quattro

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FLASHBACK

Sento un ronzio lontano. Apro gli occhi, a primo impatto vedo tutto bianco ma piano piano la vista mi ritorna.
C'è Ema e subito gli sorrido, ma osservando meglio il suo viso noto che c'è qualcosa che non va.

Sposto lo sguardo sul mio braccio e noto che ho una flebo attaccata in vena.
Mi rendo conto solo adesso di essere in ospedale. Sposto lo sguardo sulla mia pancia, ma non è come prima. Adesso è piatta. Questo può voler dire soltanto una cosa: ho partorito!

Subito mi si illuminano gli occhi e inizio a piangere di gioia.
"Dov'è?" chiedo al mio ragazzo.
Inizia a piangere anche lui, ma le sue non sono lacrime di gioia.
"Amore..." dice ma non riesce a terminare la frase.
"Ha perso il bambino" dice infine un infermiere entrando e guardandomi triste.

Silenzio.

Mi stacco la flebo dal braccio, facendo uscire del sangue. Inizio a correre, scalza, con il camice ancora addosso.
L'unica cosa che sento sono i miei piedi nudi che sbattono sul pavimento freddo e noto che alcuni dottori si girano a guardarmi.
Non capisco più niente.

Arrivo davanti a una porta antipanico e la apro. Mi ritrovo su un terrazzo vuoto.
Siamo al quarto piano della struttura. Guardo giù. La mia vita, adesso è vuota, completamente. Non riesco a non pensare all'esile corpo defunto di mia figlia.

Non ha senso restare ancora qui. Devo prendere una decisione: mi butto o no?

Penso per pochi minuti, arrivo poi alla conclusione che non mi servirebbe a niente. Anzi, peggiorerei le cose. D'altra parte anche Ema ha perso sua figlia.

Torno dentro e il ragazzo in lacrime mi abbraccia e scoppiamo in un pianto disperato, mi bacia mentre i visi di entrambi vengono bagnati da gocce salate.

FINE FLASHBACK

Tutti i presenti mi guardano sorpresi, tutti tranne Ema. Scommetto che adesso si sente proprio come me.
Non riuscendo a reggermi in piedi mi siedo su uno dei divani.
"Hai controllato il diabete?" mi chiede il mio ragazzo. Io scuoto la testa e mi alzo per andare in bagno.

Appena finisco ritorno nella stanza di prima, tutti mi guardano.
"Comunque io sono Matteo" dice il ragazzo di Anna. Gli stringo la mano.
"Che succede, Sam?" mi chiede La ragazza.

Non mi sento ancora pronta per affrontare questo discorso con loro, abbiamo perso i rapporti, adesso è come se non ci conoscessimo. Ma devo dare loro una spiegazione della scenata che ho fatto prima.

Mi trema il labbro inferiore e subito inizio a sorridere. "Anni fa io ed Ema ci siamo messi insieme. Ci amavamo molto e un giorno scoprii di essere incinta. Non vedevamo l'ora di tenere in braccio la nostra futura figlia e di crescerla assieme, ma purtroppo un giorno l'ho persa" dico semplicemente, non entrando nei particolari.
Restano tutti in silenzio e io abbasso il capo.

Tedua cerca di abbracciarmi ma mi scosto subito, l'ultima cosa di cui adesso ho bisogno è un abbraccio.
Non voglio né la sua né la compassione degli altri, mi devo fare forza, ormai è passato. Alzo lo sguardo e noto che nello studio non c'eravamo solo noi, ma anche tutto il resto del gruppo che è rimasto immobile alla fine del mio discorso.

Fra gli sguardi di tutti noto soprattutto quello di Luca, che sembra quasi voglia piangere. Mi avvicino subito a Ema, che mi lascia un bacio in fronte e mi guarda con gli occhi lucidi.

Io sorrido subito dopo e mi ricompongo.
"Beh, perché siamo qui?" chiedo a tutti.

Sta canna non mi calma 2 |CAPO PLAZA|Where stories live. Discover now