Capitolo 32

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Hyram si svegliò nel cuore della notte con un enorme peso sul petto che gli rendeva difficile respirare, assalito da una sensazione bruttissima.

Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra e respirò profondamente, passandosi una mano tra i capelli umidi, fissando il cielo scuro e tranquillo al di fuori.

Prese il telefono certo che il sonno non si sarebbe fatto vivo e vista l'ora, poco più che le tre, aprì una chat in particolare, quella che controllava più volte al giorno come un maniaco. Dopo la brutta figura che aveva fatto quel giorno, aveva risposto ai messaggi di Carter a monosillabi, finché l'altro non si era arreso del tutto.

Cliccò sull'icona della foto e un lieve sorriso curvò le sue labbra nel vedere in primo piano il suo bel volto, contorto in una smorfia buffa.
Sfiorò con un polpastrello lo schermo, come se quel gesto avesse il potere di tramutarsi in reale.

La tristezza tornò a galla velocemente, facendolo sentire stupido, in realtà non lo era, aveva solo diciotto anni ed era cotto di un bellissimo ragazzo, chi non si sarebbe sentito in quel modo al suo posto?

Quando la commiserazione per se stesso divenne insopportabile, rimpicciolì la foto, trasalendo nel momento in cui il telefono vibrò e un messaggio riempì proprio quella chat, mostrando all'altro che lo stava tenendo d'occhio, da perfetto stalker. Sospirò frustrato e puntò gli occhi sull'ultimo messaggio.

C: Non riesci a dormire?

No..

C:il bambino ha fatto un brutto sogno per caso?

Hyram inarcò un sopracciglio davanti allo schermo, lasciandosi sfuggire un insulto, trovò liberatorio parlare attraverso messaggi, così da non dover trattenere le imprecazioni.

Non solo i bambini fanno brutti sogni.

C: Puntiglioso.

Testa di cazzo!
Ci ripensò, cancellò e tentò di nuovo.
Idiota!
Ancora una volta.
Mi baci?
Decisamente no.
Forse un po'.
Finalmente premette invio.

C: Non riesco a dormire nemmeno io, ci teniamo compagnia?

Hyram intrappolò il labbro inferiore tra i denti, stendendosi su un fianco, si coprì e si rannicchiò, avvicinandosi al telefono.

Va bene..

L'idea di parlare con lui tutta la notte, o meglio, le poche ore buie che li separavano dall'alba, gli creava uno strano formicolio all'altezza dello stomaco.

Per qualche strana ragione, credeva che le cose belle accadessero di notte, nell'intimità del cielo privo di luce, quando il silenzio entrava fin dentro le viscere, obbligando le persone a tirare fuori ciò che avevano dentro.
C'era chi preferiva la luce del sole, il chiasso per non sentirsi soli, Hyram che la solitudine l'aveva vissuta sulla pelle, trovava qualcosa di magico nelle tarde ore in cui il mondo si attutiva.

C: Okay, allora arrivo.

Gli occhi grigi si spalancarono nell'esatto momento in cui lesse quelle parole, il cuore schizzò contro la gabbia toracica e il telefono cadde dalle mani, finendo fortunatamente tra le morbide lenzuola.

Aveva dato per scontato che si sarebbero tenuti compagnia per messaggi, non che l'altro si sarebbe precipitato lì, poi con quali intenzioni?

Si tirò a sedere e fece un respiro profondo, riprendendo nuovamente il cellulare.
Ti aspetto.
Digitò e corse in bagno alla velocità di luce, quasi fosse inseguito, si aggrappò ai bordi del lavandino e spalancò gli occhi nel tentativo di osservare meglio il proprio viso.

Six Letters 2Where stories live. Discover now