorita.

Un ghigno agghiacciante fece capolino sul volto ombroso del nemico. 

FadedWhere stories live. Discover now