8. Confessione

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Una sera, alla metà di aprile, Thomas tornò a casa con addosso la divisa. Era stata una giornata impegnativa, una di quelle in cui capitano molti eventi dopo un periodo di quiete. Un furgone che trasportava della merce aveva incocciato contro un lampione e si era rovesciato davanti all'ingresso del supermercato, scatenando il panico. Thomas era stato costretto ad intervenire prima dei pompieri e dei paramedici per far uscire il conducente, vittima di un malore, e sdraiarlo sul fianco sopra il marciapiede mentre il furgone perdeva liquidi infiammabili dal motore.

Davanti all'entrata della palazzina trovò Ethan seduto. Il ragazzino lo salutò con un «Yo!», Thomas ricambiò con un cenno della mano. Era sul secondo scalino quando se lo trovò dietro le spalle.

«Sei un poliziotto?»

«Una guardia giurata. Lavoro in un supermercato.»

«Ah. L'altra settimana tu e i tuoi amici avete fatto una seduta spiritica, non una session

Thomas lo sfidò con lo sguardo.

«Ero curioso di sapere che tipo di musica suonavate e sono salito per ascoltare.» Sembrò non avere alcun problema di ordine morale a fornire la verità. Quella schiettezza innervosì Thomas.

«Com'è? Non è che potrei partecipare? Sono interessato.»

«Non era una seduta spiritica.»

«Sì, raccontala alle mie sorelle se ti crederanno!»

«Non mettere in dubbio le mie parole» disse Thomas aspro, l'espressione che inquietava Liz. «E ti do un consiglio. Non giocare con le sedute paranormali e gli spiriti, potresti pentirti del giorno in cui hai iniziato. I ragazzini come te, che incasinano quello che non deve essere incasinato, se la fanno sotto subito quando le cose cominciano ad andar male.»

L'aggressività nella voce e nella postura stupì Ethan. «Non ho detto niente di male! Non prendertela così.»

Fu un episodio sgradevole che Thomas portò fino alla sua porta. Era ancora invischiato in un rimprovero personale sull'inutilità della predica che aveva fatto – soprattutto lo infastidivano le probabili conseguenze se Ethan avesse raccontato ai genitori della chiacchierata – che entrò nell'appartamento senza accorgersene. Buttò il giubbotto antiproiettile per terra e solo allora udì la musica. Il tono era basso, ma riconobbe all'istante la traccia intitolata Four walled world dell'unico album dei Temple of the Dog. Andò allo stereo, era spento. Il gatto comparve da dietro la poltrona annunciandosi con un miagolio rauco e allungato.

«Sei nella stanza.»

Senza perdere tempo, a lunghi passi, Thomas raggiunse la camera, aprì il cassetto del comodino ed estrasse il registratore che Mae gli aveva lasciato in prestito. Trafficò in maniera convulsa con i tasti perché non voleva perdere l'attimo. La musica continuava, aleggiando dal salotto.

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