Capitolo VI

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Dopo più di tre ore, Sergio decise di alzarsi e andare a prendere un boccata d'aria. Percorse il corridoio lentamente, non si sentiva più le gambe, strascinava i piedi sul pavimento non curante del fastidioso rumore che provocavano le suole di gomma delle sue scarpe. Si avvicinò ad una macchinetta sentendo i crampi della fame, forse l'unica cosa che gli dimostravano di essere ancora vivo. Infilò svogliatamente qualche moneta nella macchinetta e prese una barretta al cioccolato. Uscì dall'ospedale e un leggero venticello lo colpì dritto in faccia scompigliandogli anche un po' i capelli. Rimase fermo a fissare il parcheggio e il suo viavai di macchine e ambulanze. Guardava i volti preoccupati della gente e si sentiva sempre più male. Dicono che capisci di amare qualcuno quando sei sul punto di perderlo, e per Sergio questa frase non è mai stata più vera di allora.

Ritornò pian piano dentro e s'incamminò verso la stanza di Veronica sgranocchiando il suo snack e schivando tutta quella gente che non la smetteva di urlare. Fortunatamente era stato poche volte nel reparto urgenze dell'ospedale, non sopportava tutto quel baccano, ma d'altronde lì c'era gente che rischiava la vita, quindi non poteva farci nulla. Quando arrivò nel corridoio della stanza 217, notò che i genitori di lei non c'erano più. Confuso e spaventato si avvicinò alla porta e li trovò lì attorno a Veronica, entrò velocemente chiudendosi la porta alle spalle. Allo sbattere della porta di quella piccola stanza, tutti si girarono verso di lui. Sergio si fece spazio tra tutti gli altri parenti che erano arrivati nel mentre e si avvicinò quasi di corsa al letto di Veronica inginocchiandosi lì davanti. Veronica aveva una mascherina per respirare e indossava un camice da ospedale con le coperte rimboccate. Era collegata ad una flebo e sembrava caduta in un sonno eterno. Sergio le prese la mano, la tenne forte, stretta.

S: "Sono qui" sussurrò nella speranza che lo sentisse

Tutti lo stavano guardando ma non era importante, l'unica cosa che gli importava era lei.

S: "Scusami, scusami tanto se non ti ho protetta..." disse poi lasciandole una dolce carezza sul viso sentendo già un pizzicore agli occhi

Mentre tutti là dentro stavano in silenzio lasciando spazio a Sergio, entrò il dottore.

D: "Signori..." annunciò con voce profonda facendo voltare subito tutti "...la ragazza potrebbe riprendersi nel giro di qualche ora. Dobbiamo solo lasciarle aria per lasciarle più ossigeno possibile e per farla risvegliare in tranquillità. Al massimo, può rimanere una persona" comunicò in seguito

Tutti uscirono dalla stanza e si guardarono in faccia: alcuni ottimisti sorrisero felici che si sarebbe ripresa, alcuni ancora tristi per la situazione rimasero seri e altri controllavano chi si sarebbe offerto di restare. Sergio scorse rapidamente i volti di tutti i presenti per poi voltarsi indifferente e tornare a guardare da fuori quello di lei ancora pallido.

M.V: "Fate rimanere lui" disse la mamma di Veronica interrompendo il silenzio

Sergio si girò di scatto colpito e cercò le parole più adatte per ringraziarla.

S: "Oh... grazie mille. Per me conta molto, davvero... io..." sorrise stringendole la mano

M.V: "Lo so, lo vedo. Sei un bravo ragazzo" lo interruppe carezzandogli il braccio
M.V: "Ora vai" lo spinse lei sorridendo

Si voltò ed entrò nella stanza di corsa. Si sedette sulla sedia accanto al letto impaziente di vederla di nuovo muoversi, consapevole che avrebbe dovuto portare molta pazienza. Rimase lì a guardarla dormire, così serena, così debole. Il volto pallido, il labbro sanguinante sotto la mascherina, l'ago della flebo nel suo braccio, i capelli neri arruffati, il trucco sbavato. Lui la trovava perfetta anche così, e pensare che prima la vedeva solo come una grande amica. Veronica iniziò a dimenarsi leggermente nel sonno e Sergio si avvicinò a lei con la sedia scostandole una ciocca di capelli dal volto.

Prima di YouTube - TwoPlayersOneConsole [COMPLETA] 🎮♥️Onde histórias criam vida. Descubra agora