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Se aveste chiesto a qualcuno che camminava per strada se quel giorno ci fosse stato vento, tutti quanti vi avrebbero risposto che no, non c'era vento. Eppure, se aveste chiesto a chiunque fosse stato sulla terrazza di quel bar, vi avrebbero risposto che sì, c'era molto vento.

Louis era lì, su quel terrazzo. Era uno dei pochi bar che avevano un terrazzo. Sarà perché è l'unico bar situato all'ultimo piano di un palazzo, sarà perché col clima che c'è lì nessuno ha veramente bisogno di un bar con il terrazzo, ma che importa?
Era un bel terrazzo, tra l'altro. Era coperto da una cupola di materiale idrorepellente, così che se dovesse piovere i clienti potevano proteggersi, e i tavolini erano piccoli e esagonali, in un metallo argenteo.
Era quasi l'orario di chiusura, quindi i bei tavoli erano quasi tutti vuoto. Solo tre erano pieni. Vicino a uno c'era un uomo sulla trentina, forse, che beveva l'ennesima birra, con aria triste. Vicino a un altro tavolo, invece, c'era una ragazza dai capelli rossi che beveva un caffè e leggeva un libro dall'aspetto pesante e noioso. Vicino all'ultima tavolo, invece, era seduto un ragazzo di una ventina d'anni, con i capelli color caramello e un paio di occhi azzurri da togliere il fiato. Questo ragazzo non stava bevendo niente e aveva tutta l'aria di essere stato in quel bar per ore e ore e ore e ore. Scriveva qualcosa su un foglio, mordicchiando a tratti il tappo della penna e fermandosi spesso per pensare.
Poi, all'improvviso, iniziava a scrivere senza sosta per del tempo, per poi incominciare da capo il suo ciclo.

Il barista, un biondino dall'aria simpatica e molto giovane, si avvicinò a ogni tavolo ripentendo la stessa frase "scusi, siamo in chiusura. Non per cacciarla, ma dobbiamo chiudere" con un sorriso cordiale e amichevole. Non era quello che provava, però. Arrivava all'orario di chiusura stremato e per niente cordiale.
Poi, il biondino si avvicinò al tavolo del ragazzo dai capelli color caramello e gli diede una pacca sulla spalla.
-Louis- disse il barista -È ora di andare. Hai scritto qualcosa di bello?-
Il ragazzo, Louis, posò la penna sul tavolo e alzò il foglio sorridendo soddisfatto.
-Così come le stelle scompaiono per far apparire il sole, così scompaio io per far felice te- recitò, leggendo dal suo foglio.
-Oh, quindi hai finito il poema?- esclamò il barista applaudendo contento.
-Ovviamente, Niall. Per chi mi hai preso?- rispose fingendosi offeso.
Niall rise mostrandogli il terzo dito, per poi rimanere in silenzio.
-Ma quindi, adesso manderai questo poema al vento?- chiese Niall, mente spostava tutti i tavoli e le sedie al centro del gazebo.
-Certo. Ogni volta che finisco un poema lo mando al vento- rispose il ragazzo, aiutando l'amico.
-Non te lo ho mai visto fare!-
-Non ho mai finito un poema qua al bar, in effetti- mormorò Louis -Comunque non è niente di che. Lo lascio da una parte dove c'è vento e aspetto che voli.-
-Tipo come ha fatto adesso?- chiese Niall indicando il foglio ormai lontano.
-Esattamente come ha fatto adesso- confermò, salutando mentalmente il suo poema.

Poco lontano dal bar, una o due finestre più avanti, c'è invece un appartamento piccolo ma con un balcone molto grande. A essere precisi, ce ne erano tanti di appartamenti così in quel palazzo, ma noi ci soffermeremo a quello al penultimo piano, perché è il balcone che ci interessa. Principalmente perché è l'unico balcone abitato che si vede dalla terrazza del bar.
Fuori al balcone, seduto su una sediolina verde, c'era un ragazzo. Anche lui era sulla ventina e aveva dei capelli castani abbastanza scuri ed erano ricci, più o meno. E poi aveva degli occhi verdi che, con ogni probabilità, lo riuscivi a vedere per bene anche dalla terrazza del bar.
Il ragazzo era fermo a osservare il cielo, ma probabilmente stava parlando a telefono, perché lo aveva vicino l'orecchio.
-No, signore. Non posso venire domani. Sono impegnato- disse con tono esasperato. La persona all'altro lato della linea disse qualcosa che fece molto innervosire questo ragazzo che ricordava a tutti gli effetti un angelo.
-Senta: io sono un fotografo professionista. So come funziona il mio lavoro. Per fare "qualche scatto" ci vorranno come minimo cinque ore e io, queste ore, non le ho. Quindi mi scusi, ma devo andare. Arrivederci- sbraitò gesticolando, prima di attaccare la chiamata e sbuffare sonoramente.
Si era appena alzato dalla sedia quando qualcosa arrivò trasportato dal vento e urtò la pianta grassa che il ragazzo aveva cresciuto sul suo balcone, rimanendoci incastrata.
-Ma cosa...?- si chiese il riccio ad alta voce, avvicinandosi verso la pianta e prendendo quel foglio piegato a metà.
Lo aprì leggermente e iniziò a leggere, curioso di sapere cosa fosse quel foglio.
"Poemi al Vento #12
La notte arriva
Lenta e fredda
Spazza via il giorno
Il sole e le nuvole bianche
Che ricordano le paperelle.
[...]
Così come le stelle scompaiono
Per far apparire
Il sole
Così scompaio io
Per far felice te." Lesse il ragazzo, sorpreso di quello che effettivamente fosse.
Era una poesia, o un poema, a questo non era difficile arrivarci. Ma che ci faceva lì? Chi lo aveva scritto?
Il ragazzo vide ancora movimento sulla terrazza del bar, dove Niall e un ragazzo che non conosceva guardavano fuori, sembrava quasi guardassero nella sua direzione. Era un po' impossibile come cosa, considerando che come minimo c'erano due chilometri di distanza.
Il ragazzo scosse le spalle.
Il giorno dopo sarebbe andato da Niall a dargli il poema e dirgli di averlo trovato, così che se fosse stato di qualche cliente del bar, almeno lo avrebbe riavuto.
Entrò nel suo appartamento e aprì uno dei suoi tanti cassetti. Dal cassetto, poi, tirò fuori una agenda. "Proprietà di Harry E. Styles."
Harry la aprì a un giorno qualsiasi e ripose il foglio tra le pagine, buttandoci un'ultima occhiata veloce.
Non era più sicuro di volerlo portare da Niall. La poesia era molto bella e gli trasmetteva sensazioni che ormai non provava più da molto: malinconia, solitudine e, nonostante tutto, amore.
Harry non era depresso, anche se viveva da solo. Al contrario; era sempre circondato da amici e si poteva definire un ragazzo felice. A 21 anni non sono molti i ragazzi che possono dire di fare il lavoro dei loro sogni, in una bellissima città, di avere tanti amici e di cavarsela bene economicamente.
Chiuse l'agenda, riponendola nel cassetto da cui l'aveva presa.
Sperava in altri poemi, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Gli piaceva poter provare tutte le emozioni che quel "poeta" gli faceva provare, scrivendo anche solo una piccola storia.

~SALVE! Ecco il prologo della storia. Fatemi sapere cosa ve ne pare. Lasciate tante stelline e tanti commenti, per piacere.
Aggiorno a 5 voti e due commenti (senza contare i miei).
Alla prossima💕~

Poems To The Wind || l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora