Prologue

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Caldo.
In quel piccolo salotto così affollato faceva irrimediabilmente, fatalmente caldo.
Così caldo che potevo sentire alcune goccioline di sudore scendere giù per la nuca fino ad arrivarmi al collo.
Sbuffai, mentre continuavo a guardare le tantissime tonalità che assumevano quelle quattro pareti e i tantissimi pezzi di stoffa che svolazzavano a destra e a sinistra.
Seduta lì, in mezzo a tutte quelle dame che continuavano a parlottare, sghignazzare, spettegolare e tenere collo e braccia alzate, come se qualcuno le minacciasse con uno di quei giocattoli che avevo visto tempo fa in una rappresentazione a teatro con mia madre, e che avevo visto tante volte anche in mano a John quando diceva che doveva andare a 'caccia', curiosa com'ero gli avevo anche chiesto il nome, si chiamava pittola?
O no, forse era pistola.
A quel tempo come avrei potuto capire, piccola e ingenua com'ero, che quei giocattoli di cui la gente aveva tanto terrore avrebbero potuto perforare in un millisecondo la mia piccola e già piena di idee, testolina?

Continuavo a muovere freneticamente le gambe a penzoloni sulla sedia decisamente troppo alta per la mia statura bassa.
Avevo le braccia incrociate al petto ed un espressione annoiata in volto, mentre mia madre continuava a rivolgermi occhiatacce e ad ordinarmi di stare ferma.
Inutile dire che non avevo la minima intenzione di ascoltarla.
Non mi piaceva affatto fare la statuina e
seppur piccola, odiavo ricevere ordini da qualcuno.
'Sono le buone maniere, Lily, quando crescerai mi ringrazierai.'
Erano queste le parole che mi ripeteva sempre la mia cara mamma, e che io puntualmente ignoravo ogni volta.
Non lo facevo apposta, qualche volta ci avevo anche provato, ma alla fine ero giunta alla conclusione che regole e buone maniere non facevano per me.
Affatto.

La verità era che niente di tutto quello faceva per me, assolutamente nulla.
Mi sentivo come intrappolata.
Intrappolata in un enorme castello di vetro, dove riuscivo a vedere tutto il mondo al di fuori ma senza riuscire a viverci.
Prima non era così, affatto.
Un tempo eravamo solo io e mia madre, ma questo era prima che lei si sposasse con John.
Il caro John Edward Clayton, capitano della Marina dell'isola di Tortuga, nonché mio patrigno.

Mia madre era completamente cambiata da quando aveva conosciuto lui.
Aveva perso quel suo quel suo spirito allegro e ribelle che la caratterizzava da sempre, e sapevo benissimo di non essere l'unica a pensarlo.
Mia nonna Rose diceva sempre che mia madre era completamente diversa rispetto a quando aveva la mia età, ovvero quando stava con mio padre.

Mio padre?
Lui non l'ho mai conosciuto, non c'era neanche quando sono nata.
L'unica cosa sapevo di lui e che è un pirata.
Il più grande pirata dei sette mari a detta di mia madre.
Per un tempo l'ho odiato, perché non riuscivo a concepire l'idea di come un uomo potesse abbandonare così la propria figlia,  senza neanche averla conosciuta.
Tuttavia più crescevo, più la curiosità di scoprire chi fosse aveva lentamente offuscato e cancellato l'odio provato per lui.
Facendo spazio solo alla voglia di conoscerlo.
Voglia che aumentò ancora di più quando finalmente mia madre si decise a dirmi la verità. 
Perché mio padre non mi aveva affatto  abbandonato.
Semplicemente lui non era neanche a conoscenza della mia esistenza.
E che lui, il grande Capitan Jack Sparrow, se solo mi avesse conosciuto mi avrebbe amato più di qualsiasi altra cosa.
Facile a dirsi, ma come potevo saperlo?
Considerando che lui era da qualche parte in mezzo all'oceano, mentre io ero lì,
bloccata in quella stupida isola.

Inutile dire che odiai mia madre, la odiai terribilmente per avermi nascosto la verità,
e la odio ancora oggi per non avermi detto il resto della storia.

ᴛʜᴇ ʙʟᴀᴄᴋ ʀᴏsᴇDove le storie prendono vita. Scoprilo ora