10. Non sentire la mancanza

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«Abbiamo deciso per la verità» disse Mae mentre salivano le scale del quarto piano. «Anche se parziale.»

Era sabato sera e la signora Slade si muoveva per l'appartamento. Avevano appurato che fosse presente non appena Thomas era rientrato dal turno.

Mae l'aveva atteso nel parcheggio del supermercato: era andata a prenderlo con la sua macchina per portarlo a casa. Un'azione del genere aveva scatenato qualche chiacchiera postuma nelle colleghe di Thomas, incredule della sostituzione operata in così breve tempo, Elizabeth-sconosciuta. Se da un lato gli uomini nemmeno s'erano accorti dell'evento, dall'altro le donne si erano abbandonate a un malignare da Santa Inquisizione verso la "satanista con i capelli gialli e blu, vestita di nero come se portasse il lutto del buon gusto, maschile, scialba, forse anche un po' grassoccia, di certo dimentica di tutte le mode dell'anno in corso". Non le avevano risparmiato la loro gelosia travestita da umiliazione perché era arrivata a marcare un territorio senza padrone a cui alcune ambivano. Una ragazza, che parteggiava per Liz, aveva cucito sulla ripudiata la stessa storia di rifiuto e costernazione che era toccata a lei.

Una volta a casa, mentre le colleghe pensavano a furibonde guerre amorose, Thomas si era fatto una doccia veloce e Mae aveva cercato Amy per l'appartamento, spronandola con diverse domande a fornirle maggiori informazioni, «dirle di più». Ma s'era accorta che le sue richieste piombavano all'interno del silenzio solenne della sera come se fossero gettate in un pozzo senza fondo. Le stanze presentavano un ordine quasi da caserma, ogni oggetto era collocato nel posto giusto con la giusta funzione. In quell'appartamento l'unica cosa lasciata al caso era proprio il fantasma. Chissà quale potere esercitava per mantenere legata così a lungo un'entità già potente di suo.

Mae ricordò l'episodio della porta e del temporale provando la sensazione di avere una pallina in gola. La tempesta che si era abbattuta sulla città aveva sconvolto traffico e semafori. C'era stato un tamponamento lungo la strada che l'avrebbe condotta al suo appartamento e a cui lei era sfuggita grazie allo spirito veggente.

«Vorrei contraccambiare, Amy» disse al soggiorno. «Se solo potessi!»

La voce di Thomas la catturò con un sussulto. «Non ho ancora accennato alla cosa, ma con oggi è una settimana di silenzio, come è capitato la volta scorsa. La stanza è vuota.»

Mae non rispose.

«Dove vanno i fantasmi quando esauriscono la loro forza? Si rifugiano nel mondo altrove?» domandò Thomas. Non le disse del sentore di solitudine, simile a un tanfo putrescente, che aveva ammorbato l'appartamento. La presenza di Amy riempiva le ore persino quando non era presente. Produceva una sorta d'inquietudine nel suo organismo che lo metteva in allerta. Attendeva sempre che succedesse qualcosa anche se veniva smentito. Gli arrivi del fantasma gli lasciavano una contusione morale – quando non fisica – a cui non poteva più rinunciare. Pensò a Liz, che si era rifatta viva, il mercoledì sera di quella settimana; il desiderio che lo sbilanciava verso di lei si era intiepidito. Aveva altro a riempirgli i pensieri, ad occupare il cuscino del suo cuore. Pertanto, quando si era accorto che la vera mancanza era rappresentata dall'assenza protratta di Amy, gli era piombata addosso l'untuosa sobrietà della sua vita. Non era tranquillità, una desiderabile esistenza senza scossoni. Si trattava di un loop infinito simile al circolo vizioso in cui erano imprigionati certi spettri, che ricomponevano le medesime azioni ogni giorno: alzarsi, lavarsi, lavorare, interagire, tornare, dormire. Sembrava non esserci niente di eclatante nella sua esistenza, niente che valesse la pena d'essere raccontato. Nulla che riguardasse la sua storia. Era Amy a catalizzare la parte meritevole della sua vita, il pallido fuoco del significato. Se lei fosse venuta meno, lui sarebbe crollato di nuovo nella staticità con cui conduceva la biga del suo tempo, sentendosi un essere invisibile fra altri esseri invisibili.

Il Mondo AltroveWhere stories live. Discover now