Una terribile punizione.

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Piangeva giá da quasi venti minuti quando pensó che Silente aveva sicuramente riconosciuto l'incantesimo e che aveva chiamato Tom nel suo ufficio per parlare di quello.

Scattó su in piedi e pensó che, sicuramente, rischiare una punizione per andare ad origliare ne sarebbe valsa la pena.

Si asciugó gli occhi con le maniche della divisa e s'incamminó verso l'ufficio di Silente.

Quando arrivó sentí delle voci, il chè significava che Tom era giá all'interno.

Avvicinó l'orecchio alla porta.

-Come tu sai, Tom-sentí dire Silente,-quando sono venuto a trovarti all'orfanotrofio, poco meno di un anno fa, ho capito che eri un ragazzo speciale. Piú speciale di quanto possa esserlo il professor Lumacorno intendo.-Bellatrix riusciva a sentire poco, le parole di Silente erano quasi coperte dal suo batticuore e il suo forte respiro.

Tom aprí bocca per parlare, ma Silente lo interruppe.

-Ti prego di lasciarmi finire, Tom. Tu sei rettilofono. Prima di te ho conosciuto poche persone con questo...diciamo...-

-Privilegio-Disse Tom.

Silente lo guardó torvo, come per rimproverarlo. Bellatrix non capí se il rimprovero era per averlo interrotto o per aver descritto il fatto di poter parlare coi serpenti un privilegio.

-Chiamiamolo privilegio. D'accordo. Come sai, il primo ad avere questo privilegio,-Silente marcó l'ultima parola, come per renderla ironica-fu Salazar Serpeverde.

-Lei pensa che io sia il suo erede?-Chiese Tom.

-Quanti anni hai, Tom?

-Undici.

Bellatrix era sbalordita per come Tom si rivolgeva a Silente. Gli dava del lei, sí, ma non si rivolgeva a lui usando termini come "signore" o "professore".

-Undici anni sono troppo pochi.

-E quando lo sapró?

-L'erede di Serpeverde fará ció per cui è predestinato quando avrá diciasette anni.

-E cosa fará?

-Oh, Tom. Non ti diró come diventare il piú potente dei maghi oscuri. Lo imparerai da solo, se proprio riterrai opportuno farlo.

-Quindi, sono io l'erede?

Bellatrix sussultó.

-Oh, meno male! Ci ha tolti da questa scomoda situazione, signorina Lestrange.-Disse Silente.

Bellatrix raggeló.

-Si accomodi, prego.

Silente aprí la porta e fece entrare Bellatrix.

-Professore...io...non volevo-Balbettó Bellatrix-passavo di qui e...ho sentito delle voci e volevo sapere chi...mi scusi.-Abbassó la testa.

-Oh, non preoccuparti Bellatrix. Riceverai una punizione, peró.-Silente si avvicinó a lei. Si stavano guardando fissi negli occhi, Bellatrix si perse in quelli di Silente. Erano di un azzurro ghiaccio, profondi.

-La tua punizione sará quella di non dire a nessuno, nessuno, neanche al tuo piú caro amico, quello che hai sentito.

-Sí, signore.

-Signore-disse Tom-il professor Dippet...

-No, Tom-lo interruppe Silente,-il Preside non sa di questa nostra conversazione. Armando è molto indaffarato e ammalato, ultimamente.

-Penso sia suo dovere riferirglielo.

-Tranquillo, Tom. Ai miei doveri ci penso io.

Bellatrix faceva sfrecciare gli occhi da Silente a Tom e da Tom a Silente.

Tom era stato cosí insolente, eppure Silente non sembrava essersi alterato.

-Bene, Tom. Puoi andare- Disse Silente.

Tom si avvió verso l'uscita e Bellatrix lo seguí.

-Tu no, Bellatrix.-Disse Silente.

-Mi dica, professore-Disse Bellatrix, spaventata.

-Sarai una grande strega, come tutte le streghe e i maghi che usciranno da Hogwarts.-Silente uscí da dietro la scrivania.-Sta' solo attenta a non confondere i sentimenti.

Bellatrix non capí.

-Puoi andare.

-Arrivederci, professore.

Bellatrix stava per sparire dietro il quadro, quando Silente la fermó nuovamente.

-Ah, Bellatrix!

-Sí, signore?

-Ricorda la tua punizione.

Bellatrix fece un cenno del capo, come per dire "certamente" e poi se ne andó.

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