Prologo

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Presi con delicatezza il mio strano, piccolo portacipria in ossidiana. Sul coperchio nero lavorato finemente, era disegnata una falce di luna blu attorniata da motivi floreali in oro. Me lo aveva regalato la nonna per il mio dodicesimo compleanno.

- Ormai sei cresciuta ed è giusto che, anche tu, possa sapere cosa accade in giro.-

Queste erano state le parole che lei mi aveva detto quel giorno, l'ultimo giorno della mia normalità. Fino ad allora, ero stata una bambina spensierata e senza grilli per la testa. Non avevo mai fatto caso a come la nonna consultasse spesso le carte del suo solitario, a come la mamma si preoccupasse terribilmente nelle notti senza luna o a come entrambe osservassero ogni minimo cambiamento del tempo e della natura. Io allora non sapevo niente di me e della mia famiglia; non sapevo niente del mondo oscuro e misterioso della notte, che presto avrebbe reclamato me come sua figlia.

Qualche mese dopo, avrei fatto i conti con una realtà ben diversa da quella in cui ero abituata a vivere. Una realtà affascinante, crudele e pericolosa.

Tremai ricordando quella maledetta sera. Non stavo bene: avevo di continuo il mal di testa e non riuscivo quasi a reggermi in piedi. La mamma aveva liquidato il tutto affermando che si trattasse di banale influenza, ma io sentivo che non era così. Non riuscivo a togliermi di dosso la sgradevole sensazione che la lei mi stesse nascondendo qualcosa. Ad ogni modo, quella sera erano circa le sette e il buio cielo invernale era visibile dalla finestra. Io ero raggomitolata nel vecchio divano della soffitta, cercando di soffocare il dolore che mi martellava le tempie. Ero debole e sembrava che tutti i miei sensi fossero attuttiti da un velo invisibile.

Mentre ero tutta presa dai miei pensieri, venni interrotta da un colpo proveniente dalla finestra. La prima cosa a cui pensai, fu che un ramo doveva aver battuto contro il vetro. Mi rilassai decisa ad ignorare quel piccolo 'inconveniente', ma un'altra serie di colpi mi sottrasse di nuovo dal mio dormi-veglia. Rabbrividii, mentre altre piccole botte si susseguirono senza sosta. Era come se qualcuno stesse bussando alla finestra... Combattuta tra il dare ascolto al mio brutto presentimento e l'accontentare la mia curiosità, scelsi quest'ultimo. Mi alzai dal divano avvolta nella coperta e avanzai timorosa verso la finestra. I colpi erano cessati e stavo quasi per tornarmene tranquilla a sedere, quando vidi qualcosa di orribile. Fuori dalla finestra c'era qualcuno. Urlai terrorizzata, mentre il sangue mi gelava nelle vene.

Passai i giorni seguenti tormentata da incubi spaventosi. Non potevo dire di averlo osservato attentamente, poiché avevo la vista particolarmente appannata e perché era poi scomparso in un battito di ciglia. Io però ero certa che, qualunque cosa fosse, LUI era vero e che non si era trattato di una semplice allucinazione dovuta alla febbre.

Alla fine, tornai alla vita normale o forse non ci sono piu' tornata: soffrivo quotidianamente di atroci mal di testa, che duravano si ' e no qualche minuto. Iniziavano senza una causa ben precisa; bastava che mi passasse accanto uno sconosciuto qualsiasi o che mi recassi in un certo posto, per scatenarli. Per quanto riguarda le particolari sensazioni,... spesso mi capitava di sentirmi osservata.

Questa situazione si protrasse per circa un anno. Col tempo, mi ero abituata a questi 'sintomi' anche se nessuno riusciva a giustificarli. Un pomeriggio, io e la mamma avevamo litigato violentemente. Ero stufa del suo comportamento apprensivo, apparentemente senza spiegazioni. Adirata ero salita dalla cucina al piano di sopra, decisa a  lasciar perdere la questione. Mi ero rifugiata in camera e avevo appoggiato le mani alla specchiera. Ero scossa da brividi e una rabbia ceca aveva iniziato a farsi strada strada dentro di me. Udendo mia madre salire le scale, non riuscii a controllarmi. Mi voltai di scatto e urlai infuriata:

- Lasciami in pace!- A quelle parole, con un fragore assordante, una valanga di schegge esplose dietro di me. Mi gettai a terra riparandomi la testa con le braccia e vidi la porta chiudersi, senza che nessuno la sfiorasse. Sentii la mamma chiamarmi disperata, poi scorsi sul pavimento dei taglienti pezzi di vetro e sprofondai nell'incoscienza.

Black Fate Haven AccademyWhere stories live. Discover now