1. Una nuova casa

1.1K 95 131
                                    

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.


30 agosto 2014.

La stanza era luminosa. Sembrava che le pareti bianche, ancora spoglie, assorbissero la luce. Sarebbe stato lo stesso anche nella prigionia della nebbia, come se il chiarore che i muri avevano immagazzinato nel conto dei giorni venisse rilasciato in una perpetua aura. Merito delle ampie finestre verticali, due, che presidiavano una la cucina e l'altra il salotto.

Dalla finestra della cucina si poteva scrutare il ponte, che si snodava dalla punta settentrionale della penisola alla contea più vicina, le cui torri di acciaio e cemento affondavano nell'oceano come simbolo di solidità e ingegno.

Il pavimento di legno chiaro rimandava a immagini di calore rurale.

Thomas osservò la stanza con le mani sui fianchi. Lo spazio si sarebbe ridotto terminato il trasloco, ma lui aveva già chiara la collocazione dei mobili. Se tutto si fosse incastrato alla perfezione, sarebbero avanzati frammenti di nuda parete da osservare per concentrarsi e sgombrare la mente.

Era la sua prima casa, un appartamento acquistato dal proprietario ad un prezzo ridicolo se commisurato alla metratura, alla collocazione e allo stato in cui si trovava. I muri erano stati tinteggiati di fresco da un'impresa a spese del vecchio proprietario prima che Thomas comunicasse la data di trasferimento e il pavimento, pur con un'aria trasandata e vissuta, era in buono stato, eccettuato forse un punto dove pareva essere stato sfregato a lungo e su cui erano visibili segni di abrasione.

"Ci metterò una poltrona e non si vedrà la differenza."

Fino a quel momento, Thomas aveva vissuto con altri tre ragazzi, suoi amici certo, ma non poteva dire che si muovesse nell'intimità monacale di un luogo sacro. Un andirivieni fastidioso di giorno e di notte movimentava la casa, perché quattro persone – anche le più simili e integrate nella routine – avevano esigenze, abitudini e orari diversi. C'era chi lavorava di notte e rincasava all'alba; l'insonne che guardava la televisione addormentandosi sul divano; l'amico furbo che svolgeva un lavoro regolare dalle nove alle cinque e ne approfittava per lavarsi per primo, barricandosi nel bagno con i disagi che comportava.

Con il tempo – erano trascorsi due anni, quattro mesi e cinque giorni – anche Thomas, il penultimo arrivato, era riuscito ad inserirsi nel meccanismo dell'abitudine. Cercava di mantenere invariati i suoi orari anche quando non doveva recarsi al lavoro; lottava strenuamente per tenere a bada i suoi demoni più abietti – il "migliore" lo spronava a spremere il dentifricio senza un criterio, talvolta lasciandolo stappato – e incoraggiava a mantenere alto il rispetto fra coinquilini quando le provocazioni non potevano essere schivate.

In quel periodo frequentava già le agenzie immobiliari, prendeva opuscoli dalla cassetta delle lettere, spargeva voce sul posto di lavoro affinché qualcuno gli desse un'indicazione, un suggerimento o, nell'ipotesi migliore, gli lasciasse la propria casa.

Aveva visitato molte abitazioni stando ad ascoltare uomini e donne, creature di dubbie lealtà dai preventivi verbalmente pronti e mai trascritti, dalle menti di calcolatore, dal sorriso indulgente, dalla parlantina da riunione naturalistica, e nessuno gli aveva mostrato qualcosa che potesse piacergli o soltanto interessarlo. Si passava con grazia da appartamenti per scapoli e immigrati solitari a enormi case signorili vittoriane, utilizzabili da famiglie i cui rami degli alberi genealogici non erano mai stati potati; da locali lavanderia per giovani problematici fuggiti di casa a palazzine con giardini giapponesi sul retro.

Il Mondo AltroveWhere stories live. Discover now