Persone rotte

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"SEI PAZZO? "

Urlò appoggiandosi al muro.
La risata rieccheggiò nella stanza mentre Caroline cercava invano di riprendere fiato.
Non riusciva a pensare lucidamente e rimase per svariati minuti che le sembrarono secoli a guardarlo ridere. I capelli leggermente piú lunghi dall'ultima volta erano appiccicati sulla fronte incrostati di sangue, gli zigomi sporgenti ne avevano un po' ormai secco colato verso la mascella pronunciata e gli occhi erano piú verdi e arrossati del solito.

"Scusa amore, ti ho per caso spaventata?"

La voce era roca, strascicava le parole e faceva fatica a reggersi in piedi.
Le sorrise mentre abbassò leggermente il capo per raggiungere la sua altezza, trattenne il fiato incapace di proferire parola, i nasi erano talmente vicini da sentire il suo respiro sulle labbra.

"DIO KLAUS"

Lo spintonò facendogli perdere l'equilibrio

"COSA DIAVOLO CI FAI QUI?"

ringhiò non appena mise qualche metro di distanza tra loro.
Riacquistò l'equilibrio e sorrise nuovamente

"Non sapevo dove andare"

Rispose calmo, troppo calmo.
Se non fosse stato cosí ubriaco lo avrebbe sicuramente preso a schiaffi, sentiva il sangue ribollire nelle vene e non aveva intenzione di sopportare un Klaus ubriaco sporco del sangue di dio solo sa chi.

"POTEVI ANDARE AL DIAVOLO."

Gridò. lo sguardo si fece piú duro e per un attimo ebbe paura

"PUOI NON URLARE? MI SCOPPIA LA TESTA"

Sbottò buttandosi sulla sedia.
Spalancò la bocca sorpresa e furiosa allo stesso tempo, quel idiota aveva il coraggio di darle ordini dopo essersi presentato così in casa sua?

"NO, CI SAREBBERO POTUTE ESSERE MIE FIGLIE E TU SEI COSÌ, INSANGUINATO E UBRIACO IN CASA MIA"

urlò ancora più forte, puntandogli il coltello contro.

"Sei un vampiro e hai bisogno di un coltello da cucina per fare fuori qualcuno?"

L'ammoní con un sorriso di scherno.
Ringhiò lanciandoglielo contro, ma lo afferrò prima che potesse scalfirgli la pelle.

"Caroline"

Piegò la testa di lato con un ampio sorriso e alzò l'indice facendo un no.
Il secondo successivo l'espressione tornò dura e il coltello viaggiava nuovamente nell'aria infilzandole il braccio sinistro.
Lanciò un gridolino acuto di dolore e lo sfilò buttandolo sul pavimento.

"QUAL'É IL TUO PROBLEMA?"

sputò. Sentì la ferita rimarginare e gli lanciò uno sguardo che avrebbe potuto ammazzarlo seduta istante. Ma gli sguardi non possono ammazzare dunque si limitò a immaginare lei che gli staccava la testa in tanti modi diversi.

"Ho bisogno di una doccia"

Affermò sollevandosi.
sembrava un po' meno ubriaco di prima, o per lo meno, riusciva a reggersi in piedi senza barcollare.
Gli occhi inniettatti di sangue la scrutavano da capo a piedi sotto le folte ciglia scure in attesa di una risposta.

"Ok"

La voce le uscì in un sussurro e incrociò le braccia al petto aspettando che se ne andasse fuori dalla sua cucina, fuori da quella casa, fuori dalla sua vita.
Iniziò a camminare lentamente, verso le scale che portavano al piano di sopra

"Dove stai andando?"

Gli domandò non appena mise piede sul primo scalino.
Sollevò le braccia e si sfilò la maglietta macchiata di sangue buttandola per terra

"Cosa? Non farai la doccia qui."

Ringhiò avvicinandosi per raccogliere la maglietta.
La ignorò e continuò a camminare.
I muscoli delle spalle si contraevano a ogni passo deformando il piccolo triangolo tatuato sulla spalla destra, rimase a fissarlo qualche secondo cercando di ricordare se lo avesse mai notato prima, non appena lo vide sfilarsi le scarpe si riprese e lo seguí a ruota

"Puoi smetterla di lasciare i tuoi vestiti sul pavimento? "

Sbottò irritata inchinandosi a raccogliere le scarpe.
si sollevò e lo vide sfilarsi anche i jeans, abbandonandoli là, si affrettò a raggiungerlo, questa volta lo avrebbe sul serio preso a schiaffi.

"Non vorrai seguirmi in bagno? A meno che tu non voglia raccogliere anche le mie mutande"

Sussurrò marcando l'ultima parola.
Le labbra rosso ciliegia erano piegate in un sorriso mentre richiudeva lentamente la porta del bagno lasciandola là.
Quando la sua faccia non fu piú nel suo campo visivo si ricordò di quanto fosse incazzata, afferrò furiosa i jeans neri accasciati sul pavimento e fece una smorfia verso la porta chiusa, dalla quale proveniva solamente il rumore dell'acqua che scorreva.
Si sentì ridicola e si diresse nuovamente verso la cucina, aprì al massimo il rubinetto e ci gettò sotto la maglietta, l'acqua attorno iniziò a colororarsi di rosso e posò il resto dei vestiti sul lavello.
Si sporse sulle punte dei piedi, per prendere il detersivo dalla mensola in alto e ne versò una quantita esagerata sulla maglietta.
Sfregò furiosa, concentrando tutta la rabbia in quelle macchie, l'acqua diventò sempre piú rossa e si appuntò mentalmente di chiedere a quel psicopatico che ora si docciava tranquillamente al piano di sopra, che cosa avesse fatto per ridurre tutti i suoi vestiti così.

"Che cosa stai facendo? "

Sussultò, per l'ennesima volta da quando é arrivato.
i muscoli venivano tracciati dal percorso di qualche gocciolina che andava a depositarsi sul suo asciugamano rosa legato pericolosamente male in vita, si sforzò di guardarlo negli occhi e si schiarì la gola.

"I tuoi vestiti, li sto lavando"

Squittí provocandogli un sorriso.
Gli occhi erano meno arrossati, si era fatto crescere una leggera barbetta bionda che risaltava le labbra rosso fuoco e ai lati delle guancie spuntarono le solite fossette su cui una volta aveva fantasticato di immergere l'indice.
I capelli bagnati che gocciolavano su tutto il pavimento la riportarono alla realtà

"Klaus il pavimento! "

Sbraitò avvicinandosi per colpirlo nuovamente

"Scusa tesoro"

Allungò una mano verso l'asciugamano legato in vita e Caroline si voltò di scatto capendo le sue intenzioni, lo sentì ridacchiare e si dedicò a lavargli i vestiti.
Si convinse che se lo avesse ignorato se ne sarebbe sicuramente andato

"Di chi é questo sangue? "

Si maledí per avergli rivolto la parola, ma voleva a tutti i costi una spiegazione e non l'avrebbe di certo ottenuta facendo il gioco del silenzio.
Lo sentì avanzare verso di lei, si posò su un braccio nel lavello accanto e la guardò pulire le sue cose.
In quel momento non riuscì a non notare quanto fosse incredibilmente bella, se possibile, piú bella di quanto ricordasse.
I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle tese, le labbra rosa chiaro erano leggermente socchiuse in segno di concentrazione.
Una vena sporgeva più delle altre sul morbido collo, quella era la sua vena, la vena che spuntava ogni volta che lui era nei paraggi, quando notò che la stava fissando si voltò a ricambiare e Klaus non riuscì a trattenere un sorriso.

"Be? "

Inarcò un sopracciglio e allungò una mano dietro di lui per afferrare i pantaloni.
Non le piaceva come si sentiva sotto il suo sguardo, distolse il suo e infilò i jeans sotto il getto d'acqua

"Nulla di che, mi hanno fatto arrabbiare"

Aveva sperato con tutta se stessa che fosse cambiato, che dopo la nascita di Hope avesse smesso di giocare a squarciare la gola per noia, ma si era sbagliata.
Le persone crepate possono essere aiutate a tornare integre, ma Klaus Mikaelson era rotto, e si sa che le persone, una volta rotte, non possono più essere aggiustate.

The Klaroline diariesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora