AFRAID

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Il mio primo incontro? 17 dicembre 2013. All'uscita della scuola, incidente d'auto la vittima investita si rialzò, aprì lo sportello della macchina e sbranò il proprietario dell'auto. Le persone, rimasero impietrite, nei loro sguardi c'era stupore e terrore, non capivano ciò che stesse succedendo, brevi istanti, poi iniziammo tutti a correre, mi giravo ma vedevo solo persone, solo dopo capii che fra di esse c'erano anche degli infetti. Tutto ciò ha avuto inizio con l'esplosione di una fabbrica industriale italiana. Zero morti, solo dispersi, dispersi che vennero poi riconosciuti per strada ad uccidere le persone.

CAPITOLO UNO: LA TRISTE NOTIZIA

L'infezione si era propagata velocemente, Napoli era pienamente infettata e tutto ciò che potevo vedere erano orfani come me o vedovi disperati. Non ho più visto i miei genitori dal giorno dell'uscita da scuola proprio perché quando tornai a casa, dopo aver seminato quella folla di persone e zombie, trovai mia madre accasciata a terra, senza vita e con ferite sanguinose su tutto il corpo...era morta. Chiamai mio padre al cellulare, rispose un medico che mi comunicò la bruttissima notizia di essere appena diventato orfano. Caddi a terra, disperato, ferito, triste, impaurito, perso... ero in uno stato pietoso che non so nemmeno descrivere. Aspettai mia sorella che tornasse da lavoro, ero terrorizzato al sol pensiero di perdere anche lei, ma fortunatamente quella porta si aprii, era mia sorella in lacrime, anche lei aveva appena scoperto di aver perso il suo ragazzo e i suoi genitori, adesso eravamo noi due, solo noi due. Ci promettemmo di fidarci solo di noi e di nessun altro, e che c'è l'avremmo fatta ad ogni costo. Facemmo il nostro giro di telefonate con i cellulari, solo pochi dei miei amici erano ancora vivi, il sapere che loro stavano bene, mi dava speranza. Lorenzo si era rifugiato a casa di Donato e la sua sorellina. Anche loro erano rimasti orfani, decidemmo di restare ognuno nelle proprie case fin quando non ci saremmo assicurati di poter uscire. Adesso, l'unica cosa che mi rimaneva da fare era andare a prendere il mio cuginetto. Chiamai sul cellulare di mia Zia, ma rispose una bambina in lacrime e terrorizzata: mia cugina Jennifer. Lei e il mio cuginetto Gennaro erano rimasti chiusi nello stanzino, per via che mio zio, il loro padre, voleva sbranarli come aveva fatto con la madre. Di corsa dissi a mia sorella di rubare un'auto, non fu difficile dato che le persone per far presto a scappare  lasciavano le chiavi vicino. Raggiungemmo il parco di mio cugino, dissi a mia sorella di aspettare giù con l'auto accesa. Salii di corsa, e già dall'entrata sentivo dei versi simili a delle lamentele, con una voce "affannosa". Entrai lentamente, vidi mio zio barcollare davanti alla porta e al suo interno sentivo dei gemiti. Presi un coltello dal cassetto della cucina, uno di quello che si usa per tagliare gli affettati, mii feci coraggio e a malincuore uccisi, o meglio, diedi il riposo definitivo a mio zio. Aprii la porta dello stanzino e abbracciai forte i miei cugini. Dopodiché, presi in braccio Gennaro che avendo sei anni era più leggero. Nell'uscire mi accorsi che altri infetti stavano scendendo le scale, ci mettemmo a correre il più velocemente possibile verso l'auto, misi mio cugino in auto e quando mi voltai per far salire mia cugina mi accorsi che era quasi stata raggiunta, gli corsi all'incontro, uno di quei due "zombie" l'afferrò per la maglia, riuscii ad allontanarlo, ma venni atterrato dall'altro, e nell'intento di liberarmi, vidi mia cugina di soli dieci anni essere morsa in vari punti, ora capivo com'era morta mia madre, le urla di dolore di mia cugina mi diedero la giusta forza per potermi  liberare da quel lurido pezzo di merda, quando mi alzai, mi accorsi che non c'era nulla da fare, avevano iniziato il loro banchetto. Uno dei due mi fissava, senza attaccarmi, quindi mi rimisi a correre, lo scatto fece innervosire gli infetti, che si alzarono e mi rincorsero. Mia sorella in tanto iniziava già a far camminare l'auto verso l'uscita, non avevo mai corso così veloce, raggiunsi lo sportello e con l'auto in movimento l'aprii e mi infilai dentro. Quei stronzi erano rimasti indietro, e con un senso di cattiveria mia sorella mise la retromarcia e l'investii un paio di volte andando avanti e dietro. Uscimmo dal parco, eravamo tutti terrorizzati, mio cugino tremava tantissimo, non sapevo come spiegargli tutto ciò.

Ringrazio la mia amica Tindari, che mi ha incoraggiato nel pubblicarlo e mi ha consigliato di aggiornarlo quotidianamente. Non so in quantindi voi lo leggeranno e se lo faranno, ma qualora ci fosse qualcuno, fatemi sapere se vi piace con dei commenti.

Critiche ben accette.

AFRAIDWhere stories live. Discover now