Capitolo 14

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Mi alzo dal letto sentendo il cellulare squillare di nuovo.

"Pronto?" Mormoro di nuovo.

"Kim sono Gabriel, mi devi aiutare" riesco ad intuire la sua voce sembra un mischio tra arrabbiato e nervoso.

"Cosa? Come? Chi era la donna che gridava?" Cosa gli stavi facendo?" Parlo a vanvera. Forse vuole che vada là per farmi del male.

"Ti spiegherò tutto, ora esci da casa, devi andare nel cimitero, se vedi una donna con una camica bianca non ti avvicinare, tienila d'occhio da lontano. Io ti raggiungo tra venti minuti." Lo sento dire è senza ricevere una mia risposta chiude la chiamata.

Andare al cimitero a quest'ora? Cerco di calmarmi e mi vesto, voglio scoprire qualcosa, se è l'unico modo lo farò. Il cimitero da casa mia dista pochissimo.

Esco cercando di non farmi sentire e poi corro verso il cimitero. Appena arrivo accendo la luce del telefono. Entro piano mentre ho il cuore che batte a mille. Ho così tanto paura, sento qualcuno piangere e mi avvicino spaventata, vedo la donna seduta che piange.

"Non ti avvicinare." Mi ricordo la frase di Gabriel. Respiro in modo irregolare, lei si gira verso di me e mi fissa.

"Chi sei?" Mi guarda con uno sguardo che non permette nulla di buono.

"I-io, cosa ci fai qui?" Mormoro senza rispondere.

"Lui- lui è cattivo, lui ti vuole morta." Mormora guardandomi.

"Lui chi?" Sussurro spaventata.

"Gab-" al improvviso squilla il telefono, lei chiude le orecchie gridando, poi scappa via.

Guardo il cellulare ed è Gabriel. "P-pronto" mormoro confusa.

"Kim l'hai trovata? Dove state?"

"Io l'avevo trovata ma poi lei quando hai chiamato è scappata via." Ho il cuore in gola, ma cerco di essere calma.

"Dove sei? Leggi il nome della persona morta." Mormora.

"Jennifer verga." Mormoro sempre più confusa, verga è il cognome di Gabriel.

Sento il bip bip, mentre mi siedo per terra guardando la foto, c'è una ragazza con i capelli biondi lunghi, occhi scuri. Corrugo la fronte non riuscendo a capire bene. Guardo la data, nata nel 1993 morta nel 2013. Prendo il cellulare e li faccio una foto. Sento dei passi dietro di me.

"Vieni." Mormora Gabriel mi alzo guardandolo confusa, guardo dei uomini vicino a lui, con sua madre tra le braccia, sembra che dorme.

"Signorino verga noi portiamo sua madre in clinica." Vedo Gabriel che annuisce mentre guarda quella scritta, sembra arrabbiato, ha il labbro inferiore fra i denti, i suoi occhi sono arrabbiati ma anche pieni di lacrime che non lascia scendere.

Mi prende la mano e mi trascina via da lì, mi vengono i brividi a quel contatto, non l'ha mai fatto. Guardo la sua auto parcheggiata, mi apre la porta con la sua mano nella mia, salgo mentre lui chiude la portiera. Si siede e non parla.

"Mi dispiace averti svegliata." Mormora mentre parte.

"A-avevi detto che mi avresti spiegato tutto." Stacco subito lo sguardo dal suo, ho paura che si arrabbi, guardo il paesaggio scorrere davanti a me.

"Mia sorella tempo fa si suicidò." Mormora sospirando, lo guardo incuriosita, mentre lui guarda la strada. "Mia madre dopo quello inizio ad impazzire, loro volevano tenerlo, ma io non ho accettato, non so come ha fatto ad uscire di casa oggi." Mormora mentre guarda sempre la strada, mi lancia uno sguardo e continua a guardare la strada.

"Se parli con qualcuno di questa cosa considerati morta." Mormora con sguardo minaccioso. Annuisco sconvolta, io pensavo che la sua famigliari stava, anche se non l'ho mai vista, ricordo che a scuola non gli hanno mai detto che chiamano i genitori o cose varie, ora capisco il perché.

"È tuo padre." Il suo sguardo si fa duro.

"Non chiedere mai nulla sulla mia famiglia, sai già tanto."  Mi lancia uno sguardo assassino.

Annuisco mentre mi mordo il labbro, vorrei chiedere perché si suicidò, ma lascio stare, guardo fuori dal finestrino e mi accorgo che non stiamo andando a casa mia.

"Gabriel dove mi stai portando." Mormoro spaventata, sua madre mi disse che lui mi vuole morta, mi viene da piangere dalla paura, ma cerco di stare calma.

"Stai da me oggi." Mi lancia uno sguardo mentre vedo che entra nel cancello di casa sua.

"No Gabe io non posso, mia madre non sa che sono uscita di casa." Lui sospira frustrato mentre mi guarda.

"Tu stai qui, solo per oggi, non ho voglia di tornare indietro."

"Ma" esce dall'auto sbattendo la porta.

"Se vuoi tornatene a casa" grida.

Non voglio andare sola, cammino ed entro in casa sua, vada come vada, ho sonno, spero solo che non mi faccia del male come ha detto sua madre.

Lo vedo poggiato sul frigo con una birra tra le mani. Prende una bottiglia piccola tra le mani e me lo lancia. "Bevi" dice guardandomi, lo faccio poi lo guardo. Lascia la birra sul tavolo e cammina verso camera sua. "Vieni" mormora guardandomi, annuisco confusa, mentre lo seguo si sdraia. "Dormi se vuoi" borbotta.

"Qui?" Indico il letto confusa. Annuisce, mi mordo il labbro confusa, tra nemmeno mezz'ora mi devo svegliare, sono stanca, annuisco mentre mi sdraio, lascio il cellulare sul comodino, e mi sdraio, lui mi da le spalle.

Mi addormento quasi subito.

The Gangster And The Nerd/Cameron Dallas Where stories live. Discover now