Really?

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Dalla cameretta potevo vederli giocare insieme, senza di me. Non li sopportavo quando erano tranquilli, figurarsi quando giocavano ad acchiapparella.

Sospirai, tornando a giocare con le mie Barbie, evitando accuratamente di guardare dalla finestra.

«Ellen! Scendi!» mi urlarono da sotto, sentendo molto bene i loro fiati corti per via della corsa appena fatta.

Roteai gli occhi, senza però affacciarmi per rispondergli, decidendo che evitarli fosse la scelta migliore.

«Guarda che Harry è già salito, eh!» esclamò Karen.

«Come?» mi affacciai preoccupata, guardandola posare tutto il peso su una sola gamba, ammiccando un sorriso divertito e complice assieme a Gemma che le rideva affianco.

Poi però mi sentii prendere dalle spalle, cominciando ad urlare all'impazzata, ancora di più quando mi trascinò fuori dalla stanza, buttando a terra tutto ciò che avevo sulla scrivania per giocare in quel momento.

Scendemmo le scale, con difficoltà visto che opponevo sempre di più resistenza, ritrovandomi ben presto in giardino in mezzo a loro con le braccia incrociate e il broncio, intanto che quei tre si rincorrevano a più non posso, il più possibile chiassosi e felici.


Sempre da quella cameretta vedevo lo stesso giardino, solo senza bambini urlanti e soprattutto senza la chiassose perle di felicità che uscivano dalla bocca di Harry, ma cosa più importante non avevo le Barbie ma i mattoni di libri universitari che erano lì, aperti davanti a me che mi chiamavano per studiare.

Li guardai schifata, poi dispiaciuta, poi ancora rassegnata, al fatto che quel sabato non lo avrei passato a studiare come sempre.

Gettai l'evidenziatore fra le pagine, strisciando a terra la sedia e andandomene via, magari in sala insieme a mamma.

Solo che non appena finii di scendere le scale, la sala era vuota, così come la cucina e realizzai che nemmeno mia madre se ne stava a casa il sabato pomeriggio, e a quel punto dedussi anche che non sarebbe tornata per cena.

Karen ovviamente se ne stava a casa sua con il suo ragazzo o a fare qualsiasi altra cosa stava facendo di cui ignoravo intenzionalmente la natura, e perciò rimanevo io, a casa da sola, senza niente da fare. O meglio, avrei dovuto studiare, ma in quel momento mi faceva soltanto venire un gran mal di testa.

Ma cosa era successo? Un tempo erano gli altri a cercarmi per unirmi a loro contro la mia voglia, adesso invece se ne stavano tutti a casa, o altrimenti a farsi i fatti loro senza nemmeno calcolarmi, non tanto Karen, ma mia madre! Lei poteva almeno avvisarmi che sarebbe uscita.

Forse lo aveva anche fatto, ma ero così presa nel ricordarmi cose della mia infanzia che nemmeno l'avrò ascoltata.

Sospirai, continuando a rimanere ferma davanti le scale a ripensare all'infanzia solo per non sentire la vocina dentro di me che continuava a ripetermi di chiamarlo, o di scrivergli o di mandargli un accidente solo per farmi sentire, ma non avevo il coraggio, sentivo che qualsiasi cosa avessi fatto avrei sbagliato.

Forse avevo più paura che potesse deludere le mie aspettative piuttosto che soffrire per un qualsiasi motivo.

Ma i miei problemi in quell'istante erano altri: cosa potevo fare per passare il tempo da sola?

Rassegnata e senza risposta feci dietrofront e me ne tornai in camera, di nuovo seduta con il libri sotto gli occhi, e forse la passeggiatina di sotto e qualche momento ferma in piedi, aveva fatto sì che riuscissi ad avere molta più attenzione su ciò che stavo cercando di studiare, ma fu uno stupido e insopportabile sassolino che si scontrò con il vetro della finestra davanti a me che mi fece distrarre di nuovo. Poi ne arrivò uno ancora, ed un altro, finchè non mi alzai per aprire la finestra e ritrovarmi un altro stramaledettissimo sassolino in un occhio.

L-o-v-e || Harry StylesDonde viven las historias. Descúbrelo ahora