Capitolo II

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Un lieve venticello mi scompigliava i capelli. Sollevai la testa e guardai in alto: sopra di me si estendeva il cielo, come un'infinita volta blu punteggiata dalle prime, luminose stelle. All'orizzonte, il sole stendeva i suoi ultimi raggi morenti colorando le nuvole di un tenue alone rosato. La fine di un'era. E l'inizio di qualcosa di più grande. Il breve, malinconico passaggio dalla luce al buio. Dalla vita alla morte. E poi di nuovo alla luce, alla vita in un ciclo eterno e immutabile. Inspirai i mille odori portati dal vento, ascoltai i suoni di un'arcana melodia nascosta nella'oscurità. Percepii uno strano formicolio sulla pelle. Svuotai la mente, mi rilassai lasciandomi andare a quelle bellissime sensazioni. Sentii pulsare nelle mie vene lo stesso sangue dei miei avi, delle ambigue e temute streghe Salvatore. Lo stesso sangue che portava con sé poteri tramandati da secoli di generazione in generazione, da mia nonna a me. Sentii quel richiamo irresistibile, che presto avrei dovuto seguire. Ma non riuscivo ancora a capirlo; come quando qualcuno ti parla e tu ascolti altre canzoni con le cuffie. Dovevo trovare il modo di eliminare quella barriera...

Un tonfo. Guardai alla mia destra e vidi una sagoma scura stagliarsi al chiarore del tramonto. - Ciao Eve!-

- Ciao, Rebecca.- La mia migliore amica emerse dall'oscurita'. Nonostante la poca luce, potevo benissimo vedere la sua silhouette perfetta (tutta curve). Eve si avvicinò e si sedette a gambe incrociate al mio fianco. I capelli mossi e neri le ricaddero sui brillanti occhi color ambra, mentre le labbra si incurvavano in un'ammaliante sorriso. Inutile dire che anche lei era una strega.

- Bella serata, vero?- chiesi io distrattamente.

- Già e pensare, che presto arriverà l'autunno.- rispose lei. Nessuna di noi aveva il coraggio di affrontare l'argomento. Erano trascorsi due giorni dal mio ultimo, violento colloquio con la mamma e Eve sapeva già della mia imminente partenza. Lei era la persona che sarebbe stato più duro lasciare.

Io e Eve ci conoscevamo dalle medie. Eravamo legate da un affetto unico, incrollabile. Lei c'era sempre stata per me. Eve era bella, altruista e simpatica. Era una persona semplice, di poche parole e molto portata per la musica. Sapeva suonare un'infinità di strumenti. Non avevo la più pallida idea di come ci riuscisse. Di solito, pero' prediligeva il suo pregiato violino o i tasti del classico pianoforte a coda. Ci volevamo bene come sorelle e... ci saremmo dovute separare. - Mi mancherai.- La voce di Eve era accompagnata da un triste, malinconico sguardo. L'abbracciai d'impulso: - Anche a me mancherai tantissimo.- Restammo lì per un poco, poi sciogliemmo l'abbraccio.

- Mi prometti che mi chiamerai?- Guardai la mia amica corrugando la fronte.

Eve sembrava confusa: - Scusa, ma perché non dovrei chiamarti al cellulare?-

- Beh, forse perché non mi telefoni da qualche milione di anni!- replicai incrociando le braccia.

Lei sbuffo': - Non è colpa mia, se sono stata occupata con la ristrutturazione della casa!-

- Ah, certo... Ma mi sembra improbabile, che tu sia stata perennemente a mettere in ordine o a pulire.-

- Rompiscatole!-

- Vile traditrice!-

Scoppiammo a ridere fragorosamente. Questo è il bello dell'amicizia, no?

-OK,OK ti telefono! Ma solo se tu mi tieni aggiornata e mi fai lunghi elenchi di ciò che fai.-

- Affare fatto.- conclusi soddisfatta - E mi teletrasporto a casa tua qualche volta,... se convinco la nonna a insegnarmelo.-

Calò di nuovo un rilassante silenzio. Il cielo ormai era di un intenso nero-blu e una luminosa mezzaluna splendeva tra le nubi. La notte era finalmente scesa su Port Westbury.

Black Fate Haven AccademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora