Blake.

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Blake, Blake, Blake.
Quel nome mi aveva perseguitato per tutto il pomeriggio.
A partire da quando gli Holmes erano arrivati sino alla sera.
Ero più che sicura di aver già sentito quel nome da qualche parte.
Però più ci pensavo, più non riuscivo a ricordarmi dove.
Avete presente quel momento in cui senti di avere la risposta sulla punta della lingua, ma nonostante questo proprio non ti esce?
Ecco.
Mi sentivo proprio così.

A distrarmi dai miei pensieri più che fruttuosi fu una voce femminile alle mie spalle.
Mi voltai quasi subito, incrociando lo sguardo di Luna.
Lei era una delle cameriere della villa, o per meglio dire la figlia di una delle cameriere, che aiutava di tanto in tanto quando c'era bisogno d'aiuto in caso di un occasione speciale.
E quel certo Blake aveva tutta l'aria di essere un'occasione più che speciale.
Avevamo più o meno la stessa età, anche se lei era un anno più grande di me.
Era una ragazza esattamente timida, ma nonostante questo sembrava carina tutto sommato.
Anche se aveva un non so che di strano, che mi portava ad essere ostile nei suoi confronti.

«Si?» le chiesi, concentrandomi su di lei.
«M-mi hanno detto di av-visarvi che la cena è p-pro-pronta.»
Mi disse, o per meglio dire balbettò, mentre il suo viso assumeva uno strano colorito rosso accesso, davvero troppo rosso.
Sbattei un paio di volte le palpebre guardandola, leggermente scettica per il suo comportamento.
«Grazie.» le risposi infine, ma la ragazza aveva già perso l'attenzione verso di me nel preciso istante in cui si era aperta la porta, lasciando entrare John seguito subito dopo dai nostri ospiti.
Finalmente erano tornati.
Pensai guardandoli.
Per quasi tutta la giornata da quando erano arrivati John era stato fuori con loro lasciando me e mia madre a sopportare la Signora Holmes e sua figlia Sophie.
Per l'amor di Dio, la Signora Holmes era una persona estremamente simpatica e come il marito davvero buffa, quindi per me non era stato certo un problema passare il tempo con lei.
Il vero problema era sua figlia.
Se marito e moglie erano estremamente gentili la figlia era tutto il contrario.
Non credevo di aver mai incontrato una persona tanto antipatica e viziata in vita mia.
Sospirai, alzando gli occhi al cielo al solo pensiero di dover sopportare quella ragazza altri cinque giorni.

***

La cena era iniziata da circa una quindicina di minuti e io già mi stavo annoiando a morte.
Cosa che però sembrava non star facendo il nostro "ospite d'onore" che per tutto quel tempo non aveva fatto altro che lanciare occhiate a Luna, che di tanto in tanto arrivava per versare altro vino o servire le portate.
Che schifo.
Pensai non potendo fare a meno di fare una smorfia guardandoli, cosa che però sembrò non sfuggire al ragazzo.

«Allora? Che cosa ne pensa Blake? Dite che
questo progetto potrebbe interessare a suo zio?»
«A dire il vero non lo so, Comandante.
Vede, mio zio John è molto difficile da convincere. Sopratutto quando si tratta di fare affari in posti come quest'isola
Disse le ultime parole con una certa punta di ribrezzo nella voce.
Cosa che fu capace di attirare completamente la mia attenzione.
«Perché?» chiesi, alzando lo sguardo su di lui.
«Cosa può mai avere quest'isola da far tanto ribrezzo per non poter essere oggetto dei vostri affari?» continuai, inclinando la testa di lato.
Andrew mi guardò.
Ero sicura che non si aspettasse affatto il mio intervento, come non se lo aspettava neanche John.
E avrei scommesso qualsiasi cosa che avrebbe solo desiderato uccidermi in quel momento.

«Non sto dicendo questo.»
«È proprio ciò che sembra però.»
Ribattei, evitando di incorniciare lo sguardo di mia madre.
In quelle situazioni faceva davvero paura.
«Sto solo dicendo..» continuò il moro, scuotendo impercettibilmente la testa.
«Che questo posto non è abbastanza.. avanzato, per quando mi riguarda.»
«Avanzato?» chiesi, inarcando un sopracciglio.
«Esatto, avanzato.»
Accennai una risata, scuotendo poi il capo.
«Ciò che dice non ha senso, affatto.»
«E chi dice che non ha senso? Tu? Ma davvero?»
Mi guardò un attimo, per poi scoppiare letteralmente a ridermi in faccia.
Inutile dire che in quel momento avrei voluto solamente strangolarlo con le mie mani.
Assottigliai lo sguardo, puntando i miei occhi castani nei suoi.
Aveva smesso di ridere, ma nonostante ciò continuava ad avere uno stupido ghigno stampato in faccia come a dirmi di aver vinto.
Certo, convinto lui.
«E invece lei chi sarebbe per dare giudizi invece?»
Esclamai, incordonando le braccia al petto.
«Di sicuro una persona molto più importante di quella davanti a me.»
«Ah si? Beh credo che a Londra diamo un po' troppa importanza ai bambini viziati, più di quanto debbano avere in realtà, se poi questo è il risultato.» dissi infine, assumendo lo stesso ghigno che aveva assunto il ragazzo poco prima.
E che in quel momento era completamente sparito dalla sua faccia.

ᴛʜᴇ ʙʟᴀᴄᴋ ʀᴏsᴇTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon