Capitolo 13

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«Fermati, ti prego!»

Il ragazzo srotolò la piccola pergamena, tenendo lo sguardo privo di tatto sulla sorella, che non smetteva di dimenarsi, i dolori lancinanti.

Si avvicinò a lei, sprezzante, e la afferrò per il collo.

«Kuma...» lo implorò a mezza voce, cercando disperatamente di non collassare sotto la stretta possente del fratello. Il ghigno sul suo volto si allargò maggiormente, facendole venire i brividi.
Non era il suo fratellone, non più.

Le affondò la punta di un kunai appena sotto la mascella, fino a che denso sangue scuro non la imbrattò.

Lei, immobilizzata dal dolore e dalla paura, iniziò a tremare convulsamente, sapendo fin troppo bene cosa stesse per fare.
Kuma segnò la pergamena con lo stesso liquido scarlatto, per poi stenderla sul pavimento di piastrelle nere, scheggiate e ricoperte da uno spesso strato di polvere.
Compose con le mani simboli sconosciuti e complicati, accumulando il chakra.

«Kuchiyose no Jutsu.»

La sala venne avvolta da un silenzio opprimente, la tensione era palpabile.Una lacrima le rigò il viso.

Era la fine.

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Inchiodò bruscamente, slittando sulla neve.
La terra stava tremando.
Una forte sensazione di pericolo lo invase, facendogli venire i brividi.

Scoprì l'occhio sinistro, che brillò nel buio, sceso decisamente troppo presto.
Era debole, ma riusciva a percepire un chakra familiare. Nonostante i chilometri di distanza, capì che si trattava di una potenza assurda, superiore a quella del Kyuubi che aveva ucciso il suo maestro e centinaia di shinobi a Konoha, pochi anni prima. 

Il ricordo di quella notte sanguinosa si fece strada tra i suoi pensieri e, con esso, lo stesso dolore provato in quei momenti, quando aveva perso anche le ultime due persone a lui più care: Minato e sua moglie Kushina.
L'unico superstite della famiglia era stato il figlio neonato, nel corpo del quale il Quarto era riuscito a sigillare il demone, poco prima di esalare il suo ultimo respiro.
Nonostante il Terzo Hokage cercasse di tenerlo nascosto, gli abititanti avevano scoperto da subito la natura del bambino e lo disprezzavano, spinti dalla paura.

Non poteva permettere che Ayumi subisse la stessa sorte.
Nel momento in cui gli aveva mostrato il sigillo, capì che doveva servire a confinare un potere troppo pericoloso per essere risvegliato e manipolato a proprio piacimento; probabilmente, nemmeno lo Sharingan sarebbe bastato per controllarlo.

Sguainò la katana, voltandosi di scatto.

«Potete anche smetterla di giocare a nascondino.»

A quelle parole, si materializzarono due membri delle forze speciali, mascherati ed armati fino ai denti.

«Brillante come sempre, Ninja Copia.» sogghignò il primo, estraendo una pergamena dal tascapane.

«Per tua fortuna, ci è stato dato l'ordine di mantenerti vivo.» sputò il secondo, con disprezzo «L'Hokage ti ritiene indispensabile per evitare lo scoppio di una guerra.»

«Immagino che voi sappiate molto più di me su tutta questa storia.» constatò Kakashi.

«In realtà, il piano era seguirti fino a che non ci avessi portato dal nemico. Ma, arrivati a questo punto, non ha senso tenere nascosta la verità.» continuò il primo, lanciando un'occhiataccia al compagno «Saprai tutto quello che devi sapere. Se ci aiuterai, la pena di morte per aver disertato la Foglia verrà annullata e potrai tornare a fare parte degli Anbu, anche se sotto stretta sorveglianza.»

«Non m'importa di quello che succederà a me. Ma alla ragazza.» 

Il suo tono di sfida fece gelare loro il sangue nelle vene.

«L'Hokage non ha accennato alla fine che avrebbe fatto la forestiera. Non ci è stato specificato di mantenerla in vita. Se necessario, la uccideremo per il bene del villaggio. Se ti opporrai, la seguirai all'inferno, Ninja Copia.»

Strinse i pugni tanto che gli si ingrossarono le vene lungo l'avambraccio. Non lo avrebbe permesso.

«D'accordo.» si limitò a rispondere, reprimendo la rabbia «Ditemi tutto ciò che sapete.»

I due si guardarono per un momento, poi il primo, un ragazzo molto giovane e con i capelli di un rosso vivo, prese parola.

«La ragazza fa parte di un clan ancora più antico degli Uchiha e dei Senju. Inizialmente si trattava di un gruppo di famiglie nomadi, che si spostavano di luogo in luogo per proteggere la loro abilità oculare, la quale superava di potenza persino lo Sharingan ed il Byakugan; essa prendeva il nome di Jikan. Tale abilità era ereditata solo ed esclusivamente dal primogenito maschio della famiglia più potente, che veniva trattato con tutti i riguardi e veniva difeso ad ogni costo.
Dopo anni di persecuzione a causa del loro immenso potere, trovarono un posto tranquillo e nascosto dove fondare il clan, che avrebbe poi preso il nome di Mizutani.
Vissero in tranquillità fino allo scoppio della Terza Grande Guerra, che vide il piccolo villaggio nel mezzo degli scontri tra il Paese del Fuoco e quello della Terra, i quali si contendevano il territorio dell'Erba. Essendo il primogenito ancora troppo giovane per combattere, per evitare di essere scoperti e distrutti, decisero di chiedere aiuto alla Foglia. L'Hokage, avendo sentito parlare della loro forza, accettò la richiesta e promise di mantenere il segreto.
Poi, successe l'inimmaginabile.
L'intero clan fu sterminato dall'interno, senza lasciare nemmeno un superstite. O, almeno, così si credeva. Dopo l'incidente della forestiera all'ospedale, il Terzo ha deciso di rinchiuderla e rivoltarla come un calzino; non ne era convinto, ma l'enorme quantità di chakra rilasciata in quell'occasione, gli aveva fatto subito pensare ai Mizutani. Dopo la seconda crisi, non aveva più dubbi. Era lei l'unica sopravissuta del clan.»

Una folata di vento gelido scosse le fronde innevate dei sempreverdi, unici testimoni del racconto nell'oscurità. Il silenzio si fece ancora più  opprimente.

«Ora tocca a te, Ninja Copia.» affermò il secondo ragazzo, più alto del primo e con i lunghi capelli neri raccolti in una coda bassa, il viso nascosto dalla stessa loro maschera di porcellana e la divisa immacolata «Dubito che, dopo tutto questo tempo passato con lei, tu non abbia scoperto nulla sul suo conto.»

Sospirò «Non è l'unica superstite.»

Gli Anbu lo fissavano come se avessero visto un fantasma.

«Che cosa intendi dire?»

«Qualcun altro è sopravvissuto allo sterminio. E sono quasi certo che sia proprio l'autore di quella carneficina.» Il tono era freddo e carico d'odio.

«Se ciò che dici è vero,» intervenne il primo «quel pazzo deve essere ancora in circolazione.»

«Sì. Arrivati a questo punto, sospetto che miri proprio a Konoha, anche se per ora non ne capisco il motivo.» Si interruppe per un momento, in modo che non gli tremasse la voce «Ha rapito la ragazza.» 

«Se è così, è prioritario trovarli prima che raggiungano il villaggio.»

L'Hatake annuì «Posso ancora percepire il suo Chakra. Dobbiamo muoverci, non possiamo aspettare che faccia giorno.»

Così, i tre presero a correre, cancellando le loro tracce grazie alle tecniche delle Forze Speciali.
Le loro sagome sfrecciavano nella notte, agilmente e senza fare alcun rumore, con l'aria che scompigliava loro i capelli e congelava ogni centimetro di pelle lasciato scoperto dalle divise.

Ma non gli importava del freddo; la vita di Ayumi dipendeva da lui. 

Così come la sorte dell'intero mondo degli shinobi.

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FadedWhere stories live. Discover now