Distratti quanto basta, mai fermi nei pensieri

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Alla mia signora misteriosa.
A modo mio.

Forse aspettavo te in quella notte scarica e vuota di Dicembre.

È proprio vero che alcuni sconosciuti sono meno sconosciuti di altri e ad incarnare questo ruolo non potevi che essere tu. Malinconica, misteriosa, saccente e stronza come poche. Ti sono piombato addosso con la mia smoderata insistenza e la sfacciataggine di un impunito. È tutto vero. Abbiamo aspettato il sole sorgere, senza alcuna ragione e la notte seguente non siamo stati capaci di evitare una nuova attesa.

Io mi sono irrimediabilmente innamorato di te. Che hai i piedi ben saldi a terra ma sei pazza da legare, che pesi le parole, che hai ancora voglia di giocare, di correre a perdi fiato, di fare l'amore fino a perdere il fiato. Mi sono innamorato di tutte quelle vecchie canzoni e della tua indiscutibile cultura musicale. Dei tuoi silenzi rumorosi e delle parole sospese, che ancora fluttuano nella volta celeste e su questo soffitto.

Le notti svegli a consolarci senza spiegazione, le litigate prive di senso logico, la gelosia immotivata. Eravamo una costellazione da saldare. Una gabbia per emozioni forti. Ormai troppo vicini per allontanarci.

E non essere in grado di smettere di cercarci, di volerci e provocarci. La rabbia alcolica del body shot e la speranza di sentirti più mia, crollando sotto il peso di tre B52.

Le lacrime asciutte, le guance salate, il cuscino zuppo di rassegnazione. I lunghi giri in macchina per non pensarti e l'unico pensiero fisso, tu.

E quella notte in cui ci siamo buttati in mare, con i vestiti addosso e la testa scollegata. La sabbia sul pavimento e la follia nelle scarpe gettate a caso in salotto.

I tuoi discorsi sull'età, che 18 anni sono pochi, che non rifletto abbastanza e che siamo troppo distanti ma in qualche modo riusciamo a toccarci lo stesso. Quindi sti cazzi l'età, sti cazzi tutto quanto e "annamo a fa li botti"

Le parole spese e pagate care sulla paura dell'amore. Un muro da abbattere. Una guerra contro te stessa al primo atto di quel balletto di Tchaikovsky. Il dolce timore di gettarsi tra le braccia di qualcuno e restare appiccicati con la marmellata. Non c'è rimedio a un sentimento che ci leva l'ossigeno e che ci segna la pelle di baci e morsi sempre freschi.

Ci curiamo i battiti e i respiri affannosi con i cerotti. Ci graffiamo purchè il sangue scorra. Che sei dentro di me Michelle Venere. Nelle mie vene. Che son dentro di te. Quando mi vuoi, fino in fondo. Stretta e complessa. E non è solo effimera passione. Brucio tra le tue gambe ma nello stomaco ho le farfalle.

Sei una ribelle. Vivi la tua vita sospesa e potresti restare a dormire in aeroporto.

I treni senza destinazione. Le manette. Le fughe dalla tua stanza. Le sigarette sul terrazzo della scuola. I pensieri vomitati sui fogli. Il coraggio di non saper scegliere. I tuoi 80 costumi. Le storie demenziali su riccioli d'oro e nocciolino. La limonata asprissima. I nostri nomi scemi e le teorie sulla banalità, perchè una come te è difficile da trovare, proprio come un cornetto integrale ai frutti di bosco. Le mie fisse sull'oroscopo che sono diventate anche le tue. Il vino rosso. La tua mania di lanciare il telefono senza preoccupartene e il casino che ti porti dietro, che ti porti dentro...e che ti contraddistingue. Le lenzuola di seta grigie. Il gelato al pistacchio e al cioccolato fondente all'arancia. Quel piccolo neo tra le tette. La vasca. Le letterine. Er disonore. Le risate, che sei bella anche quando ti arrabbi ma se sorridi rischio di morire all'istante. Il mio broncio e la tua voglia di mordermi le labbra quando faccio così. L'astice. Il tuo vestito rosso a capodanno. Le serate nei locali. I morsi dietro le ginocchia. Le doppie C. I baci perugina. La simbiosi totale. La tua borsa incasinata e il telefono sgangherato che spesso si spegne, come te quando non dormi abbastanza e crolli dove capita.

Vorrei ballare con te, sulle note di qualsiasi canzone. Accendere la musica e lasciar scivolare mani e pensieri sulla fluidità statica dei nostri corpi. Andiamo contro ogni legge di calamità e baciamoci di nascosco, davanti a questo pubblico di specchi.

Perdiamoci ancora, come quella notte. Tra i tulipani e quella stanza sterile a Barcellona. L'abbiamo tinta di rosso con i baci e il tuo rossetto. Labbra e pelle consumate.

Le corse alle 6 del mattino e la voglia di restare a letto a viziarci ed esplorarci con lo sguardo e con le dita. Che è un miracolo riuscire a guardarti senza ricevere un cocktail in faccia. E all'inizio li evitavi i miei occhi, mentre adesso li cerchi e mi chiedi di guardarti e hai il desiderio di guardarmi.

Poi ci buttiamo sul letto, ci dividiamo le cuffiette, restiamo legati da quel filo ingarbugliato. Ti stringo la mano e ci gridiamo in faccia le nostre canzoni. Ti ripeterei infinite volte "'Cause i can't go without you anymore" anche se ho una pessima pronuncia e non sarò mai bravo quanto Bay.

Ho amato poco ma so amare nel profondo. E voglio amarti Michelle, perchè sei silenziosa, complicata, coraggiosa, determinata, attenta e mai banale. Perchè ti prendi cura di me anche se ti faccio paura.
Ed io mi prendo cura di te perchè sento di non poter fare altro.

Voglio condividere la mia vita con te. Nell'oblio, nel caos, oltre. Mischiare i nostri odori, i nostri casini e non diventare mai un abitudine. Voglio tenerti stretta quando ti svegli in piena notte con il cuore in gola. Voglio litigare per le palline della lavatrice. Togliere la confezione dal carrello, ogni volta che provi a rimetterla ma alla fine lasciartele comprare.

Imparerò a cucinare i churros, preparerò il tuo caffè ogni mattina, non ti farò mai mancare la cioccolata fondente in dispensa, ti abbraccerò se litigheremo, ti farò fare tardi a lavoro convincendoti a restare a letto con me. Ti prometto questo perchè il resto voglio solo mantenerlo.

Te lo ricordi quando ti ho detto che mi sento uno scoglio in mezzo al mare? sei quell'onda che si infrange violenta su di me. Mi travolgi. Mi travolgi dentro. Scavi la superficie e crei degli spazi in cui io posso proteggerti.

Vorrei soltanto amarti, senza freni.

E adesso ti guardo mentre dormi e ho quasi paura di svegliarti. Non so resistere. Ti sfioro il braccio e lascio intrecciare le nostre dita. Un bacio sulla fronte, le lancette che scorrono sui tuoi occhi chiusi e noi. Un groviglio.

Il tuo bambino impertinente.

Groviglio.Where stories live. Discover now