Go to New Orleans

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«dopo tutti questi anni ho ancora una voglia matta di staccarti la testa»

Le rivolse un sorriso falso iniziando a camminare per la cucina

«il sentimento è reciproco»

Rispose secca incrociando le braccia al petto.
Cominciò a a passare tra le mensole, sfiorando qualche oggetto di tanto in tanto innervosendola, odiava chi toccava le sue cose, fin da piccola non prestava mai nulla, per semplice egoismo o per la paura che non ritornassero più indietro. La seguì con lo sguardo inarcando un sopracciglio e si schiarì la gola, attirando la sua attenzione

«Perdonami ti sto infastidendo?»

Domandò con un falso tono gentile fermando l'indice su una stella di vetro.
In risposta si limitò a incenerirla con lo sguardo stringendo la mascella. Non sapeva il motivo della sua visita, ma come quella di suo fratello non era stata richiesta e soprattutto non era gradita.
Mosse l'indice in avanti facendo cadere la stella sul pavimento che si infranse in mille pezzi portando così la sua pazienza al limite. Schizzò in avanti inchiodandola al muro con un braccio a fermarle la gola

«Te lo ripeto per l'ultima volta, cosa vuoi da me?»

Scandì bene le parole facendola ridere

«Ogni stella è destinata a cadere»

Sussurrò ribaltando la situazione, la guardò intensamente per qualche secondo prima di mollare la presa e riprendere a passeggiare attorno al tavolo.

«come ormai saprai la famiglia Mikaelson non ha piú il permesso di restare unita»

Il tono si abbassò di qualche tono.
In realtà lei non era a conoscenza di nulla che riguardasse quella famiglia da molto tempo, ma aveva la sensazione che stesse per scoprire il motivo di tanta agitazione in tutti quanti al solo nominarla.

«vedi»

Si arrestò riportando lo sguardo su di lei

«è complicato»

Alzò le spalle riprendendo a camminare  lentamente verso di lei

«Kol ha Davina, io ho Marcel, Elijah é abituato all'autocontrollo ma Niklaus»

Si ritrovò di fronte a lei accennando un altro dei suoi falsi sorrisi

«Lui non ha nessuno a mantenerlo nel giusto»

Sussurrò. Aprì la bocca per ribattere ma fu zittita dal suo indice, prese un grosso respiro per calmare i nervi e aspettò che finisse il discorso.

«per un motivo a me ignoto, ha una specie di ossessione per te dal primo momento in cui ti ha vista»

Fece scorrere lo sguardo disgustato lungo il suo corpo prima di riprendere

«quindi ho bisogno che oltre a essere totalmente inutile tu possa andare da lui, sbattere un po' gli occhietti e fargli smettere di uccidere ogni essere che respira presente sul suo cammino.»

Rimase in silenzio per alcuni secondi, il sangue sui suoi vestiti, lo stato confusionale, ora era tutto più chiaro.
Per chissà quale ragione aveva perso nuovamente il controllo ed era riemerso il suo lato oscuro.

«Perchè dovrei aiutarti? Vi presentate qui ribaltando la tranquillità che ormai regnava da anni e pretendete che io mi esponga al vortice di caos che è Klaus?»

Parlò troppo velocemente infastidendo la bionda distante solo qualche centimetro da lei, il quale inarcò un sopracciglio non appena elaborò le sue parole

«perché hai parlato al plurale?»

Si avvicinò azzerando la distanza presente tra loro.
Caroline non si sentiva piú intimidita dalla sua presenza, era diventata più forte e se riusciva a controllare Klaus,  con lei non sarebbe stato differente.
Rizzò le spalle assumendo la sua solita postura autoritaria e si voltò lentamente ricambiando il suo sguardo di sfida, nonostante stessero conversando civilmente per la prima volta da quando si conoscevano.

«Klaus»

Sussurrò lei stessa decifrando lo sguardo.
Quel nome la fece rabbrividire, le sembrava ancora surreale risentirlo così spesso dopo anni senza che nessuno si azzardasse anche solo ad accennarlo.
L'originale corrugò la fronte allontanandosi, passando una mano tra i lunghi capelli biondi confusa

«è stato qui»

Sussurrò incredula

«Ma certo»

Sbuffò una risata tornando a guardarla.
Per un momento vide del dolore attraversarle lo sguardo, ma fu accamuffato troppo velocemente perché potesse affermarlo con certezza

«Senti, io odio te e tu odi me, ma entrambe teniamo alla stessa persona»

Quello fu il momento per Caroline di riderle in faccia, scosse la testa divertita come per scacciare via la sua affermazione

«puoi ridere quanto vuoi, non cambierà comunque le sensazioni che provi»

Quella frase fece scattare qualcosa in lei, forse il tono beffardo con cui la disse la irritò, o forse era semplicemente arrabbiata per la verità che si celava dietro. 

«Noi»

Indicò freneticamente lo spazio tra loro alternando dalla propria figura a quella dell'altra bionda in parte a lei.

«Non siamo amiche, non dobbiamo avere conversazioni del genere, non ti devo aiutare e tanto meno non devo aiutare Klaus. Dovete sparire tutti quanti, tu e lui. Dovete lasciarmi in pace.»

Sbottò stringendo i pugni lungo ai fianchi, il petto le si alzava e abbassava velocemente per l'intensità con cui aveva buttato fuori le parole.

«Credevo fossi tu quella che si batteva per una buona causa»

La ammonì acidamente posando una mano sul fianco sinistro.
Respirò profondamente, cercando di calmare la voglia di tirarle fuori il cuore dal petto, nonostante non sarebbe servito assolutamente a niente.

«E da quando Klaus sarebbe una buona causa?»

Sbuffò una risata imitando la sua posizione.

«Da quando ha una figlia che non aspetta altro che abbracciarlo di nuovo»

Rimase senza fiato, la rabbia lentamente si dissolse venendo sostituita dalla tristezza.
Immaginò come si sarebbe sentita se le sue bambine le venissero strappate via all'improvviso e non le venisse più concesso di rivederle.

«Bene»

Si arrese spalancando le braccia

«Cosa dovrei fare?»

Si guadagnò il primo sorriso da parte di Rebekah che si avvicinò lentamente facendo schioccare la lingua sul palato

«New Orleans»

Sussurrò ampliando il ghigno sul suo volto.

The Klaroline diariesWhere stories live. Discover now