Capitolo III

2.1K 98 1
                                    

Strinsi con forza il ciondolo, che avevo tra le dita e focalizzai la mia mente su una sola parola: Black Haven. Un formicolio mi salì dal polso al braccio, come una sorta di scossa. Man mano che l'amuleto si faceva sempre più caldo, le pareti della mia camera, il letto, tutto quello che mi apparteneva svaniva. I contorni e i colori si sfumavano, come se un misterioso pittore stesse passando dell'acqua sulle sue tempere. Dopo poco, però, la luce e i colori tornarono vividi sostituendo le forme incerte di prima. Mi guardai intorno girando su me stessa e venni accecata dalla luce del sole. Socchiusi le palpebre e l'intenso odore di fiori mi accolse come un invisibile benvenuto. Dopotutto ero tornata a casa.

Di fronte a me, si ergeva maestosa la grande casa della nonna. Costruita in parte in pietra e in parte in legno, sorgeva sulle rovine di un'antica dimora coloniale. Guardai il curato giardino che ci si stendeva intorno, gli antichissimi alberi che stendevano le loro ombre sulla villa in uno strabiliante gioco di luce e buio. Le finestre, le cui persiane verdi smeraldo erano spalancate, sembravano risplendere della stessa bellezza del paesaggio circostante. Ma allo stesso tempo incutevano un'innata curiosità su cosa vi si potesse nascondere all'interno. Una pianta verde si arrampicava sulla veranda ricoprendola con graziosi fiori rosso-rosa. Percorsi il vialetto composto da squadrate lastre di pietra grigia e mi avvicinai alla porta. Passando non potei far a meno di osservare le sculture che popolavano il giardino. Erano quattro, ma erano ben nascoste dalla vegetazione insieme a un piccolo pozzo. Sembrava proprio di essere nel Giardino Segreto... beh in parte lo era, visto che la nonna abitava sul limitare del bosco e che il vicino più prossimo era a circa 100 metri. Non eravamo lontani dalla strada principale o dalla cittadina, pero 'eravamo comunque in un luogo più appartato. La nonna aveva sempre vissuto qui, escludendo i suoi lunghi soggiorni in Italia. La mamma era cresciuta qui e anche io avevo trascorso in quella casa gran parte della mia infanzia. Perlomeno, fino a quando la mamma non aveva trovato lavoro come vicedirettrice del museo di storia a Westbury. Io dovevo avere circa sette anni.

Mi fermai e prima che potessi bussare, la porta si aprì. La nonna comparve sulla soglia e quando mi vide, il suo sguardo si illuminò: - Becky, che sorpresa!- Con uno slancio immane, mi abbracciò. Io mi persi tra quelle braccia materne, familiari mentre il profumo di lavanda della nonna mi avvolgeva.

Da piccola, pensavo che la nonna nei suoi profumi mettesse una qualche pozione. Quando glielo chiedevo, lei rideva di gusto: - Ma certo che sì! Se no, come avrei potuto conquistare tuo nonno e il signor Blanchett?- E mi faceva l'occhiolino. In effetti, anche se all'epoca non lo sapevo, c'erano buoni presupposti visto che era una strega potente e con molta esperienza. Per quanto riguarda il nonno, neanche mia madre l'aveva conosciuto. Poco prima della sua nascita, era morto in un terribile incidente stradale. O almeno, questa era la versione ufficiale. Ero sicura che mi stessero nascondendo qualcosa come sempre, ma non ne volevo parlare. Gli occhi della nonna si rabbuiavano troppo, rammendando il suo vecchio compagno. Mia nonna era molto giovane, quando rimase incinta di Jonathan Blackmoore, ma ne era innamorata come se lo conoscesse da una vita. Avevano l'intenzione di sposarsi. Purtroppo la morte aveva segnato il loro cammino. Jonathan era sempre stato un uomo onesto e leale, sincero e simpatico. Non si era fatto problemi sapendo che la ragazza che amava, Ester Salvatore, era una strega. Era venuto ad abitare a Black Haven e molte erano rimaste affascinate dall'avvenente straniero, peccato che lui avesse avuto solo occhi per la nonna. Il resto sono private storie di famiglia.

Il signor Blanchett era invece l' energico e risolutivo ex-sceriffo di Black Haven. Un tempo era stato uno dei tanti spasimanti della nonna, però era stato battuto dal Blackmoore. Ora era sposato e con tre figli, ma lui ed Ester erano rimasti buoni amici.

Osservai la nonna e mi accorsi che, nonostante tutto quel tempo, non era cambiata di una virgola. Il viso erano solcato da qualche ruga che le conferiva un'aria calma e pacifica. Gli occhi erano verdi-azzurri come quelli della mamma mentre i capelli lisci, un tempo castani chiaro come i miei, erano diventati bianchi con l'avanzare dell'età. Li teneva sciolti lungo le spalle. Indossava uno dei suoi classici scialli colorati, che le davano un tocco di vitalità. Aveva 75 anni e ne dimostrava, al massimo, 60. Si vede che era proprio di famiglia apparire più giovani.

Black Fate Haven AccademyWhere stories live. Discover now