That could still be us.

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Non dobbiamo essere tutti soli
Non dobbiamo sentire questo male
Quelle notti nel tuo vialetto
Sentendoci come gli unici rimasti sulla terra
Questo piccolo vento della città
Sussurra tutti i miei errori
Ripeti tutto di nuovo
Che cosa sarebbe stato
Che cosa doveva essere
Cosa era
Ciò potrebbe essere ancora noi
Perché ancora a volte, di notte, quando i miei occhi sono chiusi
Vorrei poter dire che non mi tocca ma lo fa
E so che probabilmente penso troppo a te
Ma è perché ciò potrebbe essere ancora noi.


Se qualcuno si fosse avvicinato a Raphael in quel momento, chiedendogli cosa gli passasse per la testa, probabilmente non sarebbe stato in grado di raccontare le immagini, i battiti che si susseguivano al ricordo di quelle emozioni e perché cercasse conforto in una bottiglia di un Whiskey scadente, ad un passo dal vuoto.

Ma per quanto trovasse la sua vita insignificante, priva di senso o valore, era dell'idea che quel piccolo pezzo della sua esistenza andasse raccontato dalla prima all'ultima sensazione. Qualcuno meritava di conoscerlo, qualcuno doveva sapere che c'è salvezza, persino per i disastri.

Ed è forse per questo che ora torneremo indietro, un passo alla volta e silenziosamente, affacciandoci in una finestra puntata a pochi anni prima: due ragazzi in un'auto.

Strada di periferia, notte inoltrata, in sottofondo una stazione radio trasmettente vecchie canzoni rock, poi risate, battute sconce, sguardi maliziosi e un'insensata libertà addosso.

Raphael scosse la testa, quasi si rimproverasse di essersi infatuato di un ragazzino, eppure ogni volta che lo guardava, Jarred si mostrava più maturo dei suoi diciotto anni e più fragile di come sembrava.

Mentre sentiva la sua voce sovrastare la musica per cantare note stonate di una canzone a lui sconosciuta, scoppiò a ridere, non ricordandosi neanche più perché lo avesse trascinato fuori casa.

Forse perché spogliarsi ed entrare nel letto di qualcuno era facile, invece mostrare se stessi, anche pezzettino alla volta era quasi impossibile. Specialmente per chi, come lui, dalla vita non aveva ricevuto nulla se non schiaffi in faccia. Raphael non aveva mai ricevuto o dato una carezza, mai un abbraccio o un bacio, mai nulla prima di Jarred, che con una semplicità disarmante gli aveva mostrato quanto fosse facile sentirsi importanti.
Era stato come nascere di nuovo, imparare a respirare qualcosa che non fosse odio.

"Mi vuoi dire dove stiamo andando?" sentì la sua voce chiedere per la millesima volta e se avesse avuto una risposta adeguata gli avrebbe risposto ma la verità era che non lo sapeva nemmeno lui, continuava a guidare con il finestrino abbassato completamente, lasciando che l'aria fredda lo facesse ragionare più lucido.

Allungò una mano verso la sua coscia e la poggiò delicatamente lì, senza stringerla o toccarlo con malizia, Jarred si sorprese e per un po' la guardò, poi la coprì con la propria e lasciò che le dita si incastrassero.

Nessuno dei due in quel momento aveva il coraggio di dare un significato a quel brivido all'altezza dello stomaco, non avendo idea di aver ignorato una brezza che con gli anni sarebbe andata a trasformarsi in un tornado.

Ironico, pensò Raphael mandando giù un atro sorso della bevanda ambrata. Se solo non lo avesse ignorato quella notte, forse ora tutto sarebbe stato diverso..

Quando giunsero a 'destinazione' o come Raphael aveva deciso di soprannominarla, la benzina era quasi finita e fuori faceva ancora più freddo.

Non ricordava fosse primavera o autunno ma era certo che fosse una stagione di mezzo, il perfetto paragone con la sua storia con Jarred, qualcosa di non troppo caldo per essere estate né troppo freddo per essere inverno, e quella stagione addosso a loro stava benissimo, con pioggia e cadute di fiori sbocciati o foglie secche che fossero.

Six Letters 2Where stories live. Discover now