Ghielobocca

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Nella settimana successiva Bellatrix si isoló. Non parlava con nessuno, e qualche volta non andava a lezione.

Non voleva tornare amica di Tom, e gli altri non potevano darle ragione dato che non sapevano il motivo della sua arrabbiatura nei confronti di Tom.

Era fine aprile, stava per finire la scuola e Bellatrix era sola e, nonostante i tanti ricordi, non vedeva l'ora di tornare a casa per le vacanze estive.

Una sera, con grande stupore di Bellatrix, Narcissa si decise a parlarle.

-Bellatrix! Si puó sapere che ti succede??

Bellatrix non rispose. Guardava dritto nel vuoto. Non poteva parlarne con nessuno, nessuno. Neanche con la sua migliore amica.

-Bellatrix!-Insistette Narcissa.

Bellatrix fu pervasa da un misto di rabbia, delusione e tristezza, e scoppió a piangere.

-Non posso.-Disse, tra un singhiozzo e l'altro.-Vorrei dirtelo, ma non posso.

-Perchè?-Le chiese Narcissa.

-È la punizione di Silente.

-Punizione per cosa?

-Quando ha parlato con Tom...io ho origliato, e lui mi ha scoperta e mi ha detto che come punizione ero costretta a non raccontare a nessuno ció che avevo sentito.

-Che strano...-Narcissa si sedette sul letto.

-Cosa?-Bellatrix si voltó verso di lei.

-Quando Tom è tornato da noi dopo aver parlato con Silente, gli abbiamo chiesto se ti aveva vista e lui...ha detto di no.

Rimasero in silenzio.

-Bellatrix, quello che hai sentito...non ti sto chiedendo di dirmelo...solo...possiamo fidarci di Tom?

Bellatrix ricominció a piangere. Questa volta, peró, le lacrime scorrevano lente sul suo viso.

Bellatrix era decisa a raccontare tutto all'amica, ma quando aprí bocca non uscí nessun suono.

Era come se la sua voce si fosse congelata in gola e fosse diventata tagliente. Sentiva un dolore fortissimo.

Narcissa corse subito ad avvisare il Preside Dippet.

Bellatrix rimase da sola nella sua camera per soli dieci minuti, eppure le sembrarono un'eternitá.

Era distesa a terra, con le mani alla gola, come se volesse strapparsela per quanto era il dolore.

Pensava e ripensava a come potesse essere successo. E poi arrivó all'unica possibile soluzione: SILENTE.

Quando Narcissa e Dippet entrarono nella camera, Bellatrix si sentí sollevata.

-Cosa le è successo?-Chiese il preside, avvicinandosi a Bellatrix.

-Non lo so.-Rispose Narcissa agitata e preoccupata.-Stava per dirmi una cosa, ma le parole non le sono uscite di bocca e poi ha iniziato a gemere e si teneva la gola...non lo so!

-Bellatrix! Abbiamo poco tempo! Fammi sí o no con la testa. Riesci a parlare?

Bellatrix fece segno di no.

-Sai il perchè?

Un altro no.

-È stato un incantesimo?

Dippet non aveva detto a Bellatrix come mimare l'espressione "non lo so", cosí lei rimase ferma.

-Penso di aver capito che non lo sai. Giusto?

Annuí.

-Stavi per dire qualcosa che non avresti dovuto dire?

Bellatrix esitó un attimo, poi annuí.

-Ah, ho capito. Narcissa, sii cosí gentile da andare a chiamare il professor Silente, perfavore.

-Subito!-Rispose Narcissa.

-Oh, non ci sará bisogno. Sono qui.-Silente irruppe nella stanza.

-Narcissa, prego. Saresti cosí gentile da accomodarti fuori?-Chiese Dippet a Narcissa, lei fece un gesto col capo e se ne andó.

-Albus,-il preside aveva un'aria triste-sai che per me sei il professore piú in gamba di questa scuola e che, al mio decesso, voglio che tu prenda il mio posto. Non sei solo un professore per me, sei un grande amico. Ora, Albus, spiegami perchè hai usato la fattura ghielobocca sulla signorina Lastrange.

-Le tue parole mi lusingano, Armando. E mi sento uno sciocco per essermi messo in questa situazione. Inanzi tutto: sghiaccio.-l'urlo di Bellatrix irruppe nella stanza.

-Grazie.-Disse, alzandosi.

-Bellatrix, accomodati.-Le disse Silente.-Devo delle spiegazioni ad entrambi.

-Dicci pure, Albus.-Disse il preside.

-Ho fatto un grosso errore. Volevo proteggere un grande segreto: una conversazione con Tom, di cui dopo ti faró il riassunto, Armando. La signorina Lestrange era in ascolto e, per assicurarmi il suo silenzio, le ho lanciato una fattura. Mi vergogno di ció che ho fatto e spero di avere il perdono di entrambi.

-Certamente, Albus.-Rispose il preside, e Bellatrix annuí.

-Inoltre, per farmi perdonare, non ti affideró compiti per le vacanze.-Silente sorrise a Bellatrix.

Dopo il ghiaccio fermato in gola, Bellatrix sentí un forte caldo, un caldo accogliente.

Ricambió il sorriso del professore.

-Bene. Allora è tutto sistemato. Albus, seguimi nel mio ufficio. Bellatrix, goditi gli ultimi giorni di scuola.

Lestrange.Where stories live. Discover now