Darren, stop it

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*Il giorno dopo*

«E' brutto quel colore, Karen!» la schernii per l'ennesima volta, arrivando in mensa, completamente affollata dal resto degli studenti.

Odiavo il lunedì mattina, era il giorno più lungo della settimana e sempre pieno di studenti per via dell'enormità di lezioni in quella facoltà.

«Il pervinca è un bellissimo colore» sottolineò per bene.

«Allora dipingici la tua camera così, io la mia la voglio tortora» presi il vassoio, cominciando a fare la fila per prendere la mia solita insalata.

«Ma il tortora incupisce di più e già non è grande, ti serve un colore chiaro» insistette.

«Oh Dio, Karen! Fa come vuoi, ma non voglio colori che comprendano tutta la scala dei rosa, compresi i lilla e cose varie» mi arresi, non sopportando altro.

«Bene, okay....Per il letto?» continuò, probabilmente seguendo una sua lista.

«Non lo so, singolo?» proposi, anche se era strano, da quando avevo compiuto sedici anni mamma mi aveva permesso di unire i lettini singoli che avevamo io e Karen, essendomi presa la stanza che condividevamo, ritrovandomi con un perfetto letto matrimoniale.

«Ma con Harry?» s'intristì.

«Non lo so. Con Harry?» la istigai, prendendo dal banco frigo la ciotola di plastica piena d'insalata, andando poi dritta alla cassa per pagare e trovare un tavolo libero.

«Se viene a dormire dubito riusciate a farlo in un letto singolo» spiegò.

«Sei così liberale?» alzai un sopracciglio.

«Sì, insomma, l'importante è che non rendiate noto a tutti ciò che fate in quel letto, per me non c'è problema» quasi la vidi alzare le spalle, come se niente fosse «Allora prendo un matrimoniale» concluse.

«Sei sicura che ci entra?» domandai preoccupata, poggiandomi ad uno dei tavoli più in disparte e lontani da tutti che erano in quella stanza, ma almeno non c'era tanto vociare fastidioso.

«Sì, ho già preso le misure, non è poi così piccola, le cose essenziali c'entrano»

«Mi fido» sospirai, aprendo la ciotola, levando la plastica che la ricopriva, affondando in quell'ammasso verde la forchetta.

«Per l'armadio non preoccuparti, c'è il mio che è enorme e ho un lato libero, le tue cose c'entreranno sicuramente» si autoconvinse.

In realtà sarei stata costretta a dimezzare le mie cose, per quanto sembrasse strano avevo molti più vestiti di mia sorella, la patita dello shopping sfrenato.

Fra regali e cose varie, negli anni avevo accumulato fin troppo, e per questo avevo un armadio a muro enorme. Okay, era anche vero che ci ospitavo anche le cose invernali di mamma, ma il resto era tutto mio e ne usavo nemmeno un quarto (di vestiti, s'intende).

«Stasera ci sei?» le chiesi, con la bocca piena.

«No, esco con Mitch» rispose sovrappensiero, probabilmente troppo occupata a scrivere altre cose per la lista «Credo tornerò tardi, se non ti dispiace vorrei ritrovarti nella tua metà del letto e non a metà del letto» rettificò.

«E' successo solo questa notte» borbottai «Ormai sono abituata a dormire al centro» mi giustificai, prendendo un altro boccone.

«Io fra poco stacco da lavoro e vado a comprare tutte queste cose, così domani pomeriggio puoi sistemare tutto»

«Mi lasci da sola?!» sbottai, quasi strozzandomi.

«Io domani lavoro e non so quanto a lungo potremmo durare nello stesso letto, con tutta la buona volontà»

«Okay, ma non ho mai pitturato» mormorai un po' spaventata.

«Nemmeno io, al massimo chiama Harry o chiunque altro»

«Sei di grande aiuto, Karen, grazie» risposi sarcastica.

«Che vuoi che ti dica!? Io nei giorni che tu sei libera il pomeriggio lavoro, perciò non so come aiutarti e poi la stanza è tua, così almeno puoi farci quello che vuoi»

«Non rigirare la frittata»

«Ci vediamo domani mattina, ciao!» tagliò corto, riattaccando ben presto.

Posai il telefono al fianco del vassoio, sbuffando una risata. Quella ragazza era completamente fuori di testa e forse iniziavo a dubitare della mia scelta di andare da lei, quasi mi mancavano le sfuriate di mamma senza motivo.

Quell'insalata era terribile, non so nemmeno perché continuai a mangiarla, forse per disperazione, dato che avrei dovuto resistere fino a sera, ma quella cosa insipida e rancida era troppo anche per la mia forza di volontà, così a nemmeno metà recipiente iniziato ci buttai dentro le posate di plastica e il fazzoletto con il vero intento di trasformarla in spazzatura.

«Tieni» sotto agli occhi mi comparse una barretta di croccante al sesamo, assieme ad una mano, così alzai lo sguardo incontrando quello di Darren «E' immangiabile quella roba» continuò quando accettai l'offerta, mentre lui si metteva seduto davanti a me «Potrebbe essere tranquillamente identificata come erba gatta andata a male» mi fece un sorriso sghembo.

«Ne vuoi un po'?» gli allungai il pacchetto che prese per un istante per spezzare una metà e mangiarsela tranquillamente assieme a me «Come è andata la festa?» mi lasciai andare sulla sedia, sentendo quanto il dolce del caramello mi confortasse.

«Bene, ci siamo risvegliati con un hangover orrendo, ma per il resto è andato tutto bene, ci siamo divertiti» sorrise, mordendo un altro pezzo «Tu che hai fatto?» immagini di quella sera mi tornarono in mente, facendomi arrossire come non mai, trovandomi a disagio nel non sapere cosa dire esattamente per inventare una balla plausibile «Stai cercando di dirmi qualcosa con quelle guance rosse?» sghignazzò, indicandomi distrattamente.

«No, no, sento solo caldo» mi sbrigai a dire, tornando con la schiena dritta, aprendo la bottiglietta d'acqua e berne un sorso «Sono stata a casa e ho dormito» alzai le spalle, smettendo di mangiare.

«Solo questo?» alzò un sopracciglio.

«Che mi dici di Xu?» cambiai discorso andando su un suo punto debole.

«Che devo dire di Xu?» chiese non capendo.

«Non lo so! Insomma, la lettera, lei che arrossisce...» gli lasciai ad intendere.

«Credi che io e lei stiamo insieme?!» quasi si strozzò, prendendo la sua bottiglietta per bere anche lui.

«Mi sembra di sì»

«Oh mio Dio! No!» rispose schifato «Mi aveva portato una lettera di mia nonna che hanno consegnato a lei per sbaglio! Nulla di più!»

Ecco, niente storia d'amore fra Xu e Darren, solo che lei me ne parlava come se non si fossero mai parlati, come degli sconosciuti.

Proprio non capivo .

«Stasera hai da fare?» mi chiese titubante.

«Forse, perché?» lo guardai preoccupata.

«Pensavo che saremmo potuti andare al pub qui vicino, ci sono anche Jordan e tutti gli altri della squadra»

Lo guardai, non volevo assolutamente ritrovarmi a litigare con Harry per aver accettato un invito che comprendeva solo me, così mi ritrovai a rifiutare mentre mi alzavo per andarmene via come una lepre e rifugiarmi in aula, sicuramente vuota essendo ancora l'ora di pranzo, ma proprio non volevo mettermi contro Harry.


-Spazio a me-

Capitolo cortissimo, scusate.

Come al solito lasciate una stella accesa e un commento (ci spero sempre, solo per interagire con voi) e ditemi se vi sta piacendo la storia :)

BaciXx

Cate


L-o-v-e || Harry StylesМесто, где живут истории. Откройте их для себя