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La mattinata di lavoro fu ben più che stressante. Cominciamo col dire che l'appuntamento che era stato preso non era stato rispettato: invece delle 8, la donna si era presentata alle 7, costringendo con le minacce Harry a svegliarsi e a iniziare a lavorare prima. Poi, l'appuntamento preso era per delle fotografie alla donna in studio. In studio. Ma alla donna è venuta la malsana idea di pagare di più e avere le foto nel parco.
Quindi Harry è stato costretto a prendere tutta l'attrezzatura e incamminarsi, un'ora prima del previsto, al parco. Là, la donna lo ha fatto girare per ore prima di farlo sistemare in un punto preciso. Bello, per carità, ma buio. Quindi Harry ci ha messo una vita prima di trovare il modo di sistemare bene la luce perché in nessun modo e per nessun motivo le foto non sarebbero state fatte in quel luogo . Come se non bastasse, alla fine, dopo tre ore di scatti, altre tre di aggiusti e almeno due ore di bestemmie, la donna è tornata in studio e ha deciso di prendere solo due foto perché le altre non mi piace come sto, il che le ha portato a pagare un quarto del prezzo in meno.

Passata la rabbia iniziale, comunque, Harry si trovò in cucina a preparare un po' di uova strapazzate per pranzare, prima di andare con Ed al bar per le prove e poi, stasera, per il concerto.
Stava mangiando le uova comodamente seduto sul suo divano, con una gamba esile sul tavolino in mogano e l'altra mollemente appoggiata a terra, quando il vento fece sbattere le ante del balcone.
Si alzò piano, andando a aprirle di nuovo (e questa volta le avrebbe anche bloccate, così da non lasciare che si chiudessero di nuovo) quando notò, appollaiato vicino alla ringhiera del bar, un ragazzo.
Il ragazzo in questione aveva i capelli scombinati dal vento e guardava distrattamente prima un foglio, poi un fiore, poi un passante e, alla fine, guardò lui.
Harry poteva giurarci che in quel momento, nonostante la distanza, riuscisse a vedere che quel ragazzo aveva gli occhi azzurri. Ma non un azzurro qualsiasi; ricordava l'azzurro del mare di Tenerife. Due piccoli squarci di mare al posto delle iridi.
I due ragazzi si guardarono per un po', prima che entrambi riprendessero a fare quello che stavano facendo: Harry aprì il balcone e ci mise la sedia davanti, il ragazzo tornò a prestare l'attenzione a un quaderno che teneva poggiato sulle sue gambe.
Harry era convinto di aver già visto quel ragazzo, ma, d'altronde, lui ha visto un sacco di gente recentemente. Poteva essere solo questo.

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-Niall, dove hai detto che posso mettere la spina?- chiese Harry mostrando il caricabatterie al ragazzo in questione.
Erano nel bar da già due ore e a breve sarebbe iniziata la serata e Harry era già stufo. Non che Ed non fosse bravo, anzi. Però era stanco.
-Dietro al bancone. Vedi, ci dovrebbe essere uno spazio libero- rispose Niall senza neanche degnarlo di uno sguardo.
-Allora, Ni, come ti sembrano le canzoni?- chiese Ed, allontanandosi dal palco dove si sarebbe esibito da lì a breve.
-Per niente male, Eddy. Sono tutte molto belle, sia il ritmo che il testo- rispose Niall sorridendo.
-Quanta gente ci starà stasera?- domandò Harry, tornando dal bancone dove si era fermato precedentemente.
-Un po'. Soprattutto i clienti abituali, ma anche altri clienti che hanno chiesto informazioni su chi cantasse stasera,- Niall abbozzò un sorriso di lato, prima di continuare a parlare, -Quando sarai famoso, ricordati di chi ti ha fatto conoscere dalla gente!-
-Certamente, amico!- esclamò Ed iniziando a ridere e concedendosi un sorso dal calice di birra che Selena, l'altra ragazza che lavorava con Niall, gli aveva portato.
-Ohi, Ni, io vado a prendere la macchina fotografica a casa. Dal momento che entro gratis per lo meno mi rendo utile!- disse Harry, prendendo le chiavi dalla tasca e facendole tintinnare in mano.
-Ma non c'è bisogno, Harry!-
-Niente ma, lo voglio fare io. Quindi vado e torno, eh. Un attimo- ribatté il riccio, uscendo dal bar.

Una volta a casa, Harry si maledì notando che non aveva chiuso il balcone, ma si appuntò mentalmente di farlo dopo che avesse preso l'occorrente per fare le foto.
-Dove l'ho messo?- borbottò quando, dopo l'ennesima perlustrazione della casa, non trovava l'obbiettivo che gli servisse.
Cercò sotto la scrivania del suo studietto e -Ah, eccoti qua!- esclamò, quando riuscì a trovare quella scatola nera.
Infilò tutto nello zainetto grigio imbottito e uscì di casa.
Era arrivato a metà della terza rampa di scale quando si ricordò del balcone lasciato aperto. Sforzandosi di non imprecare, fece retroftront e entrò di nuovo in casa.
Dal suo balcone si riusciva a vedere il palchetto organizzato da Niall per far suonare Ed e le varie luci che lo avrebbero illuminato una volta che avesse iniziato a farsi buio, nonostante non si sentisse altro che un leggero, quasi impercettibile, tunz tunz ogni volta che suonava.

Poems To The Wind || l.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora