9. Lungo una strada sconosciuta

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Una sera di fine aprile Thomas stava rincasando dopo essere passato dalla biblioteca – non era potuto entrare perché giunto ben oltre l'orario di chiusura – quando vide un'auto della polizia parcheggiata a fianco del marciapiede. Non chiudeva l'ingresso della palazzina, ma era abbastanza vicina perché la sua mente scivolasse sullo scenario peggiore. Guai a non finire, pensò chiudendo la Jeep e incamminandosi.

La porta d'ingresso era aperta. Entrò nella penombra dell'atrio e notò subito i due agenti.

«Signor Rogers?»

«Sono io» rispose Thomas, togliendo le chiavi dalla tasca. «Venite, vi faccio strada.»

«Un collega», sentì dire da uno dei due.

«Sono una guardia giurata» spiegò, e fornì l'indirizzo del supermercato dove prestava servizio e il nome della società con la quale aveva un contratto.

«Dovremmo dare un'occhiata alla sua abitazione» esordì il primo agente quando furono sul pianerottolo del terzo piano. «Le seccherebbe lasciare le chiavi e scostarsi?»

«Affatto.» I due poliziotti trovarono Thomas collaborativo e si domandarono quale potesse essere la ragione della chiamata. Non che fosse un'abitudine strana. Sempre più persone segnalavano messe sataniche o raduni diabolici, quasi si fosse tornati indietro nel Medioevo dell'Inquisizione e della Tortura. Accadeva in particolare intorno ad Halloween, ma ogni mese era buono per creare panico.

Il primo poliziotto – divisa impeccabile, capello corto, viso virile, quarant'anni circa – girò la chiave nella toppa e aprì la porta. Entrò a passo svelto, una mano sulla pistola che portava al fianco. L'altro lo seguì con il taser. Thomas aveva già riconosciuto un sergente nel tizio più alto e un semplice poliziotto nel più silenzioso.

«Può entrare» gli disse il sergente, un ordine mascherato. Non dovette ripeterlo. «Resti dove possa vederla, accanto alla poltrona.» Comandò al collega di chiudere la porta. Mentre saliva i tre scalini della cucina, la sua radiotrasmittente iniziò a gracchiare e sibilare. Senza che gli venisse chiesto, Thomas slacciò la custodia della sua pistola e la mise sulla poltrona.

I due esaminarono con scrupolo l'appartamento nella sua interezza; chiesero al proprietario di aprire cassetti e armadi. Di primo acchito rovistarono con cura; poi divenne un'esercitazione. Non trovarono nulla, eccettuato un piccolo registratore nel cassetto del comodino accanto al letto. Solo quando tornò in soggiorno, il sergente si accorse dell'arma in dotazione a Thomas.

«Immagino che con quella sia tutto in regola.»

«Vi mostro i documenti.»

Thomas andò verso un mobile del salotto e aprì il primo cassetto. Dopo che ebbe fornito la licenza e le carte inerenti l'arma, chiese se i due volessero un caffè freddo e glielo servì in bicchieri di plastica come se fossero colleghi davanti al distributore.

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