"sorrido piano"

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Ho sempre piegato le labbra. Inconsciamente, senza fare distinzioni.

Poi è arrivata lei e mi ha insegnato a sorridere piano, a sorridere forte, a distinguere, a riflettere, a calcolare la distanza tra la rughetta numero uno e la rughetta numero dodici con uno strano criterio che probabilmente esiste solo nella sua testa e nell'oblio. Riesco ad immaginarlo. Un fiume di incognite sistemate su infiniti assi. Straripante.

"Possiamo trovare l'equazione del tuo sorriso?"

Ah amore, per il tuo dovrei usare la geometria del sublime.

Il fatto è che ora, quando sorrido, mi chiedo se sia più giusto sorridere piano o sorridere forte. Mischiare la tenerezza all'esaltazione o tenerle sufficientemente distanti.

Il fatto è che ora ho ripetuto troppe volte la parola "sorridere" e vorrei cancellare tutto.

Eppure continuo a piegare le labbra inconsciamente, con attenzione.

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