Afraid

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CAPITOLO TREDICI: A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI.

Dormimmo ancora una volta vicini io e Jasmine, tenerla abbracciata a me era la cosa più bella di questo mondo. I suoi capelli lisci che toccavano il mio naso, e la sua fronte appoggiata al mio petto erano la cosa più dolce che potessi immaginare. Non volevo svegliarla, così decisi di alzarmi da solo e in silenzio e lentamente, mi liberai da quella "morsa" amorosa, era così bella quando dormiva, era così bella sempre. Andai in cucina per preparare la nostra colazione, se così la si può definire, o controllare se qualcun'altro l'avesse già fatto. Entrai in cucina, ed era già tutto pronto, il trio perugino ancora una volta si era alzato prima ed era riuscito a preparare l'ennesima splendida colazione. -Buongiorno!- Dissi io, -Buongiorno- Risposero loro. -Un giorno mi spiegherete come fate a svegliarvi sempre prima di me.- -Noi non dormiamo- Disse Luca ridendo.

-Non ti siedi?- Mi chiese Valentina tenendo però lo sguardo fisso sul pane. -Si,certo.- Mi sedetti di fianco a lei, e feci colazione con loro in attesa che il mio gruppo si svegliasse. Erano le dieci e un quarto credo, quando mio cugino Gennaro si alzò, e senza nemmeno dire buongiorno, si mise a giocare ai videogiochi. -L'educazione l'abbiamo rimasta sotto le coperte ragazzino? Dissi io, ma non ricevetti risposta, quindi continuai: -Vuoi fare colazione tappo?- -Si, si!- Esclamò.

-Allora stacca, e vieni a mangiare- -Va bene...- Rispose lui annoiato.

-Gli vuoi tanto bene vero?- Chiese Federica, -Sì.- Risposi io.

Aspettai che il nano finì la colazione, poi scesi con Valentina e Luca e andai nuovamente a caccia. Camminammo per parecchio tempo,e durante il tragitto Luca mi raccontò della sua storia con Federica, che l'aveva conosciuta in un locale e che dopo solo due sere si misero insieme;  a me onestamente, non fregava minimamente, i miei pensieri erano rivolti ai miei amici e al modo di farli sopravvivere.

-Quindi, tu e gli altri quand'è che partirete di nuovo?- Chiese Luca -Non lo so, devo essere sincero- Gli risposi io. -E siete sicuri di trovare qualcuno a Milano?- Continuò Valentina -Non lo so. Spero di sì, è l'unica cosa che ci rimane da fare.- - Cosa vorreste fare? Aspettare qui eternamente?- Continuai io alzando un po' il tono, non ricevetti risposta. Continuammo nella nostra "caccia alla preda", ma sempre con scarsi risultati, al contrario invece, non mancavano gli Zombie. Tra i tanti che uccidemmo, ricordo uno scontro dove c' la vedemmo davvero brutta. Erano in quattro e sbucarono da un viale davanti a noi, la nostra idea fu quella di evitarli cambiando strada, ma da un altro vicolo dietro di noi, ne erano usciti altri tre. Sette contro tre, o due contando l'incapacità di Luca. Valentina poggiò lo zaino per terra, dal quale uscirono dei machete. -Tieni!- Urlò lanciandomene uno. -Luca, nasconditi- Gli ordinò Vale. Guardai prima uno e poi l'altro, ero sorpreso da come Luca stesse a sentire gli ordini di Valentina. Ma adesso non avevo tempo per giudicare i loro modi di fare, dovevo liberarmi di questi sacchi di merda. Mi avventai su uno di loro, e con grande successo, notai che la lama del mio machete era molto affilata; vidi la testa di quel morto vivente cadermi alle spalle. Ma era presto per cantare vittoria, ne rimanevano ancora altri sei. Valentina, gli tranciò le gambe ad uno di essi, e poi gli conficcò un secondo coltello nella gola, creando una fontanella di sangue e dandogli così il colpo di grazia. Lottare era faticoso, stancante e pericoloso, ma dovevamo continuare a farlo per aprirci un varco, una via d'uscita. Uno di essi, cercò di avvicinarsi a me e di afferrarmi, così gli tagliai le braccia, facendogli una completa amputazione degli arti superiori, poi, con un calcio in petto lo diressi verso Luca, che terrorizzato lo riempii di bastonate sul volto, fracassandogli la faccia e ritrovandosi la sua, pienamente ricoperta di sangue. Mentre controllavo come stesse Luca, dopo il suo sfogo violento da lontano, venni aggredito da uno dei due zombi rimasti che dovevo uccidere, perdendo il machete. Valentina anche aveva il suo bel da fare, ero nei guai, dovevo reagire, ma come? Mentre uno mi aggrediva, l'altro si diresse da Luca; eravamo in due adesso a rischiare, e Valentina difficilmente poteva aiutarci. Mentre con un gomito cercavo di tenere quella bocca che sbavava in continuazione lontana da me con un gomito, afferrai un paletto (Che doveva probabilmente essere uno di quelli stradali) e glielo infilzai nella testa, riuscendomi così a rialzare, ripresi il machete e corsi da Luca, con un fendente aprii la schiena allo zombie, dall'interno, uscivano migliaia di vermi, un vero schifo, e si potevano anche intravedere alcuni organi ancora non decomposti. -Grazie, cazzo! Grazie!- Urlò Luca. -Quel coso mi avrebbe sbranato.- -Di nulla- Dissi io con una voce stanca e affannosa. -Ragazzi, aiutatemi cazzo!- Disse Valentina. Io e Luca ci voltammo e Valentina, che era riuscita ad uccidere gli altri zombie rimasti, si avvicinò a noi con un braccio sanguinante. -Mi hanno morso- Disse la ragazza piangendo. Io e Luca ci guardammo stupiti, poi Luca si fece prendere dal panico, mi strappò dalle mani il machete e minacciava ripetutamente Valentina di allontanarsi. Cercai di tranquillizzare Luca, ma era molto complicato, e nell'intento di sottrargli l'arma da taglio, Luca cercò di attaccarmi. Di riflesso riuscii a scansarmi e mi graffiai solo il lato destro del petto. -Scusami, scusami, non volevo- Ripeteva in lacrime Luca. -Non l'ho fatto app...- Non fini di terminare la parola che Valentina lo scaraventò a terra e gli urlò contro. -Ma che cazzo fai? Sei impazzito? Dammi quel machete!- Luca, si riprese, era abbastanza scioccato, porse il coltello a Valentina, che in lacrime si rivolse a me e mi chiese di tagliargli il braccio. Non volevo farlo, ma lei mi costrinse. -Fallo Armando, ti supplico. Non lo chiedo a Luca perché non reggerebbe il senso di colpa, fallo, o dopo dovrai uccidermi sotto forma di zombie.- Così, a malincuore gli amputai il braccio. -Adesso, torniamo a casa, hai bisogno di disinfettarti.- Dissi io.

Ringrazio Donato, Tindari e Giorgia. Grazie per incoraggiarmi. Probabilmente, nei prossimi capitoli racconterò la storia anche attraverso altri personaggi, non vi nascono che mi sono ispirato in questo caso al racconto "Diana" di Tindari.

AFRAIDWhere stories live. Discover now