// CHAPTER 2 //

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Quando il petalo di una rosa cade, di conseguenza cadono anche gli altri.
Quando una persona muore, di conseguenza la vita delle altre persone cambia.
Quando un cuore muore, di conseguenza la persona cambia.

Anno 2006.
I lampeggianti blu dell'ambulanza e delle forze dell'ordine coloravano la stanza lasciando ogni due secondi l'oscurità di una notte malata ed all'insegna della follia. La follia di un uomo dall'espressione taciturna e manipolatrice ormai spenta in un viso vuoto dagli occhi senza più lucentezza, chiusi in un tetro silenzio assai gratificante ed una donna piegata su sé stessa, agonizzante accanto al marito mentre un bambino con poco più di 10 anni chiedeva aiuto con le labbra serrate e gli occhi spalancati in due buchi neri. Il sangue sporcava il viso della donna agonizzante e singhiozzante mentre l'uomo morto con un buco in testa lasciava a quelle due ormai persone adulte una vita all'insegna del dolore e della morte stessa.
Un bambino che apriva le porte della maturità fin troppo precocemente ed una donna che apriva le porte di una vecchiaia in solitudine imminente, fu così che portarono via l'uomo in barella due uomini robusti vestiti di bianco e fu così che una donna si avvicino' al bambino ormai adulto chiedendogli la mano che lui non le porse. Lo sguardo del bambino, vuoto ed accusatorio prendeva in sé il dolore e la rabbia di una gioventù portata via, di una vita che non appariva più sua ma di una persona che non conosceva e di cui non ne sapeva l'esistenza fino a quel punto della sua vita.
Fu così che il piccolo non vide più la donna che lo aveva messo al mondo, dopo essere stato portato via su una volante degli agenti di polizia, mentre una donna al suo fianco con lo sguardo spaventato gli accarezzava i capelli cercando di calmare qualcuno che non aveva la più pallida idea di conoscere.

Anno 2018.
Yoongi ancora immerso nei suoi pensieri finì la sigaretta e la butto' al piano inferiore con disprezzo, rientro' nella sua stanza - nonostante lui non fosse di buon umore e nonostante non avesse minimamente voglia - e fece il letto, copri materasso, lenzuolo, piumone; una routine che ogni mattina ripeteva fino alla nausea. Dopodiché decise di scendere al piano terra dell'istituto e dopo essere giunto a destinazione si sedette sul marmo di una statua che rappresentava un enorme angelo, dalle ali folte e grandi, esso era il simbolo di quel luogo: House of Angels. Quello era il nome, il biondo lo trovava persino imbarazzante quel nome. Chi sarebbero stati gli angeli? I dottori o le persone che all'interno ci morivano lasciando i propri oggetti più cari e lasciando il vuoto nelle varie stanze?
"House of Lucifer" sarebbe stato il nome più che adatto di quell'edificio con tutte le urla ed i lamenti che all'interno si sentivano, che se non eri effettivamente pazzo, lo diventavi.
Prese un grosso respiro e con la nuca si appoggio' a quell'abito setoso scolpito sul marmo, alzando gli occhi verso un cielo che non gli apparteneva e che non riteneva suo. Fu a quel punto che avvenne il secondo contatto, dopo un leggero fruscio tra le foglie secche di un autunno superato.
Yoongi allineo' il suo sguardo freddo, frenetico ed astuto sul viso di un ragazzo decisamente magro, dai capelli chiari quasi quanto i suoi. Il ragazzo del suv.
Non ci furono parole, non ci fu niente da dire, prese posto accanto al più grande, osservando quella statua possente e dallo sguardo puntato verso il cielo esattamente come Yoongi poco prima.
Il ragazzo più piccolo, Jimin, aveva la pelle più abbronzata del più grande ma di poco, una corporatura minuta oltre alla magrezza del suo corpo, i capelli quasi biondo cenere, lo sguardo vuoto ma implorante nell'avere una vita migliore.
Da circa un'ora e mezza apparteneva a quell'edificio che non avrebbe lasciato per 367 giorni, un anno e due giorni. Assurdo come due giorni potessero fare la differenza.
Il più piccolo osservava un punto fisso davanti a sé, a quel punto, non aveva aperto le sue labbra e non aveva emesso nessun suono, nemmeno il respiro si sentiva e se non fosse stato per la condensa probabilmente Yoongi avrebbe pensato che fosse un morto.
Poi una voce roca, bassa e profonda fece quasi sobbalzare Jimin.
«Stronzate.» Sbotto' il più grande non spostando mai lo sguardo dalla corteccia dell'albero che stava osservando da qualche minuto, i pensieri di egli erano invasi dal motivo per cui un ragazzo simile si sarebbe potuto ridurre in un modo così osceno, c'erano vie più efficaci per migliorare il proprio corpo e quello di non mangiare gli sembrava effettivamente una stronzata, non che gli interessasse, ma voleva esprimere il proprio parere anche offendendo in parte il ragazzo accanto a sé. Non sentiva rimorso nei confronti di quest'ultimo, anzi, credeva effettivamente di avergli fatto un favore dicendogli con disprezzo quella parola al plurale, quel francesismo.
Jimin alzo' un sopracciglio dopo aver calmato parte del suo corpo ancora preso dallo spavento e fece risuonare la sua voce melodiosa come quella di una sirena per quel luogo isolato, capì al volo a cosa quello accanto a sé si stesse riferendo ma lui forse per il suo essere permaloso o forse solo perché voleva ribattere a tanto disprezzo rispose: «Le tue.»
Lui non conosceva Yoongi, lui non sapeva a cosa sarebbe andato incontro dopo quelle due semplici e corte parole.
Fu a quel punto che con un sorrisetto, il più grande ando' via soddisfatto per aver capito qualcosa in più riguardo al biondo cenere senza sapere nemmeno il suo nome. Trovava più appagante una conversazione sconosciuta che una in cui le maschere cedevano alla tentazione di conoscersi più profondamente.
Le maschere danno all'uomo la possibilità di conoscere parti dell'inconscio che cerchiamo mentalmente di omettere, di sfregiare con le nostre parole, con le nostre azioni. Le maschere sono momentanee, sono usa e getta. Dopo un po' risultano banali e scontate, un po' come giocare a tris. Entrambi gli sfidanti sanno che mettendo il proprio simbolo ai lati del quadrato grigliato, avranno più possibilità di fregare l'altro e così sta tutto nella fortuna di chi comincia.
La maschera iniziale era quella che Yoongi voleva che vedesse il giovane, come faceva con ogni nuovo arrivato.
Lui si divertiva, ma quello che lo appagava maggiormente era il fatto che l'altro fosse preso alla sprovvista.

Ma neanche lui sapeva che quella volta, il ragazzo con cui aveva avuto l'ultimo contatto, sarebbe stato anche l'ultimo che lo avrebbe appagato.

| Complicity | Yoonmin |Where stories live. Discover now