Afraid

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CAPITOLO CINQUE: I MORTI NON DORMONO

Jasmine mi consolò, abbracciandomi e accarezzandomi ripetutamente i capelli. Donato che come me era uno dei pochi che sapeva mantenere il controllo, mi afferrò e mi urlo: -E dai cazzo!! Vuoi rimanere qui a piangere ancora? O vuoi vendetta contro quei sacchi di merda?- Poi mi abbracciò forte e proseguì:-Dai fratello...andiamo.- Uscimmo dal bagno, e mentre raccoglievamo le nostre cose, tre zombie irrompono nel ristorante. Affidammo i bambini a Jasmine, e ci rifugiammo nella cucina. Impugnai un coltello, bello grosso, e dissi a Lorenzo e Donato di procurarsi un arma. Uscimmo e decidemmo di affrontarli, ci corsero all'incontro. Con rabbia e forza infilzai il mio coltello prima nello stomaco e poi nel collo di quella merda, Donato anche se la cavò benissimo, atterrò lo zombie e lo infilzò ripetutamente in varie parti del corpo. Lorenzo invece, ebbe varie difficoltà e non riusciva ad ucciderlo ma solo a tenerlo lontano, così Donato gli diede una mano ed insieme gli staccarono la testa. Di certo non eravamo più al sicuro, dovevamo andarcene. Quindi proseguimmo la ricerca di un posto dove dormire, trovandolo in un bel palazzo molto vicino alla prossima autostrada per raggiungere Roma. Donato, volle entrare per primo e controllare che tutto era apposto. -Quanto tempo ci mette?- Chiese preoccupata la sorellina, -Ora arriva, non preoccuparti-Cercò di rassicurarla Jasmine. Ci mise quasi un quarto d'ora facendoci preoccupare tutti, ma alla fine tornò sano e salvo. Salimmo le scale e decidemmo di andare a rifugiarci all'ultimo piano, in modo tale che non potessero salire per il balcone. Appena entrati, dissi a Lorenzo di chiudere la porta e bloccarla, infondo se noi non possiamo uscire, loro non possono entrare. Provammo ad accendere la TV, ma non c'era corrente quindi dovevamo inventarci qualcosa per far passare il tempo. Gennaro aveva sonno, infondo è stancante dormire poco e camminare tanto, quindi organizzammo dei letti con divani e poltrone, poiché c'erano solo pochi letti. Gennaro e Rosaria la sorella di Donato, andarono subito a dormire. Noi invece formulavamo ipotesi su cosa avremmo fatto una volta passato tutto ciò. Donato, sperava che dopo questa strage sarebbe riuscito ad andarsene all’estero, così anche Lorenzo e Jasmine. Io in realtà ero indeciso anzi, arrivai al punto di pensare che fosse inutile sopravvivere se non si ha più nulla per cui vivere. Si era fatta ora di cena, quindi provammo a svegliare i bambini, che non vollero sapere nulla, avevano solo voglia di dormire. Quindi preparammo i nostri panini e cenammo, in silenzio e velocemente. Appena finito di mangiare Donato si alzò e diede la buonanotte, andandosi a chiudere in una stanza, dove egli stesso aveva preparato un letto con delle lenzuola per terra, Lorenzo si andò a fare una doccia, fu l’unico ad avere il coraggio di farla, visto che scorreva solo acqua fredda. Jasmine ed io invece parlammo del nostro passato, di quando ci conoscemmo e del perché poi ci siamo “persi”, i suoi occhi azzurri…erano stupendi, mi perdevo nel suo sguardo, e spesso non seguivo nemmeno quello che diceva. Quando Lorenzo uscì dal bagno, andò a dormire sulla poltrona, poggiando i piedi su una specie di tavolino con il quale aveva bloccato la porta. Fu poi il turno di Jasmine, che mi diede la buonanotte con un bacio sulla guancia, e si andò a mettere sul divano. Io invece rimasi a fissare l’autostrada che potevo vedere dalla finestra e a pensare per quanti giorni ancora saremmo riusciti a sopravvivere. Poi mi voltai e mi avviai verso il mio letto fatto da sedie. Dall’orologio semi rotto che c’era sulla parete difronte a me, notai che era l’una, e che fra meno di sei ore saremmo partiti. Verso le due e quarantacinque, Lorenzo mi svegliò e mi sussurrò: -Andiamo via, sono qui.- Il tempo di alzarmi, e sentii qualcosa sbattere contro la porta, erano gli infetti che cercavano di irrompere. Svegliammo subito gli altri, e cercammo di trovare un piano per uscirne da questa situazione. Donato pensò bene di aumentare la barriera davanti la porta con altre sedie, mobili e poltrone, così tutti insieme le spingemmo verso la porta. Ma per quanto tutto ciò avrebbe resistito? E come un colpo di fulmine, mi venne un’idea, anche se abbastanza pericolosa. Mostrai a tutti che dalla finestra si poteva vedere un cornicione, che se ci fossimo saliti sopra, saremmo riusciti ad arrivare alla finestra dell’appartamento affianco che apparteneva a un altro palazzo, in tal modo che una volta all’interno saremmo usciti da quel palazzo e avremmo proseguito il cammino. Non fu facile, incoraggiare i bambini ma in un modo o nell’altro riuscimmo a fargli capire che se non avessero fatto ciò che gli avevamo detto sarebbero diventati come loro. Così, andai io avanti per farli strada, forzai la finestra e riuscii ad entrare, e presi in braccio Gennaro e Rosaria per aiutarli ad entrare, poi fu il turno di Jasmine e Lorenzo. Mi preoccupai nel non vedere Donato arrivare dietro Lorenzo, questo perché Donato ebbe la brillante idea di bruciare la “barricata” che avevamo creato, in modo tale che gli zombie, anche se fossero riusciti ad entrare almeno avrebbero preso fuoco. Aspettammo che Donato ci raggiungesse per poi uscire da quel maledetto palazzo. Una volta fuori, ci mettemmo tutti a correre verso l’autostrada, fu un sollievo sapere che gli infetti non ci stessero seguendo. Beh, almeno dopo tanta paura e ansia siamo usciti anche da questa brutta situazione, adesso potevamo veramente raggiungere Roma.

So che sono corti i capitoli, ma devo ancora perfezionarmi. Scusatemi

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